Dal Rosa al bianco: 5 momenti nevosi al Giro d’Italia

Alla fine la scelta di buonsenso è arrivata. E a metterci la faccia è stato lo stesso direttore del Giro, Mauro Vegni: «Troppa neve, il Gavia non si farà». Per la gioia di molti – ciclisti in primis – per la delusione di altri – tifosi specialmente.

Sentimenti buoni e genuini si intende. Da una parte la voglia dei corridori di giocarsela in condizioni umane, senza esser mandati in pasto a un inferno di ghiaccio semplicemente per lo spettacolo televisivo; dall’altra la trepidazione degli appassionati che attendevano con ansia il ritorno del Keizer sulle strade rosa.


Oggi il Gavia. Qui una delle entrate della celebre galleria

Le Alpi italiane sono però un ottimo mazzo da cui pescare. E proprio a Mazzo di Valtellina c’è stato oggi uno dei momenti fondamentali del Giro con l’inizio dell’ascesa verso il Mortirolo. Arrivato dopo il passaggio all’Aprica e prima del finale di Ponte di Legno. Niente neve nel presente quindi, ma un un paesaggio bianco che in passato ha spesso contribuito ad alimentare la mitologia del Giro D’Italia.

08/06/1956

Biciclette d’antan, materiali tecnici quasi inesistenti, radioline neanche a parlarne. Gambe, testa, cuore. E poi lui, l’artista: Charly Gaul. La tappa è la numero 21,242 chilometri da Merano fin su ai 1300 metri del Monte Bondone. In mezzo un girone dantesco: Costalunga, Rolle, Gobbera e Broncon. L’asso della Faema parte sulle prime asperità, sebbene il tempo sia da subito poco clemente. Sul Costalunga si trascina Federico Bahamontes e Jean Dotto, ma già sul Rolle è solo. Charly tiene duro, morde l’asfalto, fende il vento e la neve. Se ne frega del freddo. «Che sarà mai?!» pensa. L’ardore della gioventù. Un ardore messo però a dura prova dalla terribile tempesta che si abbatte sulla corsa.


Una tappa da ‘TREGENDA’: così venne definita la Merano-Monte Bondone

Taglia il traguardo del Bondone quando il mercurio segna -4° sul termometro. Le cronache raccontano che per farlo riprendere fu necessario un bagno d’acqua calda lungo un’ora, un’immersione onirica tra vita e morte, tra realtà e sogno, anche perché l’incubo vero lo vissero gli inseguitori. La carovana rosa venne mutilata: 45 degli 86 ciclisti partiti al mattino alzarono bandiera bianca, compresa la maglia Rosa, Pasquale Fornara. Neanche a dirlo il leader della corsa divenne Charly, che risalì dalla 24esima posizione alla prima. Bruciò i 17 minuti che li separavano dal malcapitato Fornara per vestirsi di Rosa, distanziando di circa 3 minuti il Leone delle Fiandre, l’indomito Fiorenzo Magni. Di quell’8 giugno rimane l’epica ciclistica, impressa sui negativi degli eroi in macchina fotografica. Resta inoltre Gaul e il suo primo Giro d’Italia. La storia del lussemburghese scolpita nel ghiaccio del Bondone.

Tappa: Merano-Monte Bondone
Lunghezza: 242km
Vincitore: Charly Gaul
Maglia Rosa: Charly Gaul

Uno stremato Charly Gaul dopo l’arrivo sul Bondone

04/06/1965

Dicevano che era troppo buono. Un carattere pacato e umile. Quella tranquillità che sembrava dissolversi colpo di pedale dopo colpo di pedale. Sulla bici l’uomo diventava bestia, Graziano Battistini diventava quasi imbattibile. Quel giorno però lo fu sul serio. Mise da parte il suo animo rispettoso, irriverendo tutti e tagliando per primo il traguardo sullo Stelvio al termine dei 160km con partenza da Medesimo. Graziano sta condividendo la fuga con Ugo Colombo. Il gruppo ha dato il via libera: mancano solo tre tappe alla fine del giro, con la Rosa saldamente sulle spalle di Vittorio Adorni. C’è profumo di gloria e aria di tempesta. Più di mille volenterosi si adoperano: badili, vanghe, mani nude. Non si fanno sconti, c’è una trincea di neve da eliminare, perché a Mamma Italia puoi togliere tutto, ma non il giro. Il suo Giro. La strada viene pulita, e allora tutti in sella con Ugo e Graziano. Quest’ultimo scatta, bello, elegante, potente. La smorfia di Colombo dice tutto. Nel mare bianco dell’Alto Adige le braccia che toccano il cielo sono quelle di Battistini. E’ l’ultimo acuto di una carriera che poteva essere, ma non è stata. Di un uomo troppo buono, mai divenuto realmente bestia.

Tappa: Medesimo-Passo dello Stelvio
Lunghezza: 160km
Vincitore: Graziano Battistini
Maglia Rosa: Vittorio Adorni

Stelvio e neve, un mix vincente per lo spettacolo del Giro

05/06/1988

Li immaginiamo sbigottiti e forse un po’ perplessi mamma e papà Hampsten davanti la richiesta del figlio. Magari pensavano a un pallone da basket o da football. «In fondo l’Università di Ohio State è così vicina a Columbus e il programma sportivo, soprattutto con i Buckeyes, può portarti dritto dritto tra i professionisti, o in NBA o in NFL». Andrew però vuole una bici, vuole sentire il vento tra i capelli, essere libero. Non ha paura degli inverni rigidi del Midwest. Gli servirà molto, quella tempra. Dopo tanta gavetta ciclistica si mette in proprio. E’ il capitano della 7Eleven al Giro dell’88 e ha già vinto una tappa, la Novara-Selvino: la gamba c’è. La tranquillità meno. Durante la notte una nevicata fuori stagione ha imbiancato i 2.621 metri del Gavia. Il Patron del Giro Vincenzo Torriani non ha nessuna intenzione di procrastinare. La strada viene liberata. Si corre.

