Il sottoscritto ha ricevuto della documentazione in forma anonima direttamente dal Nevada, la redazione tutta prende le distanze e si dissocia con quanto sarà riportato nelle prossime righe, ma per amor di cronaca è stato concesso di pubblicare questo esclusivo e discutibile materiale.
Un esperimento ideato dalla base “Nevada Test Site – 51”, ora nota come AREA 51, e realizzato a Verona nella società sportiva Hellas Verona
Gli obiettivi dell’operazione non sono chiarissimi, anche perché scritti in un creolo tra veneto e slang americano, ma parrebbero essere i seguenti:
- salvare una squadra in una massima serie calcistica provando a non segnare gol;
- cambiare il maggior numero di ruoli ai giocatori in campo;
- lasciare basito il mondo del calcio.

30/11/2015: inizio della missione
L’Hellas Verona ha deciso: cambio in panchina, esonerato Mandorlini dal ruolo di allenatore: “L’Hellas Verona FC informa di aver sollevato dall’incarico il tecnico Andrea Mandorlini e i suoi collaboratori. Ad Andrea e al suo staff i ringraziamenti da parte del Club per aver, attraverso dedizione, indiscutibile professionalità e intensa passione, condiviso gioie, dolori ma soprattutto vittorie, sul campo e fuori, che hanno portato la squadra dalla Lega Pro fino al palcoscenico della Serie A. Al Mister e al suo staff il più sincero in bocca al lupo per il futuro professionale”.
Con questa nota ufficiale diffusa agli organi di stampa, il club scaligero annunciava di aver esonerato il tecnico ravennate dopo la sconfitta subita col Frosinone e quel 30 Novembre 2015 ha inizio la nostra storia.
La panchina viene affidata al “tragettatore” Luigi Delneri che la guida in porto sicuro, ovvero il paracadute per la retrocessione, con l’ultimo posto e 11 punti di distanza dalla permanenza in Serie A. Il presidente Maurizio Setti e il front office decidono che per tornare immediatamente nella massima categoria c’è bisogno di una scelta coraggiosa, intraprendente, l’Hellas deve cambiare e per farlo sceglie la figura di Fabio Pecchia. Dopo una carriera da centrocampista di alto livello tra Napoli, Juventus, Sampdoria, Bologna, etcetera, si avviava a intraprendere la sua carriera da allenatore. L’ironia del caso vuole che la persona incaricata di assicurare la promozione immediata al Verona sia la stessa che da giocatore vanta il record negativo di 5 retrocessioni con 5 squadre diverse.
Il ritiro dall’attività agonistica di Pecchia arriva a 34 anni nel giugno 2008 a Foggia, dove in teoria avrebbe dovuto militare fino al 2010. Dopo l’esperienza da commentatore a Sky e la carica di vice di Antonio Porta proprio al Foggia, nel giugno 2011 diventa allenatore del Gubbio, in Serie B, in sostituzione di Vincenzo Torrente. Dopo la qualificazione in Coppa Italia ottenuta eliminando incredibilmente l’Atalanta, il Gubbio ha un difficile avvio di campionato. Per l’allenatore è fatale la sconfitta maturata nei minuti finali per 2-1 sul campo del Crotone e già il 16 ottobre è esonerato. Nell’estate 2012 diventa allenatore del Latina in Prima Divisione. Il Latina è la sorpresa positiva del campionato e mantiene la testa della classifica per buona parte della stagione, oltre a conquistare la finale della Coppa Italia di Lega Pro col Viareggio, tuttavia viene esonerato l’8 aprile 2013, in seguito alla sconfitta per 1-0 a Benevento, la squadra pontina era terza in quel momento. Nel giugno 2013 diventa allenatore in seconda al Napoli di Rafael Benítez; un ritorno a Napoli che lo ha aiutato parecchio a migliorare come allenatore, potendo lavorare a stretto contatto con uno dei colleghi più autorevoli al mondo. Nell’estate 2015 segue Benítez al Real Madrid, anche qui con il ruolo di vice; l’11 marzo 2016, sempre al seguito di Rafa, subentra al Newcastle Utd. Il 1º giugno seguente interrompe la collaborazione con l’allenatore spagnolo e si accorda con il Verona.
