3 domande (e 6 risposte) sulla Milano-Sanremo 2021

Il 20 marzo si è disputata la 112^ edizione della Milano-Sanremo, una delle cinque Classiche Monumento del ciclismo su strada. La Classicissima è stata vinta a sorpresa da Jasper Stuyven, 29enne belga della Trek-Segafredo che con un’azione in contropiede a 2km dal termine si è staccato dal gruppetto di velocisti e finisseur che si era formato sulla salita finale del Poggio e si è aggiudicato la prima Monumento della sua carriera, rimpinguando un palmarès di tutto rispetto tra cui figurano una tappa alla Vuelta, un 4° alla Paris-Roubaix e la Omloop Het Nieuwsblad dello scorso anno. Alle sue spalle Caleb Ewan e Wout van Aert, uno dei tre grandi favoriti della vigilia assieme a Mathieu van der Poel (5° al traguardo) e Julian Alaphilippe (16°). Un’edizione con finale a sorpresa, che si può descrivere con una statistica curiosa: per la prima volta in cui i tre corridori citati sono al via di una corsa, nessuno di loro ha alzato le braccia al cielo al traguardo. Per cercare di capirla meglio, ci siamo fatti tre macro-domande sullo svolgimento della corsa e sui suoi possibili strascichi, e ci siamo anche dati delle risposte.


Innanzitutto, che Milano-Sanremo è stata? Lo sviluppo della corsa è coinciso con le aspettative, almeno le vostre?
Gianluca Losito: Mi aspettavo una corsa tattica e così è stato, anche se declinata con i paradigmi di questa generazione di ciclisti indiavolati. È stata la terza Milano-Sanremo più veloce di sempre, dopo quelle del 1990 e del 2006, corsa a 45,064 km/h: il Poggio è stato scalato il 5’52”, a sei secondi dal record di Jalabert e Fondriest, fatto segnare a 5’46” nel 1995. Nonostante ciò, nessuno è riuscito a fare la differenza sull’ultima salita: ci ha provato Alaphilippe, subito recuperato da un van der Poel a pieni giri; un mezzo tentativo l’ha fatto Kwiatkowski, per poi lasciare spazio all’azione decisiva di Stuyven. Come immaginavo alla vigilia, si sono un po’ guardati, ancor di più per via della sorprendente presenza (e una gamba particolarmente frizzantina) di Ewan, ma l’hanno fatto a ritmi vertiginosi.

Marco Baldassarre: Lo sviluppo della Sanremo raramente cambia: è la gara più lunga, la più noiosa dell’intero calendario fino a che non si entra nell’ultima ora di corsa, che di solito la trasforma all’improvviso nella gara più entusiasmante di tutte. Anche quest’anno lo schema fuga-inseguimento è stato il solito, quello che è mancato sono stati probabilmente un po’ di attacchi tra i tre capi e la Cipressa, un po’ a causa dell’altissima velocità media e un po’ perchè secondo me la presenza di Van Aert e Van Der Poel impaurisce e scoraggia gli avversari (situazione tattica che potremmo, spero di no, rivedere spesso quest’anno quando saranno presenti i due). L’unico vero attacco è stato quello di Alaphilippe a 6.5km dal traguardo, oltre ovviamente al contropiede di Stuyven in fondo al Poggio: un po’ poco, rispetto alle aspettative che una classica monumento naturalmente crea.

Qual è stata la prestazione più sorprendente della corsa, che sia in positivo o in negativo?

