Elogio al Faraone

“Quando abbiamo giocato contro il Liverpool, mi sono girato verso Klopp e ho visto che rideva come un pazzo. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto perché, mi ha risposto: mi sto divertendo un mondo, e tu? Anche io.”

Maurizio Sarri dopo Chelsea – Liverpool

A pronunciare queste parole è stato Maurizio Sarri dopo la partita di Premier del 29 settembre, terminata 1-1 allo Stamford Bridge proprio contro il Liverpool.

Divertirsi con un pareggio, divertirsi “senza farsi male” in sostanza, godersi semplicemente uno spettacolo, la Premier League, o meglio ancora, il calcio.

Potremmo recintare nella discussione ragionamenti di tattica, moduli, gioco di posizione o gegenpressing.

Ma questa volta vogliamo cullarci sui momenti più estemporanei del campionato. Folgorati dall’appeal universale del campionato inglese, un torneo dai tratti simili alla sua capitale, Londra, un porto di persone e emozioni che sbarcano e poi vanno via.

Questo episodio, questo scambio meraviglioso di battute tra due allenatori straordinari, è un’esempio lampante dell’appeal del campionato inglese.

Domenica 14 aprile, 7 mesi dopo, Klopp e Sarri si sono rincrociati, per la gara di ritorno del campionato, nel mezzo di una stagione che ha maturato destini diversi per le due squadre e i due allenatori.

Il Liverpool è praticamente in corsa per la Champions League, e con la prestazione realizzata contro il Chelsea, ha fatto intuire che la vittoria della PL è un discorso molto più serio di quanto si potesse pensare a settembre.

Perché il Liverpool allora può vincere la Premier League?

Potremmo darvi mille motivi.

Parlare della compattezza di squadra e gioco messa in campo contro il Chelsea, lo stesso campo dove l’infortunio di Gerard nel 2014, aveva praticamente decretato la parola fine alle speranze di una stagione in cui i Reds erano stati più vicini che mai al trionfo storico.

In quel caso finì 2 a 0, proprio come l’ultima sfida, ma in favore del Liverpool questa volta.


Il calcio è strano.

Potremmo anche parlare della voce grossa del Liverpool in sede di mercato nell’ultimo anno. Sì, perché hanno comprato un difensore per 80 milioni e lui sta rispondendo come se giocasse lì da 40 anni.

Dopo 29 anni dall’ultimo successo in Inghilterra, la musica sta cambiando. Ma forse a Liverpool la musica è sempre stata diversa, il rock è nato lì non a caso.

E poi ribadiamolo: quel “passaggio” di Gerrard a Demba Ba merita, una volta per tutte, di essere vendicato.

Ma ci credereste?

Nei meandri più profondi della nostra mente ci speriamo un po’ tutti, ma facciamo fatica a dirlo a voce alta.

Un indizio per crederci ce lo ha offerto la scorsa stagione, e si chiama Mohammed Salah.

Sapete dove era Salah nel 2014, quando Gerard inciampò sull’erba dello Stamford Bridge? Era a qualche metro dal capitano del Liverpool. Dall’atra parte, quasi predestinato anni dopo, a rivendicare quell’ingiustizia.

La sua ultima rete segnata poi, ci ha fatto ripensare al clamore di un gesto tecnico, al genio.

“Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”

Perozzi nel film Amici Miei

Così come Perozzi descrisse Necchi nel film Amici Miei.


Che cos’è invece Salah?


È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. I tifosi fiorentini (così come il sottoscritto) lo rinpiangono. Salah non si può descrivere, Salah bisogna viverlo (e vederlo dal vivo).

Il campionato manca ad Anfield da troppo tempo, e se non lo conquisti con un giocatore cosi, quando ricapiterà un’occasione come questa?

Uno scontro diretto si può perdere. In una partita secca può capitare il miracolo di Stones sulla linea e la benedizione della Goal Line Technology.

Ma i numeri qualcosa ce la dicono. Prima di quel match il Liverpool era imbattuto, la prima sconfitta in campionato arrivò proprio contro il City, con la metà dei goal presi rispetto al parco gioc(atori)hi di Guardiola.

Oggi quella di Klopp resta ancora la miglior difesa del campionato con le sole 20 reti subite. Una sola sconfitta ancora oggi, quella col City. Quasi a dire: “Abbiamo perso una battaglia ma non la guerra”.

Sono numeri piccoli ma importanti, numeri da scandire a voce alta.

Da una parte può risultare anche giusto che non se ne parli, ad alta voce soprattutto. Risulterebbe più logico che Guardiola, alla fine, lo sgambetto a Klopp lo farà.

La mente umana pone le sue origini nell’uomo delle caverne, che per natura e predisposizone doveva difendersi da numerose minacce. Siamo predisposti a pensare che il pericolo giungerà da un momento all’altro.

Stiamo parlando di due squadre impressionanti, di due allenatori meravigliosi, di due filosofie dettate all’attacco ed entrambe spettacolarmente pirotecniche. Sarà una lotta, ci sono ancora 4 match da giocare e tanti punti in palio.

Ma se veramente esiste (ed esiste), un motivo per cui il Liverpool può veramente vincere questo campionato, quel motivo si chiama Mohamed Salah.

Articolo a cura di Edoardo Baracco

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