Fabio Pecchia – FASE 1

L’epopea di Pecchia comincia con un 4-1 casalingo contro il Latina, punteggio che ritornerà più tardi. Il 433 schierato prevedeva Souprayen terzino sinistro, Romulo mezz’ala, Bessa mediano-play e Fares ala sinistra.
Il tabellino: Nicolas; Pisano, Bianchetti, Caracciolo, Souprayen; Romulo, Bessa, Fossati (dal 27′ st Greco); Luppi (dall’11’ st Zuculini), Pazzini (dal 1′ st Gomez), Fares. Marcatori: 11′ pt Luppi, 12′ pt Nicolas (aut.), 17′ pt Pazzini, 23′ pt Bessa, 38′ st Gomez.
Ahimè non possiamo soffermarci su ogni partita del biennio di Pecchia, però la prima è già ricca di chicche:
- gol del ‘pirata’ Davide Luppi
- il cambio Pazzini-Juanito Gomez ad inizio ripresa
- il ruolo centrale dell’ex primavera milanista (ed interista) Marco Ezio Fossati che forse ricorderete per la doppietta nella vittoria esterna allo Spezia o più probabilmente ricorderete per il calcione involontario rifilato a un compagno di squadra in una Roma-Verona.
Quarantuno punti nel girone d’andata fungono da grimaldello e aprono gli orizzonti verso un ritorno in A, Romulo-Valoti-Bessa-Pazzini sono gli assoluti protagonisti di un calcio propositivo e a tratti spregiudicato. Alla 9° giornata l’Hellas vince ad Ascoli 1-4, alla 10° 3-0 con la Pro Vercelli (con un Bessa extralusso), alla 13° ancora 1-4 a domicilio stavolta dello Spezia, ma viene anche sconfitto per 0-4 col Novara alla 14° e per 5-1 col Cittadella alla 15°. Fabio Pecchia ne ha abbastanza di queste montagne russe e nel girone di ritorno blinda la difesa e procede a gambe elevate verso il pecchismo. Quaranta gol segnati e 23 subiti nel girone d’andata, solo 24 segnati e 17 subiti in quello di ritorno; il tutto con Pazzini che chiuderà la stagione come caponnoniere della serie cadetta con 23 marcature.
{Soltanto 1 dei 40 gol incassati è stato realizzato da Chicco Macheda, ora ad Atene grazie al fortunato progetto Erasmus+ e francamente non vederlo in Serie A è materiale per la pagina facebook… “e purtroppo sono episodi che fanno male al calcio”}.
La Partita da ricordare assolutamente del girone di ritorno è il derby veneto della 39° giornata.
L’Hellas ha bisogno dei 3 punti per la promozione senza playoff, il Vicenza ne ha bisogno per provare ad evitare la retrocessione. Siligardi sblocca il match col suo mancino, i vicentini non ci stanno e iniziano a macinare calcio e la ribaltano con un gran gol di Bellomo (ma vi ricordate quando sembrava non si potesse giocare a calcio senza Nicola Bellomo, che bei tempi) e con una zuccata di Esposito su corner. Il Vicenza commette l’errore di lasciare in vita gli avversari sprecando un paio di contropiedi e nel finale succede di tutto. Al 89′ Daniel Bessa trafigge dai 25 metri il portiere Vigorito, autore di una grande prestazione, e poi Romulo con una prodezza volante al 95′ fa impazzire il Bentegodi. Nelle restanti 3 giornate bastano 5 punti per guadagnarsi il 2° posto che significa ritorno nella massima categoria.
Fabio Pecchia – Fase 2

Dicevamo prima degli obiettivi dell’operazione segreta:
1) salvare una squadra in una massima serie calcistica provando a non segnare gol;
2) cambiare il maggior numero di ruoli ai giocatori in campo;
3) lasciare il più possibile basito il mondo del calcio.
