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Come arrivare preparati al 54° Superbowl - Crampi Sportivi

Come arrivare preparati al 54° Superbowl

Finalmente è giunto il momento più atteso, l’ultimo capitolo di una stagione tanto esaltante quanto impegnativa, l’atto finale di una competizione che non fa sconti a nessuno. Ne sono rimaste solo due, le vincenti delle due conference, AFC e NFC: parliamo di Kansas City Chiefs e San Francisco 49ers, franchigie agli antipodi per storia complessiva e recente, filosofia di gioco e percorso nella post-season. Da una parte, la spettacolarità di Mahomes; dall’altra, la metodicità di Garoppolo. Da un lato l’agilità e l’imprevedibilità dell’attacco dei Chiefs; dall’altra lo strapotere della difesa dei 49ers. Ma andiamo per gradi: vedrete che non c’è molto che accomuni le due protagoniste e proprio questo potrebbe essere l’ingrediente che fa saltare il tappo regalandoci le bollicine in un Superbowl che ci auguriamo elettrizzante.

UN PIZZICO DI STORIA

I Kansas City Chiefs ci ritornano dopo cinquant’anni. Pensateci bene: cin-quan-ta. Era infatti l’11 gennaio 1970, tre anni prima avevano perso il primo Superbowl della storia contro i Packers di Vince Lombardi ma stavolta il “Wild West Variety Show”, come veniva chiamato il gioco congegnato dal leggendario head coach Hank Stram, funzionò, i Minnesota Vikings vennero sconfitti e il titolo volò in Missouri. Da quel giorno memorabile, a Kansas City hanno raggiunto la post-season in altre diciotto stagioni senza mai arrivare alla finalissima. Non esattamente una squadra vincente, insomma, anche se nel middle west vanno ormai stabilmente ai playoff da cinque stagioni e sembrano aver definitivamente completato un processo di crescita che è dovuto passare da delusioni cocenti come la sconfitta in casa contro gli sfavoriti Titans nel Wild Card Game del 2017 o quella all’overtime nella finale di conference contro i Patriots della stagione scorsa, ma che ha portato alla definitiva consacrazione del talento purissimo di Patrick Mahomes.

I Chiefs si preparano così: c’è spazio anche per qualche frammento del Superbowl vinto nel 1970 e di Hank Stram

Nella baia la situazione è opposta: con i suoi cinque Superbowl vinti, San Francisco è una delle franchigie di maggior successo nella lega. I tempi d’oro sono stati gli anni Ottanta, con quattro campionati vinti sotto la guida di Bill Walsh e del mitico Joe Montana nel ruolo di quarterback, cui poi si aggiunse il quinto nel 1994 con il mancino Steve Young in cabina di regia. L’ultima apparizione al Superbowl è relativamente recente, datata 3 febbraio 2013, quando i californiani di Colin Kaepernick uscirono sconfitti contro i Baltimore Ravens di Flacco nella sfida tra i fratelli Harbaugh sulla side-line. Dopo quella finale, iniziò un graduale declino coinciso con la progressiva uscita di scena di Kaepernick, tanto che San Francisco non tornava ai Playoffs dal 2014. L’ingaggio di Jimmy Garoppolo, riserva di Brady ai Patriots, è stato il primo passo verso una ricostruzione cui hanno contribuito anche le scelte al draft e l’acquisizione di giocatori free agent funzionali al progetto di Kyle Shanahan, che a detta dei suoi giocatori ha avuto il grande merito di compattare il gruppo anche nelle tante sconfitte rimediate nella prima parte della stagione scorsa.

Sembrano leggermente carichi anche sulla costa del Pacifico: “That’s the sound of Championship Football”

COME CI SONO ARRIVATE

Entrambe le franchigie hanno iniziato la loro post-season al Divisional Round, il secondo turno. Ma le analogie finiscono qui: se infatti i 49ers hanno avuto vita relativamente facile con Vikings prima e Packers poi, annullati entrambi dalla solidità della difesa e maltrattati da un attacco “old style” basato quasi esclusivamente sulle corse, i Chiefs invece hanno dovuto pescare a piene mani anche dagli schemi meno abituali del gameplan e dalla creatività di Mahomes per recuperare il passivo subìto all’inizio delle due sfide, specialmente quella contro i Texans, quando si sono trovati sotto persino 24-0.

Si affrontano, insomma, due compagini con due filosofie di gioco in antitesi: Kyle Shanahan è alla ricerca del suo primo titolo con un gioco pragmatico e concreto, che non predilige i lanci di Jimmy G ma punta molto sulle corse, propiziate da una linea offensiva abile ad aprire varchi, affidandosi a un trio di runningback validi quali Coleman, Breida e soprattutto Mostert, capace da solo di mandare a spasso l’intera difesa di Green Bay nella finale di conference realizzando ben quattro touchdown su corsa. Questa tipologia di gioco, se funziona, permette inoltre di stancare le difese avversarie, costrette a stare molto tempo in campo, e di tenere sulla side-line gli attacchi altrui, limitandone il tempo a disposizione e, di conseguenza, la pericolosità.

