5 mestieri alternativi per Ante Rebic

Idee semi-serie per il futuro dell’attaccante croato

Dopo un periodo di assestamento difficile nei primi mesi di Milan, da gennaio Ante Rebic era riuscito a prendersi con prepotenza la maglia da titolare dei rossoneri.

Fino al periodo natalizio le prestazioni del vicecampione del mondo erano state a dir poco rivedibili: 8 panchine, 2 presenze da titolare e 5 da subentrato, perlopiù scampoli di partita senza un’impronta evidente. I tifosi e la società non potevano affatto dirsi soddisfatti del livello prestazionale dell’ex-Eintracht, e anche da Francoforte, la sua vecchia casa, arrivavano dichiarazioni piuttosto lapidarie: “Se devo essere sincero, non ho parole. Voleva assolutamente andarsene, perché non voleva passare come l’unico dei tre attaccanti legato a noi. Adesso sta in panchina, ha giocato d’azzardo ma sta perdendo. E non sarà semplice per lui”, queste le parole di Wolfgang Steubing, il presidente del consiglio di sorveglianza della squadra teutonica, pronunciate alla Bild.

Media e tifosi si sono uniti in una versione univoca che etichetta l’attaccante come flop, e lui stesso, concorde col Milan, si era unito all’Eintracht in occasione della cena di Natale, come si nota in questo post su Instagram di Kevin Trapp: un incontro ufficioso come ad anticipare il ritorno dal prestito già a metà anno.

Tuttavia, la visione di Una poltrona per due su Canale5, un inedito per Ante ma un classico per ogni italiano il 24 dicembre, deve aver convinto l’esterno che nella vita c’è una seconda occasione per tutti. Come recita il più ripetitivo dei buoni propositi: “Anno nuovo, vita nuova”.

Alla prima partita da titolare, il 19 gennaio contro l’Udinese, il numero 19 risolve la partita con un’inaspettata doppietta. Da quel momento l’annata è stata un gran successo: 11 gol e 2 assist in 19 partite, grazie anche alla presenza di Zlatan Ibrahimovic, che lo ha aiutato sia a livello di personalità ma anche a livello tattico (un centravanti-boa bravo nel liberare spazi simile all’Haller di Francoforte). Nella stagione cominciata da poche settimana, Rebic si candida ad essere uno dei principali protagonisti della squadra rossonera: gol, presenza in area e un gran contributo in fase di non possesso sono la cifra del suo gioco, che lo rende uno dei migliori esterni  offensivi della Serie A. Ma le lune dei giocatori slavi sono piuttosto proverbiali: al classe ‘93 potrebbe capitare di precipitare in un vortice di negatività che lo porti in poco tempo a non essere più un calciatore propriamente detto.

Perciò può sembrare quantomeno saggio consigliare cinque soluzioni diverse rispetto al calcio. Lo sguardo imperscrutabile e squadrato del milanista, in bilico tra un cecchino ed un anarchico, ci porta a pensare che il suo orizzonte di scelta possa essere piuttosto vasto. Percorriamolo insieme.

Ante Rebic come MMA Fighter

Non si può dire che Rebic sia un giocatore mansueto: il suo stile aggressivo caratterizza il suo gioco (21,1 azioni di pressing p90, di cui 9,55 nell’ultimo terzo: è tra i migliori in Europa con Sanchez, Firmino e Thomas Müller). I difensori sono sempre terrorizzati dalla sua cattiveria. Il giocatore dei “Vatreni” (i focosi, come sono chiamati, non a caso, i nazionali croati) fuori dal campo non contribuisce a far differire la sua narrativa rispetto a quanto racconta il campo. L’intervista alla Gazzetta di luglio è un chiaro esempio: lungo tutto l’articolo parla della carica che riceve dall’esterno. Un passo in particolare è emblematico: parlando della Coppa di Germania di due anni prima, ha fatto riferimento ad un aneddoto riguardante gli avversari del Bayern.

