Abbiamo parlato della finale più bella e più lunga della storia di Wimbledon insieme a una delle nostre penne preferite
È emblematico e paradossale che una finale di Wimbledon giocata per cinque ore (ad un livello raggiunto da pochissimi nella storia) si concluda con una stecca. A steccare sul match point del serbo è Roger Federer, che mette fine alle ostilità e consegna a Djokovic la coppa più ambita da ogni tennista, fin dal primo giorno di allenamento.
Il match di ieri è stato senza dubbio il più bello del decennio, per non incappare in paragoni scomodi con ere e tennis diversi. La battaglia tra le teste di serie 1 e 2 del tabellone ha generato una mole di considerazioni e discorsi enorme, che ben restituiscono la portata planetaria dell’evento.
Abbiamo commentato questa finale Wimbledon, durante un coffee break, con Paolo Condò, volto di Sky e penna sportiva tra le più competenti d’Italia.
Paolo ieri hai commentato su Twitter la finale. In uno dei commenti hai messo un pezzo del famoso monologo di Roy Batty in Blade Runner. Il film è ambientato nell’autunno 2019, quindi tra qualche mese. Forse il replicante di Ridley Scott ci stava parlando proprio della finale di ieri?
(Ride) Beh naturalmente sì, perché la finale di ieri è stata una della dieci cose che ricorderemo e racconteremo per sempre, Roger e Novak sono state le nostre navi da combattimento in fiamme. Abbiamo assistito ad uno spettacolo assoluto dal punto di vista tecnico ovviamente, ma anche emotivo. Interagendo sui social durante la finale avevi davvero la sensazione che tutto il mondo stesse guardando la partita.
Paolo Condò
In questo senso le interazioni e i commenti a caldo ci hanno restituito un evento che è stato qualcosa di più di una finale Slam, abbiamo assistito ad uno scontro tra fazioni, tra due ideologie: quella dell’estetica scintillante ed offensiva dello svizzero, e quella della solidità pragmatica del serbo.
Possiamo dire che sono tre, perché Nadal deve essere incluso in questo discorso. Stiamo assistendo ad una fase irripetibile per la storia del tennis con tre atleti di livello assoluto. E il discorso sulla loro costanza, sulla loro durata, va quasi a superare quello sulla loro bravura. Ieri è stata anche, come dicevi tu, uno scontro di stili e tra due fazioni. Come ci sono gli amanti dell’Ajax e quelli dell’Atlético Madrid, anche se nel tennis il rispetto tra queste due fazioni è più solido. Ed è più solido perché ovviamente nel tennis la fazione degli esteti è anche quella di chi (per ora) ha anche vinto più Slam di tutti.
Infatti anche le statistiche, per quanto lascino il tempo che trovano, ci aiutano a capire la portata del match di ieri. Federer a quasi 38 anni ha colpito un vincente o un ace ogni tre minuti, eppure non è riuscito a vincere.
E questo ci spiega anche la grandezza della partita di Djokovic. Da poco, parlando con Ivan Ljubičić (ex n.3 ATP, ora coach di Federer) mi chiese di provare ad indovinare quale fosse la percentuale di punti vinti da Nadal in tutte le edizioni del Roland Garros. Ovviamente avendo perso solo due partite in quindici edizioni, provai con una percentuale altissima. Mi rispose sorridendo che non arrivava al 60%. Io rimasi stupefatto. Questo ci fa capire quanto sia fondamentale, nel tennis, non vincere più punti ma vincere quelli decisivi. Allo stesso modo anche ieri questo aspetto è stato decisivo: Djokovic ha vinto perché ha dominato nei tie-break. La capacità di concentrazione che hanno questi due, o meglio questi tre, non è umana. In tutti e due gli sfidanti ovviamente, ma in Djokovic ancora di più. Abbiamo visto Jordan sbagliare tiri decisivi, abbiamo visto Baggio sbagliare il rigore decisivo, loro invece danno veramente la sensazione di non sbagliare mai. E questo è incredibile.
La statistica più significativa da questo punto di vista è questa: tre tie-break giocati, zero errori gratuiti commessi da Djokovic, undici da Federer.
Senza dubbio la chiave della vittoria, l’ha vinta proprio in quei momenti.

Stiamo vedendo il tennista più solido, più completo della storia del tennis?
