La gara inaugurale australiana è spesso fuorviante per capire i valori in campo sia delle scuderie che dei piloti, perciò, direttamente da Il divano di Crampi (gruppo facebook in cui dovreste iscrivervi da qui), abbiamo provato a ragionare su 5+1 temi chiave della stagione di Formula 1 andando oltre alle avvisaglie del primo gran premio.
Netflix e la F1 hanno prodotto la serie molto apprezzata “Drive to survive” incentrata sulla passata annata del paddock, Ocon è rimasto appiedato, Leclerc è approdato in Ferrari, Hamilton ha nuovi sfidanti e finalmente si è tornati ad avere un pilota italiano in griglia.
Nell’articolo si affrontano alcune di queste situazioni e anche altre tramite una chiacchierata virtuale con Roberto Gennari, Monia Bracciali, Antonio Romagnoli e Giacomo Manini.
Prendetevi una birra, un caffè, una tisana o quello che volete e incominciamo.
- Tanti rookie e cambi di scuderia, da quale team e quale pilota vi aspettate una grande stagione? E perché?
ROBERTO: Detta così sembra una frase molto estrema, ma per Vettel potrebbe essere già una stagione da “dentro-o-fuori”. I suoi 32 anni lo rendono pilota maturo, l’esperienza è già di lungo corso e l’ombra degli scalpitanti giovani comincia a incombere su di lui. Per cui è logico pensare che darà tutto per disputare un grande mondiale.
Sono intrigato e curioso dalle potenzialità delle seconde guide dei top team: mi piace pensare che potremo aspettarci un ottimo mondiale da Bottas (e va beh), ma anche da Leclerc e Gasly. Resto convinto che Ricciardo meriti un po’ meglio di quello che è la Renault oggi, ma la Formula 1 è fatta di treni presi e persi, e non sono sicurissimo che Daniel si sia giocato al meglio quanto ha avuto finora. Infine, ripensando a quel che è stato il suo passato, vedere la Williams arrancare in questo modo fa davvero male al cuore.
MONIA: In primis Vettel. Deve dimostrare una maturità che non ha mai raggiunto, al contrario di Hamilton. Non solo: deve anche convincere di essere un uomo da Mondiale con la Ferrari. Non è solo una questione di come soppesare le pressioni che vengono dall’ambiente, è anche mettere la vettura prima di se stessi. A Maranello solo così diventi iridato ed è una caratteristica che un pilota difficilmente concepisce e capisce, perchè non c’entra nulla con la vocazione del driver nel motorsport.
Come team, invece, mi aspetto tanto dalla Renault; ha due piloti bravissimi, sul cui talento c’è poco da dire. Tuttavia, hanno una scuderia in grado di far tesoro della loro esperienza? Altro quesito, quanto sta investendo Renault nello sviluppo in F1? Non è ancora molto chiaro, visto il potenziale budget. Il primo Gp dell’anno è stato al di sotto delle aspettative a causa di problemi di affidabilità. La scuderia è ormai rientrata da anni in F1, ma progressi se ne sono visti pochi. Non dovesse raggiungere il quarto posto agevolmemte, credo che il primo a saltare a fine stagione sarà proprio il team principal Abiteboul.
ANTONIO: Sicuramente il binomio Alfa Romeo – Raikkonen potrebbe essere la grande sorpresa nel mondiale-degli-altri. Ricciardo avrà psicologicamente vita dura, sia perché vedere la sua ex scuderia lottare coi primi sarà parecchio frustrante, sia perché il risultato nel confronto con Hulkenberg non è scontato.
Leclerc potrebbe essere o la sveglia o il becchino per la carriera di Sebastian Vettel, mentre si prevede un Gasly che difficilmente riuscirà a star dietro al suo compagno di squadra. Per quanto riguarda i team, Mercedes deve fare attenzione alla Red Bull motorizzata Honda, ma anche e soprattutto alla Ferrari: il gap finale dell’Australia – e non per incauto ottimismo – è davvero poco veritiero.