«Incrociamo quelli del Bayern e sento Thiago Alcantara che dice al mio compagno Kevin-Prince Boateng: “Il prato è perfetto, domani non toccate la palla”. Penso: Forse domani non vinco, ma ti ammazzo». La maniera con cui Rebic si approccia al gioco del calcio ricorda molto quella di un atleta della UFC: trashtalking, gambe tese, spallate. Anzi, probabilmente durante la quarantena Rebic si sarà approcciato a qualche circolo clandestino di lottatori, altrimenti non si spiega l’high kick con cui ha steso al tappeto Danilo alla prima partita post-lockdown, magari confuso dopo una full immersion di Mixed Martial Arts.

Ante il villain in un prodotto di fantasia

In Grand Theft Auto IV, videogioco risalente al 2008, Niko Bellic scappa dalla guerra, convinto dal cugino Roman emigrato negli USA, per inseguire il sogno americano. Niko si rende conto molto presto che la realtà è ben diversa da quella che si era immaginato: suo cugino è costretto a vivere a stretto contatto con l’underworld della fittizia Liberty City, a causa di debiti da gioco: presto Niko si ambienta in questo difficile ecosistema, cominciando a commettere omicidi su commissione e altri piccoli crimini. Un uomo cinico e coraggioso, come il nostro Ante, con un tono di voce crudo e asciutto e uno sguardo malinconico. Un personaggio di cui si potrebbe ipotizzare un sequel, con Rebic nei suoi panni. Rebic potrebbe anche essere il villain nel prossimo James Bond, un’altra spia venuta dall’Est per scombussolare i piani dell’agente segreto meno segreto della storia. Un’eredità quantomeno ardua, dopo Cristoph Waltz e Rami Malek, ma sappiamo che Ante può raccoglierla senza troppo remore.

Ante il Buttafuori

In un’intervista del 2017 rilasciata a l’Ultimo Uomo, Marvin Vettori ha raccontato un aneddoto risalente agli inizi della sua carriera. Dopo un match disputato in Croazia, alle 6 di mattina è stato coinvolto in una rissa fuori da una discoteca, in cui hanno affrontato anche i buttafuori: il suo coach ha avuto la peggio, racimolando tagli e lividi dopo essere stato preso a bottigliate in testa. «Lui era polacco, ed eravamo in Croazia, e mi diceva: Guarda che da queste parti abbiamo un senso dell’umorismo diverso», ha raccontato Marvin. In questo contesto Rebic si potrebbe inserire perfettamente da buttafuori: particolare senso dell’umorismo, coraggio e quel pizzico di incoscienza per rimanere all’ingresso di una discoteca per tutta una sera in attesa dello sprovveduto che vuole far casino. Per l’occasione potrebbe riprendere anche la catchphrase di Cianca, il perturbato buttafuori romano interpretato da Valerio Mastandrea nell’omonima sitcom: “Ho problemi con la gente”.

Ante Rebic come monaco shaolin

Sembra abbastanza arduo immaginare Rebic in questa veste, eppure alcuni indizi fanno pensare che spesso stare lontano da tutto e da tutti non gli dispiaccia: si tratterebbe di indossare una veste identificativa e ascoltare unicamente la propria anima, non molto lontano da quello che svolge sul terreno di gioco. Nell’intervista sopracitata alla Gazzetta ha detto che nel tempo libero predilige “prendere il quad e andare dove nessuno ti rompe le scatole, sulle colline intorno a Imotski, la mia città. Ci portiamo da mangiare e saliamo nei boschi, dove non c’è neanche connessione al cellulare”, aggiungendo che “Se muori non ti ritrova nessuno”. Un’idea della fine molto liberatoria e intima, ai limiti del buddhista.

Ante Rebic come operaio di un cantiere navale

A Spalato, città nativa di Rebic, si trova il Brodosplit, uno dei più grandi cantieri navali dell’Est Europa. Lo stile di gioco di Rebic possiede contemporaneamente una connotazione stoica (il giocatore croato sopporta discretamente la fatica) e meccanica (non è molto creativo ma punta sulle sue qualità). Non è difficile immaginarlo per 8 ore di seguito con indosso un casco protettivo mentre salda lamiere per costruire enormi padroni del mare, isolato dal mondo con la Cavalcata delle Valchirie nelle orecchie.

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