Il punto 2 lo analizzeremo successivamente, il punto 3 invece ha un forte legame con l’inizio della seconda stagione e nello specifico nel ritiro del Luglio 2017.
Antonio Cassano, dopo l’infelice ritorno alla Sampdoria, decide di ripartire da Verona. Dopo aver collezionato 0 presenze nel 2016-17 la forma fisica latita e in un’estate nebulosa si ritira per poi ripensarci un paio di volte, salvo poi districare la matassa e appendere definitivamente (almeno per ora) gli scarpini al chiodo. La coppia d’attacco Cerci-Cassano non s’ha da fare! In compenso nel girone di ritorno Pecchia regala al mondo del calcio l’iconica coppia Ryder Matos-Moise Kean.
Trentadue giocatori utilizzati in stagione, tra cui (non) spiccano: Lubomir Tupta punta slovacca del ’98 scaligero dal 2015 con 24 presenze e 2 gol in tutto. Enrico Bearzotti ala del ’96 con 28 presenze in D e 49 in C prima di approdare inspiegabilmente in Serie A con l’Hellas dove colleziona 6 presenze per poi registrarne 1 sola in B col Cosenza l’anno dopo e successivamente tornare in C con Monza prima e Modena ora. Simone Caivano ex primavera del Milan, uno “Sturaro dei poveri” ora alla Juve Stabia. A Gennaio arrivarono i 5 samurai della salvezza: 1) il ritorno di Deian Boldor, centrale rumeno che non lasciò propriamente il segno nelle sue 11 presenze complessive in maglia gialloblu. 2) Jagos Vukovic 2 metri circa di centrale serbo inspiegabilmente svincolato attualmente. 3) Bruno Petkovic, ora inamovibile nella splendida Dinamo Zagabria e nella rosa della nazionale, aka Ibrahimovic se non fosse così rilevante segnare nel gioco del calcio. 4) quel fuoriclasse di nome Ryder Matos (fermi fermi lo so cosa state per dire “14 gol in 174 partite sono un po’ pochini per un attaccante”, sapete come vi rispondo? Aridi, ecco cosa siete). 5) Lee Seung-woo il baby fenomeno coreano della cantera blaugrana ora in forze al St. Truiden in Belgio.

L’annata di Serie A 2017-18 inizia con 14 gol subiti, 1 realizzato (su rigore da Pazzini a 7′ dalla fine sul punteggio di 0-3 in casa col Napoli) e 1 punto in classifica dopo 6 giornate. La terza di campionato è una di quelle domeniche pomeriggio in cui siamo costretti a credere ad una Fiorentina formato Champions, evento in cui ciclicamente ricadiamo ogni paio d’anni circa, lo 0-5 a Verona è a dir poco roboante. Partita in cui addirittura Bruno Gaspar sembra adatto a grandi palcoscenici (ancora provo a giustificare il mio esoso esborso per lui al fantacalcio), anche se una delle pochissime occasioni dell’Hellas deriva da un errore del terzino angolano messo però in difficoltà da quel fenomeno chiamato Fares.
L’anno di A è comunque un anno di alti e bassi, come quello di B, e nei giorni che vanno dal 13 al 23 dicembre 2017 c’è la sublimazione delle montagne russe scaligere. Il 13/12/17 un Verona rimaneggiato perde 3-0 col Milan in Coppa Italia. Il 17/12/17 in campionato si prende la rivincita sui rossoneri battendoli 3-0 al Bentegodi e il 23/12/17 perde 4-0 a Udine.
Uno di quei giorni in cui tutto sembra possibile. L’apoteosi di Fabio Pecchia da allenatore dell’Hellas è sicuramente il 3 a 0 sul Milan. Un Milan sì in difficoltà, era subentrato Gattuso, ma comunque una squadra prestigiosa che nuovamente cade a Verona. Bessa e Kean sembrano due giocatori pronti al grande salto, la difesa rossonera sembra quasi inadeguata alla categoria nonostante presenti una coppia di centrali di tutto rispetto, Bonucci-Romagnoli.