GIACOMO: Mi aspetto una buona stagione da Lando Norris, pilota dal talento cristallino e con grande capacità d’apprendimento. E’ sempre al primo anno in F1 con una macchina mediocre e un compagno non facile da battere, però lo vedo bene. Mi aspetto un motore Honda migliore di quello che si potrebbe pensare e quindi vedo la RedBull più combattiva con la Mercedes rispetto alla scorsa stagione. Leclerc, Gasly e Ricciardo potrano avere problemi, invece, per il primo, quasi basterebbe una vittoria per valutare positivamente l’annata. Per il secondo i compiti son ben chiari “porta punti al campionato, non dare fastidio a Max, finisci più gare possibili, ma soprattutto non dare fastidio a Max!” L’australiano in Renault sarà da seguire anche per vedere il difficile raffronto con una monoposto che sembra ambire a poco nella sfida con Hulkemberg.
- Lewis Hamilton chi deve temere maggiormente in questa stagione?
ROBERTO: Il Sebastian Vettel visto l’anno scorso ha dato a tratti la sensazione di potersela giocare con l’inglese al volante della Mercedes, salvo poi sciupare un po’ tutto con le proprie mani. Va detto che Bottas sembra aver terminato l’apprendistato in Mercedes, e questo potrebbe essere un fattore anche più importante in ottica mondiale piloti, visto che Hamilton in passato ha già avuto qualche problemino coi compagni di squadra veloci (chiedere a Fernando Alonso e a Nico Rosberg per delucidazioni).
Sarei, anzi sono, meno fiducioso nei confronti di Verstappen, per il semplice motivo che è pilota velocissimo ma anche estremamente incostante ed irruento, che poi sono due cose che in chiave mondiale piloti si pagano. Si metta a verbale che il GP d’Australia non conta più di tanto a livello di indicazioni per il mondiale, comunque.

MONIA: Banale da dire, ma vero è che molto dipenderà dalle vetture concorrenti. A livello tecnico, direi Vettel; su quello caratteriale Verstappen. In sostanza, nessuno. Mi spiego meglio: Vettel semplicemente perchè la Ferrari è la prima antagonista della Mercedes in un Mondiale che molto probabilmente lo decideranno anche quest’anno i centesimi e i dettagli. Inoltre il tedesco non ripeterà l’atteggiamento a sangue caldissimo dell’anno scorso.
Verstappen quando la Red Bull è settata bene nei circuiti a suo agio, non si pone limiti e scrupoli, nemmeno quando è costretto a gestire la gara, fosse anche una vittoria prenotata. Tuttavia, Hamilton ha raggiunto una potenza e una mentalità tale, che pure quando è in giornata storta, raccoglie il miglior risultato possibile ed è quasi sempre un podio. Ragion per cui, alla fin fine, non può temere nessuno.
ANTONIO: Per quanto Bottas abbia disputato una grande gara, il distacco con Hamilton – causa strategia sbagliata e danni al fondo – è da prendere con le pinze. Realisticamente, a meno di inaspettate delusioni progettistiche, il pacchetto di mischia per il mondiale piloti sarà formato dall’inglese assieme a Verstappen e alle due punte della Ferrari. Sperando che Vettel non naufraghi definitivamente.
GIACOMO: Bottas sicuramente cercherà di essere più competitivo per disputare una stagione di assoluto livello e riconfermarsi in Mercedes o trovare un altro sedile, anche perché Ocon freme. Detto ciò però non possiamo sottovalutare l’enorme gap di talento ed esperienza che c’è con Hamilton, dunque Verstappen e Vettel sono i due incaricati a detronare Lewis.
Chi dei due ha più chance è difficile da dire perché dipenderà molto dal motore Honda e dall’affidabilità della RedBull per il primo, e molto dalla costanza di rendimento su tutte le piste e la velocità della monoposto per il secondo. La mia sensazione è che l’olandese sarà presente nelle zone alte per l’intera stagione.
- Alonso è stato fatto fuori, poi Arrivabene e Raikkonen, passando per progettisti e ingegneri. Tante rivoluzioni in Ferrari, ma “zeru tituli”. Che idea vi siete fatti di questi anni bui della rossa?

