Il calcio non vi basta più, magari vi ha anche un po’ annoiato e siete alla ricerca di qualcosa di nuovo? Vi affascina il mondo americano, quello del tetto salariale, dei college che sfornano i campioni del domani e delle strutture all’avanguardia (sì, un po’ come i nostri stadi…), ma vi siete fermati alla NBA perché seguivate già il basket nostrano? Però avete visto “Ogni maledetta domenica” col famoso discorso di Al Pacino e ogni serie tv statunitense che guardate ha un riferimento a questo strano sport con la palla ovale come il rugby ma dove un giocatore (spoiler: il quarterback) può lanciare la palla in avanti? Bene, allora siete capitati nel posto giusto e al momento giusto, o quasi. La stagione che terminerà con il Superbowl, la finalissima più seguita al mondo che si terrà il 2 febbraio 2020 a Miami, sta per entrare nell’ottava giornata, praticamente a metà regular season. Scommetto che se iniziate a guardarlo non smettete più?
Io intanto vi butto là otto buoni motivi per seguire questo sport in generale e la stagione attuale in particolare. Pronti? Via!
– Patrick Mahomes e i Kansas City Chiefs
La squadra del Missouri (ebbene sì, Kansas City non è in Kansas) sembra essere l’unica alternativa credibile al superpotere dei New England Patriots (vi dicono niente?) nella American Football Conference, uno di due macro-raggruppamenti in cui sono divise le 32 squadre della lega. Cinque vittorie e due sconfitte è il bottino dei Chiefs finora, con la conferma del talento cristallino del quarterback Patrick Mahomes, appena al secondo anno tra i pro e con un cannone al posto del braccio destro. Finora è stato proprio lui il miglior QB della Lega per yard lanciate, anche nelle situazioni più spinose, ma dovrà star fuori almeno tre giornate per infortunio. Riusciranno i Chiefs a rimanere in testa alla propria division senza il proprio QB titolare e a sovvertire le gerarchie degli ultimi anni spodestando i Patriots nella corsa al Superbowl? Scopriamolo insieme: certo è che se continueranno a produrre giocate come questa qua sotto, impossible is nothing.
– Tom Brady e i favoritissimi Patriots
Eccoli, quelli da battere e difatti ancora imbattuti mentre scrivo. In ogni sport e a ogni latitudine ci sono squadre che creano dinastie: rimanendo in America e passando alla palla a spicchi, pensiamo ai Warriors dei giorni nostri, ai Lakers di Bryant e Shaq o ai Bulls di Jordan prima. La franchigia del New England ormai è una costante da quando un ragazzino di nome Tom Brady fu selezionato al draft del 2000 con la 199a scelta assoluta (pensate un po’). Ora quel giovanotto ha 42 anni e ha vinto sei titoli, l’ultimo la stagione scorsa, ma ha ancora voglia di stupire. In panchina, il santone dei coach Bill Belichick e intorno a Brady una linea offensiva in grado di proteggerlo dai difensori avversari, una difesa di ferro e un attacco temibile nonostante il fortissimo quanto ingestibile ricevitore Antonio Brown sia stato licenziato dopo un solo match per problemi con la giustizia. Insomma, favoritissimi e assolutamente da vedere per capire come si vince nel football.


– Bears-Packers e altre rivalità mitiche
Avete mai visto “La vita secondo Jim”? Il protagonista interpretato da Jim Belushi è un tifoso accanito dei Chicago Bears e nella serie non mancano riferimenti ai “cugini” di Green Bay. Questa è la rivalità con più partite disputate nella Nfl e a rendere ancor più mitica questa sfida dal sapore antico ci si mettono anche gli stadi di Bears e Packers, tra i più storici e iconici della lega, oltre alle temperature spesso estremamente rigide che trasformano i match in vere e proprie battaglie. Le rivalità più sentite sono quasi sempre tra squadre della stessa division (i gironi della NFL), dato che ogni stagione si affrontano almeno due volte. Tra le altre, meritano menzione quella tra Pittsburgh Steelers e Baltimore Ravens, tra New York Giants e Philadelphia Eagles e quella di queste due squadre (mettiamoci pure i Washington Redskins) con i Dallas Cowboys, la società sportiva più ricca al mondo secondo Forbes e con tantissimi fan sparsi in giro per gli States, non solo in Texas. Come in ogni sport, un po’ di sana rivalità aggiunge quel pizzico di pepe che fa entusiasmare tifosi e appassionati per cui, se vi capita, non perdetevi una di queste sfide!