(Grosso sospiro di riflessione) Non lo so, non lo so. È nell’olimpo dei più forti di sempre, di sicuro. Ci sono stati anni però in cui Borg è stato una macchina da punti devastante, c’è stato un periodo di Agassi per cui vale lo stesso discorso. Se per Federer penso ci si possa poggiare di più sul profilo dei McEnroe e dei Sampras, soprattutto sul secondo come tipo di giocatore, per Djokovic ce ne sono diversi come metro di paragone, e lui li ha superati tutti in quanto a longevità e a capacità di vittoria. Perché considerando lo stato di forma attuale e l’età, Djokovic ha la possibilità di diventare il più vincente della storia. Questo è dovuto anche al fatto che, oltre a Roger e Rafa, non ci sono altre valide alternative per una vittoria Slam. In questo senso sta mancando una Next Gen che fatica a sbocciare definitivamente nei tornei a cinque set. Per questo non sembra ad oggi ipotizzabile un Djokovic sconfitto da Zverev, da Tsistipas o da Thiem nell’immediato futuro. Se negli altri sport abbiamo i Leclerc, i Mbappé che danno la sensazione che manchi pochissimo alla definitiva consacrazione, nel tennis questa sensazione non ce l’abbiamo ancora.
Tra dieci anni, con i tre fuoriclasse in pensione, ipotizzando il serbo con più titoli dello Slam di tutti, lo considereremo definitivamente all’altezza di quei due? O avremo comunque la sensazione che sia stato ‘solo’ il più vincente?
Dal punto di vista del valore assoluto, Djokovic vale già Federer e Nadal. Mentre dal punto di vista dell’immaginario popolare non supererà mai Federer. E nessuno ci riuscirà mai secondo me. Perché lo stile, la classe, l’eleganza dello svizzero sono e saranno irripetibili. E la gente è innamorata proprio di questa armonia. Micheal Jordan è il miglior cestista di sempre ma non perché ha vinto tanto, Muhammed Ali non è il pugile più vincente di sempre eppure è considerato il più grande pugile e sportivo della storia. In questo senso Federer è il più grande perché ha rappresentato e continua a rappresentare l’archetipo del tennista armonioso, bello, elegante.
È possibile che questo immaginario sia esaltato anche da questo tipo di sconfitte? Empatizziamo di più con Federer perché ha perso partite storiche come questa, sprecando tanto? È questa imperfezione a farcelo amare ancora di più, a farcelo sentire più vicino a noi?
Secondo me no, il perché amiamo Federer è descritto alla perfezione da David Foster Wallace. Lo amiamo per quelli che lui chiama i momenti Federer, in cui lui domina il tempo come in Matrix e trova il timing perfetto per il colpo. Amo Federer perché lui parla direttamente al mio bisogno di perfezione, capisci? Lui parla alla mia imperfezione e le spiega che una perfezione è possibile. Magari non è possibile in maniera costante per cinque ore come ha dimostrato ieri, ma in brevissimi momenti ripetuti quasi all’infinito sì. Per questo tra qualche anno ci ricorderemo ovviamente la vittoria mostruosa di Djokovic, ma ci ricorderemo anche e forse in egual misura i colpi che ha offerto lo svizzero, arrivando con quel gioco paradisiaco a sfiorare il titolo.
Tra poco più di un mese iniziano gli US Open, è possibile per lo svizzero digerire una sconfitta di questa portata in un mese soltanto? Come vedi la griglia di partenza dell’ultimo Slam della stagione?
Penso che le possibilità di vittoria di Federer in uno Slam siano perlopiù legate a Wimbledon, gli altri Slam sembrano davvero troppo faticosi. Ora vedo più avanti Nadal e sopratutto Djokovic: lo US Open sembra essere cucito su misura sulla sua tipologia di tennis. Per questo penso che quest’anno il Roland Garros sia stata una occasione mancata per il serbo per fare il grande Slam, che lo avrebbe consegnato alla storia.
Dopo qualche altra considerazione ci salutiamo, soddisfatti entrambi delle riflessioni prodotte. Grazie del tuo tempo e per la chiaccherata, Paolo, a nome di tutta la redazione di Crampi.

Per sempre grato al serve and volley, al piano sequenza e al doppio passo.