ROBERTO: Sono abbastanza “vecchio” da ricordare distintamente l’anno della F92A, per cui a dire il vero considero come “anni bui” il periodo che va dal mondiale perso da Alain Prost nel 1990 a Suzuka, all’arrivo di Schumacher nel 1996. Detto questo, è evidente che questa serie di vicecampioni del mondo vada in qualche modo interrotta, con le buone o con le cattive.
Dal mondiale di Kimi Raikkonen del 2007 – su cui un giorno ci verrà svelata la verità – la scuderia di Maranello ha annoverato ben SEI secondi posti nel mondiale piloti, di cui tre sul filo di lana. Se guardiamo bene, in effetti, la situazione si complica ogni anno di più dal punto di vista psicologico: è difficile spiegare ad un pilota al volante della Rossa che la pressione aumenta anche perché sono dodici anni che non si vince il mondiale, senza farglielo pesare. Si rischia il vicolo cieco psicologico e sinceramente i segni si sono visti un po’ anche l’anno scorso.
MONIA: Intanto dico che non sono stati anni completamente bui. Sarà la sindrome del bicchiere mezzo pieno, ma almeno negli ultimi due ho rivisto tante idee, dettagli nell’aerodinamica, ma in generale in ogni particolare della vettura, davvero brillanti, nuovi, ragionati. Secondo me è mancato il tempismo negli aggiornamenti, sempre apportati nel momento sbagliato o troppo presto o con l’acqua alla gola e con tanti rischi. E’ mancato equilibrio perchè lo ha sottratto una Mercedes perfetta.
Spezzo però una lancia a favore della Rossa: quando da Singapore in poi, la stagione scorsa, vietarono le batterie in combo perchè (forse) non regolari, la vettura ha perso tutto il grande margine di vantaggio di potenza su Mercedes. Per vincere, cinico da dire, ci vuole che tutto fili liscio anche nei rapporti con la Federazione.
ANTONIO: All’interno della scuderia i problemi sembrano essere essenzialmente due: il primo è che corrono voci circa malumori decennali all’interno della GES e, anche se non ci è dato saperne i motivi, sembrerebbe credibile viste la tendenza della macchina a partire bene (escludendo annate particolarmente negative come 2009 e 2014) ma subire poi il non corretto sviluppo nel corso dell’anno.
Quello che invece appare evidente ai più, è la gestione dei piloti: impostata su una filosofia completamente fallimentare, e l’ordine di scuderia dato a Leclerc in Australia, seppur giustificato dalle circostanze, suona come un inquietante campanello d’allarme. Insomma, se Arrivabene fu clamorosamente cieco nel delicato caso Raikkonen dell’anno scorso, Binotto deve stare attento a non seguirne il triste epilogo in F1.
GIACOMO: Concordo pienamente con quanto detto da Antonio! Chiaramente Arrivabene, Alonso, Vettel e strateghi di gara, hanno quote di responsabilità, ma sono palesemente quote di minoranza. La Ferrari non è riuscita a gestire i vari cambi di regolamento, fornendo spesso macchine con punti di forza notevoli e punti deboli altrettanto evidenti. Il difficile equilibrio tra velocità e affidabilità non sempre è stato raggiunto e in più bisogna riconoscere gli enormi meriti di RedBull prima e Mercedes poi (perché sì ci sono anche gli avversari nonostante troppo spesso vediamo la F1 come ferraricentrica).
- Uno dei problemi dell’attuale F1 è la mancanza di competizione tra i 3 top team e tutti gli altri, questo sta rendendo la F1 più noiosa? Come si può ovviare a questo?
ROBERTO: Questa cosa è sempre un po’ successa, perché ovviamente negli sport motoristici è il budget a fare la differenza tra un top team e una scuderia di seconda fascia. E ovviamente è piuttosto complesso inserire un “tetto di spesa” se non nelle parti in cui si è già intervenuti.