Dopo il trionfo ai danni del Diavolo arrivano 4 sconfitte in fila: Udinese, Juventus, Napoli e Crotone. 12 gol subiti e 1 segnato, e grossomodo 13 tiri in porta complessivi, di cui solo 6 in porta in 4 partite. Un’altra grande vittoria del pecchismo militante. Le richieste di esonero da parte dei tifosi si fanno sentire sempre più pressanti e l’Hellas è chiamato a una risposta. Domani alle ore 15, sotto un sole battente, è attesa al Franchi. Come abbiamo visto all’andata finì con un rutilante 0-5 in favore dei viola. Anche la Fiorentina ha voglia di rivalsa dato che non vince in casa da 2 mesi. Ricordo i messaggi con gli amici nel pregara, ero l’unico a difendere Pecchia e credere ancora in lui, non so se era bastiancontrariesimo o cosa, ma avevo iniziato a crederci per scherzo e alla fine mi ero convinto, non capivo se ero in una distorsione o ero davvero l’unico a vedere di buon occhio le sue proposte interessanti (anche se un po’ sbilenche).
El partido del siglo si apre con un salvataggio sulla linea per l’Hellas che non parte propriamente bene, un colpo di testa di Vukovic su cross di Romulo incalana tutto su ben altri binari. La difesa bassa e i contropiedi sistematici fatti partire da Romulo o Matos, con Kean come sfogo pagano dividendi e confermano la validità del piano partita. É proprio il talento di Seabra a scappare a Veretout e con un colpo di biliardo (o di fortuna se siete aridi) a servire l’assist a Kean. L’attuale punta dell’Everton firma la doppietta sempre in contropiede nel secondo tempo e va pure vicino ad una rete spettacolare su lancione di Fares {forse proprio quel giorno ribattezzato genialmente dal mio amico Egon “Fares per fermare il declino”}
Ormai dovreste esservi abituati al sali e scendi di questa gestione e non dovrebbero stupirvi le successive 3 sconfitte in successione.
La vittoria nel derby dà ossigeno, che si esaurisce con 27 gol subiti e 4 realizzati nelle ultime 11 di campionato che portano ben 3 punti. Se c’è una cosa che si impara con Pecchia è la fine dell’egemonia dei cliché. Basta vittorie accompagnate da “queste vittoria darà morale per lavorare meglio”oppure “adesso può partire un filotto” o sconfitte seguite da “nella prossima giornata ci rifaremo”, niente di tutto questo e i risultati randomici fioccano. Il tutto senza un cannoniere, da sempre definito essenziale per salvarsi in Serie A per le medio piccole. Risultati e matchup del girone di andata totalmente ribaltati nel ritorno.
L’allenatore gialloblu dopo il decisivo KO con la Spal: “L’autogol ci ha fatto crollare. Sapevamo sarebbe stato un anno complicato: qui io mai amato, ho commesso errori ma ho sempre creduto nel gruppo. Prima contestazione dopo un pareggio a Crotone. Processo su di me iniziato 20 mesi fa prima che il fatto venisse compiuto. Io ho commesso errori madornali, ma mi sono sempre assunto le responsabilità, ho sempre creduto nel gruppo. Le assenze per gli infortuni hanno pesato. Non è il momento di parlare dell’anno prossim[…]”.
