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A sangue freddo: Australian Open 2019 - Crampi Sportivi

A sangue freddo: Australian Open 2019

Cinque considerazioni sullo Slam che ha aperto la nuova stagione.


Cinque. Il numero di set a cui deve far fronte il corpo straziato di Andy Murray. Dopo la conferenza stampa shock trasmessa in tutto il mondo, lo scozzese dà battaglia al peggior avversario possibile nel primo turno: Roberto Bautista Agut, dote principale – solidità.


Dando vita a quello che è stato il match emozionalmente più significativo del torneo, Muzza ha messo in luce ciò per cui è stato tanto amato (e odiato) in più di un decennio al top nel circuito: la tenacia e il cuore di chi non è nato sotto la stella di quei tre, ma che a furia di testate ci ha costretto a coniare il termine “Fab Four”.

Al due volte medaglia d’oro alle Olimpiadi dobbiamo oggettivamente rendere omaggio: è stato l’unico numero 1 ATP realmente umano degli ultimi 15 anni.


Gli highlights di Murray – Bautista Agut


Quattro. I set necessari a Tsitsipas per disfarsi di Roger Federer, in una partita che lo erge ormai ufficialmente alla guida tecnica della Next-Gen.


Il greco ha dimostrato di avere una quantità di tecnica, solidità mentale e palle che nessun under 25 ha ancora dimostrato in uno Slam (piccola frecciatina).

Il ricambio, come abbiamo visto ieri, non solo è richiesto a gran voce, ma è necessario: le rivalità che ci hanno fatto attaccare agli schermi in questo millennio sono arrivate ormai oltre i match numero 50, in uno sbiadire delle emozioni ormai palese e inconfutabile.

Il tennis ha bisogno di nuova linfa da cui attingere.


Gli highlights di Tsitsipas – Federer

Tre. Sono stati i set giocati nella finale di domenica.

Tre sono anche gli Slam messi in fila da Djokovic: Wimbledon 2018, US Open 2018, Australian Open 2019.

Data e luogo dell’ultima sconfitta Slam dell’uomo di gomma: 5 giugno 2018, Parigi, da Marco Cecchinato.

Lo scontro numero 53 fra Nole e Rafa è il più corto nelle partite Slam fra i due, oltre che il più noioso e a senso unico.

Raramente abbiamo assistito ad una finale così poco combattuta, e raramente (o forse quasi mai) abbiamo avuto la sensazione di vedere il giocatore di tennis perfetto sul campo, come ieri.

Novak Djokovic ha raggiunto la perfezione.

Difesa disumana, (finalmente) una solidità mentale inscalfibile ed un rapporto sensato con il pubblico. Addirittura una percentuale al servizio alla Isner.

La partita di domenica è sembrata la puntata finale della stagione di un telefilm: nessuno è mai arrivato a questo livello di tennis (attenzione, si parla di completezza, mai raggiunta né dalla potenza dello spagnolo, né dall’estetica scintillante dello svizzero) e i rivali più concreti ora sembrano due o tre gradini più in basso.


Avremo mai qualcuno disposto a farsi carico delle aspettative degli appassionati di tutto il mondo tennistico? To be continued…


Gli highlights della finale maschile

Due. Sono i set giocati da Gulbis in questo Australian Open 2019, il primo vinto, l’altro interrotto per ritiro contro Wawrinka. Due sono anche le partite giocate dallo stesso svizzero prima dell’eliminazione al secondo turno.

Stan ed Ernests sono i volti di un’era che adesso sembra davvero lontana un secolo. Sono i capitani di una squadra di ex-protagonisti ai quali dovremo abituarci gradualmente a dire addio, in una squadra composta dai Berdych, dai Querrey, dai Monfils.

Volti di un tennis che ormai sembra sul viale definitivo del tramonto.

Ancora una volta, ricambio cercasi.


Gli highlights di Wawrinka – Raonic

Uno. Come il numero vicino al nome Naomi Osaka nella classifica WTA. Appena ventunenne, due titoli Slam (in quattro mesi) e vetta della classifica.

A spiegare questo fulmine a ciel sereno una solidità da veterana, una ampiezza di repertorio non spiegabile razionalmente a quell’età e sopratutto una timidezza ed umiltà che spiegano tanto del lavoro quotidiano della giapponese, che sta mietendo vittime nel circuito femminile.

Il ricambio che abbiamo invocato dall’altra parte della rete è già palpabile nella WTA, con nuove protagoniste e nuove sfide avvincenti, come quella di sabato mattina contro Petra Kvitova, al nuovo comando della “vecchia guardia” ma più che mai rigenerata nel fisico e nell’anima.

Le sue lacrime non hanno un numero, ma si fanno carico del fabbisogno emozionale di chi guarda questo sport. Ossia noi.

Buona stagione a tutti quindi, a partire da questo Australian Open 2019.


Gli highlights della finale femminile
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