Probabilmente si potrebbe provare ad applicare il sistema di attribuzione punti in voga nel motomondiale: se un team va a punti ha una maggior visibilità e avere più visibilità significa attirare più sponsor. Anche dare la possibilità di poter creare dei “team satellite”, sempre sulla scia della MotoGP, potrebbe aiutare alcuni piloti ad avere visibilità e le scuderie ad essere competitive con budget più ridotti (anche se diversamente già succede). Ma sono tuttavia sicuro che queste cose potrebbero dare dei piccoli miglioramenti, non portare ad uno sconvolgimento.
MONIA: A parte in certi circuiti – Sochi, Baku e Abu Dhahi – non trovo sia noiosa. In “Drive to survive” documentario di Netflix relativo al Mondiale F1 scorso, c’è talmente tanta battaglia senza scrupoli dalla quarta posizione costruttori fino al punto risicato, che anche in pista i duelli sono emozionanti.
Per il resto vorrei meno limitazione nelle power unit. Non credo che aumentare la senescenza abbia tagliato i costi, anzi, per rendere più resistenti le componenti servono grossi investimenti nello sviluppo. Altra cosa: meno simulatori, meno prove su nastro e un ritorno ai test sui circuiti.
ANTONIO: In uno sport la cui filosofia è quella della ricerca della prestazione pura, è abastanza normale che accada quel che vediamo a causa delle differenze di budget. Del resto, al momento non si intravedono alternative e se qualcuno volesse guardare un campionato monomarca esiste già la F2. A parere di chi scrive, il problema è in gran parte colpa di McLaren e Williams, due grandi team con mezzi e soldi per stare al passo con i primi o, perlomeno, stare in quella zona d’ombra che è il gap tra i top team e gli altri e che, invece, sono diventati lo zimbello del circus.
GIACOMO: Anche in questo caso mi sento di sottoscrivere in toto le parole di Antonio. Se si vuole l’imprevedibilità si può guardare tranquillamente la roulette o i giochi d’azzardo, se si vuole l’equilibrio ci sono F2 e tanti tanti sport, leghe, categorie che lo offrono. Juventus e Cagliari solo sulla carta fanno lo stesso campionato ad armi pari, in realtà per fatturato, dimensioni societarie, bacino d’utenza, sono due mondi diversi e non è un pareggio ogni tanto a renderle equilibrate.
In F1 mancano all’appello Williams, Mclaren e in parte anche Renault, scuderie che potrebbero rendere la middle class più vicina ai top team e portare equilibrio e vivacità; ma comunque la F1 con queste regole sarà sempre così divisa in due/tre tronconi. E non per forza è un male. Essendo la ricerca della velocità e il progresso tecnologico dei capisaldi del motorsport al massimo livello, è normale che il budget determini molto.
- Il punto extra assegnato a chi fa il giro veloce in gara può incidere davvero? Vi piace?
ROBERTO: Io sono a favore di tutto quello che può sparigliare le carte, quindi ben venga il punto extra all’autore del giro veloce. In fondo è uno sport di velocità, per cui premiare chi ha fatto meglio nel giro “secco” è un’idea simpatica. Non credo che porterà sconvolgimenti, ma magari qualche punto in più a piloti che si esibiscono in mega-rimonte può essere un piccolo miglioramento anche per quanto riguarda la lotta per il titolo iridato. Niente di sconvolgente, comunque, quindi sì l’idea mi piace, però no, alla lunga non credo che sposterà troppo gli equilibri.
MONIA: La novità mi piace moltissimo perchè ben ponderata con la condizione che il punto vale solo se si è piazzati tra i primi dieci. Altrimenti avremmo assistito a pit stop finalizzati solo al giro fucsia e in quel caso non sarebbe stato affatto incisivo e nemmeno spettacolare.
ANTONIO: Non una novità per la F1, anche se questa regola durò una manciata di anni. Sembra più un gettare fumo negli occhi per coprire i veri problemi di questo sport, in più avrebbe effetto solo nel caso di un mondiale tirato fino all’ultima gara. Se si vuole più spettacolo servono piste vere, servono motori sempre al limite e un nuovo regolamento sulle gomme, il resto sono chiacchiere.