Marco Baldassarre: Ovviamente Jasper Stuyven merita gli onori della cronaca: corridore eccezionale in tutte le classiche, già vincitore di una epica Omloop l’anno scorso e piazzato tre volte in top10 tra Roubaix e Fiandre, è chiaramente all’apice della propria carriera e bisognerà inserirlo tra i super favoriti in tutte le gare che vedremo da oggi fino all’Amstel. Ma l’altro protagonista assoluto della gara è stato Caleb Ewan: l’unico tra i velocisti puri in grado di tenere le ruote dei primissimi sul Poggio, e anzi dava l’impressione di voler stare, spesso, in testa. Tanto che a questo punto la domanda è: è giusto definirlo ancora un velocista puro? Ha già vinto uno Schelderprijs, una Classica di Almeria, una Cyclassic Hamburg: può vincere qualcosa di ancora più grande a livello di classiche? In un clamoroso déjà-vu su via Roma, ha vissuto lo stesso identico arrivo tre anni dopo e pure non può avere niente da recriminare: partisse prima, arriverebbe sfinito al traguardo, e un po’ dopo non avrebbe alcuna speranza di recuperare. Gamba perfetta, condizione fisica ottimale, sprint impostato perfettamente, chiaramente è il più forte di tutti in questa gara. Chissà se il suo destino sarà di vincerla, un giorno, o di rimanerne solo il vincitore morale.
Tra le note positive: Alex Aranburu si dimostra sempre più solido, andando a centrare un altro settimo posto dopo quello dell’anno scorso. La Sanremo è una gara molto adatta allo spagnolo, che ne sarà sicuramente protagonista anche nei prossimi anni. Tra le fila della BORA, Peter Sagan era un’incognita vista la scarsa preparazione, ed un quarto posto significa che invece è già in gran forma, cosa che ci fa ben sperare in un suo ritorno ai livelli di due anni fa in vista delle prossime classiche; interessante anche la presenza di Pascal Ackermann nel secondo gruppo: il tedesco era alla sua prima monumento e sicuramente non resterà l’unica. Sulla scia della grande stagione 2020, il danese Kragh Andersen ha sfoggiato una prestazione inaspettata (alla Parigi-Nizza si era ritirato dopo la crono), diventando di fatto decisivo per la vittoria di Stuyven che senza la sua trainata nel chilometro finale probabilmente non sarebbe stato in grado di resistere al rientro degli inseguitori: da tenere d’occhio in tutte le classiche quest’anno, e soprattutto al Fiandre! Grande sorpresa Anthony Turgis: già quarto al Fiandre l’anno scorso, il francese è rimasto col primo gruppo fino alla fine, entrando anche in top10. Anche per lui, cerchio rosso sul calendario per tutta la settimana che va dal 28 marzo al 4 aprile. Ancora più sorprendente lo spagnolo Gonzalo Serrano: non giovanissimo, ma all’esordio nel World Tour quest’anno, ed alla prima classica monumento in carriera; schierato come gregario di Cortina, è riuscito a rimanere col capitano fino alla fine, ed anzi aveva più gamba di lui visto che nello sprint del secondo gruppo gli è arrivato davanti.
Tra gli atleti deludenti sicuramente i velocisti Viviani e Gaviria, che danno probabilmente l’addio definitivo alle speranze di vincere una monumento (delusione soprattutto per l’italiano che aveva speso, tra il 2017 e il 2019, due anni della sua carriera ad inseguire l’obiettivo). Anche da Ballerini e Formolo mi sarei aspettato qualcosa in più; Alberto Bettiol è stato fermato dai crampi, il suo conto con la Sanremo resta ancora in rosso. Piccola delusione da Philippe Gilbert, che inseguendo il suo strive for five era all’ultima occasione, probabilmente: certo l’obiettivo era complicatissimo, ma mi sarei aspettato di vederlo, come l’anno scorso, almeno nel primo gruppo e invece di fatto il campionissimo belga non si è mai visto.

Gianluca Losito: Detto già dei primi due, voglio concentrarmi su due corridori in particolare, ma con una premessa: credo che van der Poel abbia sbagliato la volata, è partito un po’ troppo indietro e poi non è riuscito a lanciarsi al meglio; riavvolgendo il nastro, anche sullo scatto di Alaphilippe sul Poggio la sua posizione non era delle migliori, per cui ha dovuto fare un lavoro extra per riportarsi sul campione del mondo. Nonostante ciò, non considero la sua una prestazione complessivamente negativa. Di certo deve imparare a calibrarsi perché, come diceva il celebre spot, la potenza è nulla senza il controllo.
La prima menzione la merita Peter Sagan. Dopo il travaglio Covid, un 4º posto in un parterre d’eccellenza non era una cosa esattamente banale. Dopo un 2020 complicato, una sua stagione da vero Sagan aggiungerebbe ulteriore pepe ad un’annata che promette scintille.
Il secondo nome che voglio fare è quello di Andrii Ponomar, classe 2002 alla prima stagione da pro che ha firmato con la Androni solo un mese fa: ha sostituito in extremis Pellaud e, alla sua prima corsa nei grandi, si è classificato 83º a 3 minuti dal vincitore, mettendosi dietro colleghi come Kristoff e Bettiol. Specialista a cronometro, tuttavia corridore completo, potrebbe essere l’ennesima grande intuizione di Gianni Savio.

Quali segnali ha lasciato la corsa in vista delle classiche del prossimo mese?
Gianluca Losito: Come già detto, un Sagan a questo livello potrebbe dire la sua anche tra Belgio e Francia. Nonostante l’influenza, si è visto un buon Ganna, soprattutto quando ha tirato il gruppo sul Poggio; lui si è giustamente lamentato delle pretese esagerate nei suoi confronti (a maggior ragione se si pensa che non era il capitano designato), ma lungo tutta la corsa ha provato la gamba per le prossime settimane, specie per la Parigi-Roubaix dell’11 aprile. I pesci più grossi stanno cavalcando il picco di forma iniziato alla Tirreno-Adriatico e che nelle loro migliori speranze dovrebbe esaurirsi alla Liegi-Bastogne-Liegi, fissata al 25 aprile: trovo difficile pensare che tutti riescano a fare tutte le corse a tutta (perdonate il calembour), ma con questi fuoriclasse non ci si smette mai di sorprendere.

Marco Baldassarre: E’ difficile prevedere lo scenario che troveremo da qui ad un mese. La settimana Fiandre-Roubaix è al centro assoluto della stagione di tantissimi corridori, e la Sanremo è di solito una gara molto diversa sia per caratteristiche che per posizionamento in calendario. Se guardiamo l’ordine di arrivo di quest’anno, però, scopriamo che l’intero primo gruppo (diciassette atleti, con l’esclusione probabilmente del solo Ewan) vede ragazzi che saranno assoluti protagonisti, tra pietre, muri ed Ardenne, nelle prossime cinque settimane.

A cura di Gianluca Losito e Marco Baldassarre

Condividici

Commenta



Copyright 2018 Crampi Sportivi © All Rights Reserved