Setti: “Inutile esonerare ora Pecchia!” Parole di resa anche quelle del presidente del club, Maurizio Setti: “Purtroppo il campo decide, oggi abbiamo toppato per l’ennesima volta contro una diretta concorrente – ha ammesso – Non abbiamo giocato bene contro le dirette concorrenti, le cose le abbiamo fatto nel miglior modo possibile. Pecchia? Ha portato avanti il suo compito, inutile cambiare adesso a tre giornate dalla fine. Sinceramente ho una filosofia sugli allenatori, credo che non ha grande senso cambiare. Se lo spogliatoio lo abbandona l’ho fatto una volta nella mia carriera da presidente, il mister ha dimostrato sempre grande voglia. La storia dice che quando cambi tecnico non va sempre bene, la responsabilità è anche mia. Abbiamo sbagliato tutti, oggi fare processi al passato non serve più. Dobbiamo riorganizzarci, l’importante che la società sia sana”.
L’Hellas gestì in modo egregio la stagione, dando un segnale di una società ben gestita (e forse non è un caso che Juric l’ha portata così in alto nel ’19-’20) la scelta di non dare in pasto il capo di Pecchia non è banale, così come non lo è colpevolizzarsi direttamente sul mercato. Ci vorrebbe coaraggio nel dire che quella rosa aveva chance di salvarsi e fu un mezzo miracolo arrivare 19esimi. Un’annata partita col tran tran di Cassano e conclusasi con l’ovvia retrocessione.
Capita che alcune squadre retrocesse diventino feticci per i cultori della Serie A (e magari anche dell’angolo tattico del podcast Vox2Box). E’ il caso dei 13 punti dell’Ancona 2003-04, del Venezia 1999-00 della meteora Hiroshi Nanami e del bomber Pippo Maniero o ancora del Carpi di Zaccardo capitano e Kevin Lasagna davanti. Questo onere-onore quell’anno è toccato al Benevento, grazie a un girone di ritorno instant cult guidato da De Zerbi, con Guillherme nella sua versione più Maradoniana, la surreale media gol dello Sceicco Diabate, gli arrivi di Sagna e Sandro e un Brignola tarantolato. Dunque ricordare quello straordinario progetto di Fabio Pecchia è doveroso, aver cambiato circa 6 ruoli a Fares, 3 a Bessa e 4 a Valoti lo è stato altrettanto.
Il perpetuo modificarsi delle formazioni schierate si coniuga perfettamente con la dicitura #FarePerFermareIlDeclino, cioè agire, adoperarsi per evitare la retrocessione; che poi con una consonante in più è esattamente il soprannome dato a Fares da me e il mio amico quella domenica pomeriggio. Pazzini panchinato tutto l’anno perché “pensa solo al gol” citando Pecchia, nonostante un attacco a dir poco stantio, è la pennellata del maestro da Ponza. D’altronde i grandi artisti vengono apprezzati solo lustri dopo la loro dipartita, in ambito calcistico potremmo dire dopo *l’addio (video qui sotto cvd) e il Pecchismo merita ragionevolmente un esito diverso.
Dopo i titoli di coda

Talvolta dopo i titoli di coda c’è una una scena bonus e al termine di questo film il nostro eroe impegnato in una missione impossibile si riscopre vivo dopo un finale al cardiopalma dove sembrava spacciato.
Si rialza dolorante, si pulisce i vestiti impolverati dalle macerie sotto cui era finito e si dirige ad Est con una musica tipicamente nipponica, una transizione ad effetto con la scritta “mesi dopo” ci trasporta in un appartamento che capiamo essere in Giappone. Lui con la barba fatta si guarda allo specchio e realizza di essere pronto per la nuova avventura, è tempo di allenare l’Avispa Fukuoka, squadra della Japan League Division 2.
Fabio Pecchia torna dalla terra del Sol Levante dopo una manciata di mesi perché è pronto per il sequel, il ritorno in Italia, alla guida della Juventus U23 in Serie C e poco importa se le vittorie sono solo 7 in 26 giornate di campionato perché le vette a cui punta il Pecchismo sono da sempre ben altre.

Classe 1996 romano laureato in “Letteratura musica e spettacolo” all’Università Sapienza. Ha lavorato per Radio Kaos, Mondo Radio e Radio Popolare Roma 103.3, ha scritto e scrive per vari siti online di calcio e basket come nbapassion.com, footbola.