Fai un po’ come ti pare Raheem… 220 yard su corsa e 4 touchdown per Mostert contro Green Bay in finale di conference: Unstoppable

Di contro, il gioco di Andy Reid, anche lui alla ricerca del primo Lombardi Trophy della sua carriera, prevede sicuramente una distribuzione delle giocate offensive più bilanciata tra corse e lanci e si basa sull’imprevedibilità che ti consente di avere Mahomes, QB in grado tanto di lanciare profondo grazie al suo braccio, trovando ricevitori veloci e abili a liberarsi dalle marcature come Hill, Robinson o Watkins, quanto di inventarsi conversioni di down andando in “scrambling”, ovvero tenendosi la palla e correndo lui stesso, come ha dimostrato sia contro Houston che contro i Titans al Championship Game. Un accenno anche sulla difesa di Kansas City: in stagione regolare non ha brillato particolarmente, ma nella post-season i miglioramenti sono stati evidenti, soprattutto nel contrastare il gioco sulle corse. Molto del merito va probabilmente al defensive coordinator Steve Spagnuolo, che sa come si vince un titolo: ci riuscì con i Giants nel 2007/08, quando a cadere furono gli imbattibili Patriots.

Ecco a voi Patrick ‘Houdini’ Mahomes. I 49ers hanno una missione: provare a prenderlo

I FATTORI CHIAVE DEL 54° SUPERBOWL

Per provare a capire cosa può far saltare il banco di una finalissima che appare estremamente incerta ed equilibrata, ci affidiamo alle statistiche e a quanto visto in questa post-season, fermo restando che i numeri, spesso, sono fatti per essere smentiti sul campo.

Una chiave, non può essere altrimenti, sarà il gioco sulle corse. Parliamo di quello dei 49ers da cui, come detto, dipende gran parte del successo dell’attacco californiano. Shanahan non vuole affidarsi troppo al gioco aereo di Garoppolo e proverà a replicare le situazioni vincenti verificatesi contro Green Bay. Occhio però, perché i Chiefs contro i Titans sono riusciti praticamente ad annullare il RB Henry, fino a quel momento assolutamente dominante e decisivo per la cavalcata vittoriosa di Tennessee contro Patriots e Ravens. Se Kansas City riuscirà a ripetersi, l’inerzia del Superbowl potrà decisamente pendere verso il Missouri, anche perché i 49ers si vedrebbero costretti a cambiare strategia affidandosi ai lanci di Garoppolo, che per ora ha effettuato solo 27 tentativi di passaggio in questa post-season: incredibile, vero?

Un secondo fattore che può essere determinante, poi, è ovviamente Patrick Mahomes, o meglio, quanto la miglior difesa del campionato riuscirà a contenerlo. Ci riferiamo non solo alla temibile secondaria di San Francisco, dove incombe il cornerback Richard Sherman, ma anche e soprattutto alla linea formata da Ford, Armstead, Buckner e dal Rookie of the Year Nick Bosa: a loro, maestri dei sack, l’arduo compito di atterrare uno dei quarterback più elusivi della lega. La difesa di San Fran, inoltre, è quella che in stagione ha concesso meno yard ai tight end avversari, mentre quello dei Chiefs, Kelce, è il migliore della NFL per yard su ricezione e bersaglio prediletto di Mahomes. Anche questo può essere un fattore: se anche il n. 15 riuscisse a scappare dalla pressione subita, limitare il suo tight end, valvola di sfogo essenziale nel gioco areo di KC, potrebbe rivelarsi un fattore decisivo per i 49ers.

CURIOSITÀ

Katie Sowers, 33 anni, sarà la prima donna a partecipare a un Superbowl, in qualità di “offensive assistant coach” dei 49ers.

Per la prima volta nella storia, si affrontano in finale due franchigie che hanno come colore sociale principale il rosso.

Gli ospiti dell’Half Time Show, il luccicante spettacolo dell’intervallo, saranno Jennifer Lopez e Shakira. Sarà invece Demi Lovato a cantare l’inno nazionale prima dell’inizio della sfida.

Uno spot della durata di trenta secondi durante la diretta di questo Superbowl può arrivare a costare fino a cinque milioni di dollari.

Le due finaliste sono le uniche due franchigie in cui ha giocato Joe Montana, uno dei quarterback più vincenti della storia con i suoi quattro titoli conquistati nella baia.

J.Lo e Shakira ci sembrano pronte, voi che dite?

DOVE VEDERLO

In Italia, sarà possibile vedere il Superbowl in chiaro sul canale 20 del digitale terrestre. In alternativa, verrà trasmesso anche su Dazn, sia in lingua originale che con la telecronaca a cura di Matteo Gandini, Roberto Gotta e Roberto Marchesi. Dazn propone anche tanti contributi di vario genere: dalla presentazione della partita ai pronostici degli esperti, passando per degli splendidi video che ripercorrono la storia del Superbowl e delle franchigie protagoniste.

L’orario non è dei più comodi per noi italiani: collegamento dalle 23.55 e partita che si protrarrà per tutta la notte. Ma credetemi, ne vale la pena!

Luca Amorosi

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