GIACOMO: Giuro che non è per mancanza di voglia che “copio” le risposte ad Antonio, ma è per vera compatibilità di idee. <<Se si vuole più spettacolo servono piste vere, servono motori sempre al limite e un nuovo regolamento sulle gomme, il resto sono chiacchiere >>. Detto ciò, per me non può far male ed è un tentativo che ci sta riproporre. Temo però che team di medio/bassolivello sfrutteranno questa regola per fare un pit stop in più negli ultimi giri e prendersi il punto bonus con un giro alla massima potenza, cosa che raramente potranno fare i piloti dei top team in quanto una sosta in più costerebbe punti.
Il fatto che il punto bonus vale solo nei top 10 mi sembra un palliativo, non so quanto funzionerà. A fine anno potremo fare una valutazione di questa nuova introduzione, intanto è bene ricordare che così, ad esempio, nel 2008 avrebbe vinto Massa e non Hamilton, lacrimuccia doverosa…
- Bonus: Finalmente abbiamo di nuovo un pilota italiano in griglia, cosa è lecito aspettarsi da Giovinazzi?
A 00;48 viene chiesto ai due piloti dell’Alfa Romeo Racing cosa vedono nel logo dell’Alfa, Giovinazzi risponde: “molto storia, un brand italiano, sono molto orgoglioso di correre con loro quest’anno” mentre Raikkonen risponde: “un serpente, una croce e ovviamente la scritta Alfa Romeo”. La domanda non è chi è, neanche perché, ma come si può non amare Iceman?
ROBERTO: Di Giovinazzi è logico e necessario aspettarsi tutto il bene, ha un pilota che gli può fare da chioccia e il talento per fare bene. Ovvio che l’Alfa Romeo è un piccolo punto interrogativo – la Sauber dello scorso anno non piazzò mai un pilota nei primi cinque – a parte avere la livrea più bella del Circus insieme alla Haas. Io personalmente sarò felicissimo anche solo nel vederlo a punti: dal sesto posto di Tonio Liuzzi al GP di Corea del 2010 è passata una vita ed è davvero l’ora di interrompere questo digiuno.
MONIA: Godrà delle indicazioni che Raikkonen darà come tester e primo pilota dell’Alfa Romeo Racing. Da questo punto di vista Kimi è collaborativo col team, ma non credo che il dialogo tra i due sia scintillante. Per un pilota inesperto come Giovinazzi è un peccato. Le migliori cose da lui me le aspetto dopo il rodaggio di quest’anno.
ANTONIO: Al di là della vomitevole retorica patriottica da salotto di Fabio Fazio, vedere un pilota italiano a bordo di una Alfa Romeo ha sicuramente un che di romantico. Non avrà vita facile con Raikkonen perché si sa, quando vodkaman decide di andare veloce, nonostante l’età, sa farlo eccome. Per il resto sembra un pilota in vecchio stile F1, che ha fatto tutta la gavetta e a cui, per arrivare dove sta, non è stato regalato nulla da nessuno. All’interno di un team così in crescita, poi si può ben sperare in un futuro roseo.
GIACOMO: Spero vivamente che un rapper americano abbia queste barre nel suo repertorio. Difficilmente al primo anno in F1 batterà Kimi, un pilota super esperto, veloce e molto bravo nel “settare” la monoposto. Da Giovinazzi ci possiamo aspettare punti nel mondiale, alti e bassi sia in qualifica che in gara, quindi non sarà migliore del finlandese dopo 2 risultati in fila di livello e non sarà un brocco in caso di due errori consecutivi.
Ci vuole calma (e sangue freddo) e pazienza perché è un pilota di tutto rispetto senza un talento impressionante, ma con buona dose di sacrificio, buon tester e volontà di migliorarsi. Non mi sembra un pilota che corre con il sangue agli occhi, con i pro e i contro che ne derivano, mi sembra un ragazzo con la testa sulle spalle e gioia nell’essere un pilota F1. La macchina che ha a disposizione sembrerebbe buona e quindi si fa il tifo per lui dal divano di Crampi e ci si aspettano suoi miglioramenti nel corso dei mesi.

Lo sport raccontato dal divano, Zidane e Rodman a cena dal Professor Heidegger.