«Potremmo passare un paio d’ore con io che cerco di capire come descrivere quel freddo».

Basterebbe questo, insieme alle foto d’epoca, per spiegare il mare di neve che si parò davanti ai corridori, la maggior parte dei quali impreparati a quelle condizioni estreme. La 7Eleven aveva invece preparato minuziosamente attrezzatura e precauzioni: lana, lana e ancora lana. A maniche corte invece si lanciò la maglia ciclamino Van der Velde.

Van Der Velde trasfigurato nella tormenta di neve

Un’azione pazza, sconsiderata, ma efficace, quantomeno fino allo scollinamento, quando iniziò la discesa. L’olandese non potè contrastare il freddo e qui il racconto si fa leggenda. Alcuni cronisti giurano di averlo visto rigirare la bici e infilarsi in un camper di tifosi, altri testimoni diretti dicono che entrò in un’ammiraglia. La magia senza senso del Giro! Al GPM un addetto con abiti da neve caldi attendeva Hampsten, che non riuscì però ad aggiudicarsi la tappa, beffato sulla discesa verso Bormio da un altro olandese, Erik Breukink. Bastò però quel secondo posto allo statunitense per creare il solco decisivo in classifica generale. Andrew vinse quel Giro, mentre agli altri rimasero le polemiche, Chioccioli in primis. Coppino inveì contro l’organizzazione, rea a suo dire di avergli fatto perdere la corsa con la scelta sconsiderata di correre quella tappa. Una cattiveria e una grinta che gli permisero tre anni più tardi, con la vittoria al Giro del 1991, di riprendersi con gli interessi ciò che il destino e la neve gli avevano tolto.

Tappa: Chiesa in Valmalenco-Bormio
Lunghezza: 120km
Vincitore: Erik Breukink
Maglia Rosa: Andrew Hampsten

Le immagini Rai di quel giorno. L’inferno di ghiacco del Gavia

11/06/1994

Vorremmo tutti tornare a quell’anno lì. Non tanto e non solo per le emozioni di quella Corsa Rosa, ma soprattutto per vivere e per rivivere l’ascesa incredibile del Pirata. E’ stato il Giro che ha trasformato Marco in Pantani, con i sigilli di Merano e soprattutto dell’Aprica. Quella stessa Aprica che oggi anticiperà il Mortirolo. Pantani era insieme a Miguelon Indurain alla disperata rincorsa di Berzin, gelido monolite sovietico vestito di Rosa. Si parte dalla Francia, ma la corsa è subito impervia e così rimarrà fino alla fine. «Più che di una bici avrebbero bisogno di uno sky-lift» sentenzia tagliente dalle colonne de L’Unità Dario Ceccarelli. Gli uomini di classifica si marcano e aspettano. Tanto. Troppo. Arriva la fuga, propiziata dall’azione dell’elvetico Richard. Un sabato di passione gelida culminato con la vittoria a Casa Agnelli. «Riesce solo ad alzare le braccia. Ha freddo, è stanco, balbetta parole incomprensibile. Si capisce solo una cosa: che vuole del caldo, tanto caldo. Una stufa, un te bollente, il sole dei tropici, un forno a microonde, degli asciugamani roventi che scaccino questa maledetta umidità che ti entra nelle ossa e ti congestiona la pelle».

Tappa: Les Deux Alpes-Sestriere
Lunghezza: 121km
Vincitore: Pascal Richard
Maglia Rosa: Evgenij Berzin

Berzin, Pantani e Indurain bloccati nella tappa del Sestriere

27/05/2016

Né Nibali né Chaves. Nessuno di questi due è ‘IL’ protagonista della tappa in questione. Certo, lo squalo ha poi vinto il Giro con un finale clamoroso. Certo, Chaves è stato abile a dar battaglia e a far sudare il Rosa a Vincenzone nostro. Come nell’88 però la scena l’ha rubata un olandese (qualcuno ci dirà poi cosa succede agli eredi di Guglielmo D’Orange quando valicano i confini italiani per andare in bici!). La diciannovesima tappa vede come leader della corsa Steven Kruijswijk, abile e furbo a far fruttare regolarità e intelligenza per tutto il corso del Giro. Nibali ha brutte intenzioni: sono passate settimane e quattro sono i minuti che lo separano dall’olandese. Sull’ascesa verso il Colle dell’Agnello lo squalo alza la pinna, aumenta i giri e fa il vuoto. Chaves e Kruijswijk tengono botta, ma li aspetta il peggio. Il siciliano scollina in testa, inforca la mantellina, allegerisce l’afflusso di sangue verso il cervello per dirottarlo tutto sul cuore. Una picchiata eroica tra la neve, spezzando curve e riscrivendo le leggi dell’aerodinamica. I due non tengono il passo, la maglia Rosa capitola. Kruijswijk perde il controllo della bici, si avvicina troppo al bordo della strada e colpisce il muro di neve, ribaltandosi in aria e cadendo rovinosamente a terra. Una botta incredibile al fisico e al morale. Il tulipano affievolito arriverà con più di cinque minuti di ritardo al traguardo di Risoul, vedendo di fatto sfumato il sogno Rosa. Un sogno infrantosi su quel maledetto muro di neve.

Tappa: Pinerolo-Risoul
Lunghezza: 162km
Vincitore: Vincenzo Nibali
Maglia Rosa: Esteban Chaves

Il capitombolo di Kruijswijk nella discesa dal Colle dell’Agnello
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