– Odell Beckham Jr. a Cleveland
Il ricevitore Odell Beckham Jr. è un po’ il Balotelli della NFL: talento sconfinato capace di giocate incredibili ma testa matta che non gli consente di raccogliere troppe simpatie. Dopo una prima parte di carriera da pro ai Giants, dove ha fatto stropicciare gli occhi per prese ai limiti delle leggi della fisica ma infastidire per lamentele e continue richieste di adeguamento di contratto, il ricevitore con il 13 sulle spalle è passato ai Browns, squadra in ricostruzione dopo anni da incubo e che in questa stagione punta senza mezzi termini a ritornare ai playoff, che mancano addirittura dal 2002. L’inizio non è stato certo sfavillante, con due vittorie e quattro sconfitte, ma uno come Odell vale sempre la pena vederlo all’opera. E se usa la testa ne vedremo delle belle, perché, come l’omonimo David quando vestiva la 7 del Manchester United, è capace di cose incredibili, tipo le prese a una sola mano, suo marchio di fabbrica.
Nota: nel 2014 in quello stesso stadio quando giocava con i Giants e in quella stessa zona di campo Beckham fece un’altra presa a una sola mano ai limiti dell’incredibile contro i Cowboys (aveva anche subìto fallo)
– I quarterback che non ti aspetti: Daniel Jones e compagnia lanciante
La prima parte di stagione ha visto in cabina di regia, vuoi per scelta vuoi per necessità, dei QB inaspettati. Uno su tutti Daniel Jones, rookie dei New York Giants che ha messo in panchina niente meno che l’eterno Eli Manning (vincitore di due Superbowl) portando i Big Blue alla vittoria nelle prime due partite da titolare nei pro prima delle sconfitte contro i Vikings e Cardinals. Oltre a lui, a Pittsburgh e New Orleans, Rudolph e Bridgewater devono sostituire due mostri sacri come Roethlisberger e Brees, infortunati: soprattutto il secondo sta confermando quanto di buono aveva mostrato a inizio carriera prima di un brutto infortunio vincendo quattro partite su quattro da titolare e lanciando i Saints in testa alla propria division. Non finisce qui, perché a Indianapolis Brissett si è ritrovato titolare dopo il ritiro improvviso di Luck, falcidiato dagli infortuni a dispetto del cognome. Poi, c’è il rookie baffuto Minshew, che a Jacksonville ha messo a sedere Foles, arrivato in Florida col titolo di eroe del Superbowl vinto dagli Eagles nel 2018. Infine, citiamo Kyle Allen, altro rookie ora titolare a Carolina che non sta facendo rimpiangere l’acciaccato Newton, e il ritorno di una vecchia conoscenza come Ryan Tannehill, subito vittorioso con i suoi Titans. A dimostrazione che il football americano è pieno di sorprese!
– Russell Wilson (può contenere tracce di altri quarterback)
A Seattle, accanto a Jimi Hendrix, Kurt Cobain ed Eddie Vedder ci sta benissimo il faccione di Russell Wilson, un quarterback poco chiacchierato, forse sottovalutato, ma che da anni gioca a livelli altissimi e in questa stagione sta letteralmente trascinando i Seahawks nella corsa playoff in una division dove c’è da giocarsela con i forti Rams, reduci da un Superbowl perso, e i sorprendenti 49ers di San Francisco, ancora imbattuti con Garoppolo, ex riserva di Tom Brady, in cabina di regia. Ebbene, il numero 3, proprio contro i Rams di Los Angeles, ha guidato i suoi a un successo fondamentale con 4 touchdown e nessun intercetto e solo nell’ultimo turno contro i Ravens è incappato in una serata meno brillante. Di lui sorprende la precisione nel lancio abbinata a un’abilità fuori dal comune nello sfuggire alla pressione delle difese avversarie. E se non vi ho convinto, vi dico un altro nome: l’usato sicuro, il QB più completo della Lega, un piacere per gli occhi. Signore e signori, Aaron Rodgers dei Green Bay Packers: le sue prestazioni sopra la media ormai non fanno più notizia. Segnatevi questi nomi e buona visione!
– Christian McCaffrey (può contenere tracce di altri runningback)
Finora vi ho lanciato (è proprio il caso di dirlo) nomi di quarterback, la fonte del gioco di ogni squadra, il giocatore più iconico quando si pensa al football. Il lancio verso i ricevitori, però, non è l’unico modo per guadagnare campo e segnare. L’altra arma principale a disposizione è il gioco sulle corse, con la palla data in mano al cosiddetto runningback che cerca di portarla più lontano possibile sfuggendo ai tackle dei difensori. Finora il miglior esempio in questo ruolo nella stagione attuale è Christian McCaffrey, RB dei Panthers che si sta portando sulle spalle gran parte del peso offensivo della squadra di Carolina, dal momento che non si risparmia nemmeno come ricevitore. Guardate un po’ cosa è stato capace di fare nella partita contro i Jaguars di una settimana fa e ricordate: è solo alla sua terza stagione tra i pro.
P.s. Vi do un paio di nomi in più se volete approfondire il capitolo runningback: Alvin Kamara dei Saints e Saquon Barkley dei Giants (appena rientrato da un infortunio). Non ve ne pentirete.
“Non è finita finché non è finita” è una massima celebre nel mondo degli sport americani e quanto mai valida per il football, dove anche un secondo può fare la differenza tra vittoria e sconfitta, trionfo o disperazione. L’imprevedibilità è uno degli aspetti più fascinosi di questo sport, perché può davvero bastare un secondo di gioco effettivo per recuperare, ad esempio, un touchdown (sette punti) di differenza. Anche quando sembra finita, è solo il cronometro a dare la sentenza definitiva: esistono infatti vari modi e giocate per interromperlo senza farlo scorrere, segnare due punti supplementari invece di uno, recuperare il pallone anche quando in teoria lo stai riconsegnando agli avversari, fare punti anche quando l’ovale ce l’hanno gli altri… Tutte eventualità che possono ribaltare le sorti di un incontro anche quando questo sembra aver preso un binario ben stabilito. Non ci credete? Pensate che appena tre stagioni fa i Patriots hanno vinto un Superbowl contro i Falcons quando a metà terzo quarto erano sotto di 25 punti!
E se non vi basta, guardate qui sotto:
Articolo di Luca Amorosi

Lo sport raccontato dal divano, Zidane e Rodman a cena dal Professor Heidegger.