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Fino al Palazzo | Il libro sulla Storia del Sarrismo | Crampi Sportivi

Fino al Palazzo | Il libro sulla Storia del Sarrismo

E’ il 22 aprile del 2018. Sono circa le 22:30, e probabilmente fino a quel momento nessuno dei ragazzi di “Sarrismo – Gioia e Rivoluzione” era pienamente consapevole di cosa stava accadendo dinanzi ai propri occhi.

Sì, perché quel pallone spedito in rete da Koulibaly all’Allianz Stadium di Torino ha avuto un effetto definito: deflagrare una piazza e far tremare il Palazzo. Ha infiammato quel “sogno nel cuore” cantato dai tifosi azzurri, ha fatto crollare di schianto l’avversario di sempre, simbolo di un potere dominante e percepito come pressoché invincibile: la Juventus.

In altre parole, dava tremendamente forma e sostanza all’idea Sarrismo e alla rivoluzione che portava in grembo.

Una vittoria che però è stata nient’altro che l’inizio della sconfitta, perché a poco più di un anno di distanza, il Palazzo è ancora lì intatto, Sarri è al Chelsea, il Napoli si avvia a concludere una stagione eufemisticamente indecifrabile.

Cosa resta dunque di quel triennio magico? Cosa sopravvive del Sarrismo, e di quel calcio capace di incantare l’Europa intera.

“Fino al Palazzo”, libro ideato proprio dalla pagina Sarrismo – Gioia e Rivoluzione, risponde proprio a queste domande. E lo fa a modo suo, trascendendo l’epica sarriana e allo stesso tempo rifuggendo una semplicistica cronistoria celebrativa dei meriti del tecnico di Figline Valdarno.

Letto d’un fiato, colpisce l’autenticità della scrittura e dei pensieri che la animano.

Pensato prevalentemente per coloro i quali, come tifosi e simpatizzanti napoletani, hanno vissuto i giorni del Comandante senza filtri o distanze geografiche a distorcerne il messaggio fondante della bellezza del gioco, restituisce tuttavia anche uno spaccato sociale di una Napoli-città lontana dagli stereotipi o dall’antiepica vaneggiante di Gomorra.

Dall’arrivo di Sarri a Napoli fino alle notti magiche di Champions contro City e Real Madrid, passando per i (numerosi) momenti di rottura col presidente De Laurentiis, il merito del libro è senza dubbio quello di evidenziare gli stadi della rivoluzione sarrista senza il timore di “guardarsi allo specchio”.

Napoli ha prodotto per lo più squadre di calcio perdenti ed operaie. (…) Il popolo napoletano ha sempre cercato nella squadra della città un riscatto agli occhi di un paese dal quale si è sempre sentito depredato. Negli anni ha alimentato un rumoroso risentimento canalizzato nell’odio domenicale per le squadre del Nord

Dal libro Fino al Palazzo

Qui si consuma la prima fase della rivoluzione sarrista: Napoli, forse per la prima volta nella sua storia calcistica, impara ad amare la squadra della propria città attraverso la bellezza del gioco di Sarri.
Uno scatto in avanti epocale, che poi ha generato vittorie, consapevolezza dei propri mezzi, competitività, e tutto il pathos di un sogno che la lotta al vertice porta in sé.

Il secondo momento dell’Internazionale sarrista sa di blasfemia, ma è pura realtà. Il “rovesciamento” di un idolo come Maradona è probabilmente la fase cruciale del Sarrismo. Dopo due punti in tre partite, Diego tuona: “Il Napoli ha giocato delle partite che mi hanno spaventato: non ha gioco, non ha una difesa che dia la tranquillità per sognare in grande. Così non arriva nemmeno a metà classifica“.

Ciò che è accaduto dopo è storia, e se persino Maradona viene praticamente crocefisso dai fatti, allora possiamo ben comprendere perché inconsciamente Sarri abbia goduto di tutto il credito che la piazza partenopea gli ha riservato.

Custode dei sogni dei tifosi (tuttora il suo nome viene ancora tirato in ballo dagli striscioni del San Paolo), nell’immaginario collettivo Sarri diviene presto il “Comandante”.


Striscione Sarri uno di noi San Paolo
“La Bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della Bellezza” – A. CAmus

Sarri e Napoli, dunque. Uno bisognoso dell’altro.

Si completano vicendevolmente e si incontrano metaforicamente su un campo di calcio per tentare un’impresa che, da separati, nemmeno avrebbero concepito mai.

Ma c’è molto, molto di più: Sarri è anche la rappresentazione di una Napoli che lavora tanto, lavora sodo, e finalmente può rincorrere il sogno di affermarsi con la dignità dei mezzi in suo possesso.
Sarri è anche colui che nella sua vita ha sempre rifiutato compromessi, anteponendo i suoi ideali ad ogni altra cosa: persino alla propria carriera o alla sua immagine. Ma alla fine è arrivato comunque al top del calcio europeo.


Questo è Maurizio Sarri

Il terzo e ultimo step della rivoluzione Sarri narrata nel libro Fino al Palazzo, si compie il 29 gennaio 2018, quando alla stampa l’allenatore ammette: “Il nostro obiettivo è la Bellezza”.

Tifo, giocatori e presidente, nessuno fiata in quell’istante.

Con un’inversione radicale di ogni paradigma sportivo esistente, il Comandante aveva compattato tutti dietro la sua idea di (bel) calcio, la stella polare che condurrà fino al Palazzo.

Tutto l’ambiente partenopeo si riscopre “Popolo” capace di “fare le cose insieme”: d’improvviso cade ogni separazione tra squadra e tifosi. Una magia che forse potrebbe essere spiegata solo da chi l’ha vissuta dall’interno, da chi è stato sarrista e lo è stato a Napoli in quei tre anni.


Sarrismo come stato dell’essere

Quindi, tornando ad una delle domande iniziali: cosa rimane ora di quella rivoluzione?

Della rivoluzione rimane senz’altro un ricordo, un’emozione, un lampo nella memoria collettiva di una, sin ad allora, intorpidita intelligenza emotiva calcistica partenopea. Ed era dai tempi di Maradona che ciò non accadeva con le stesse proporzioni.

Con un’unica grande, enorme, differenza: col Pibe sono stati vinti trofei; con Sarri non si è vinto nulla.

Qualora questo non bastasse ancora a far comprendere la portata di un fenomeno come il Sarrismo a Napoli, ci pensa allora il libro “Fino al Palazzo” e la e sua paradossale celebrazione di una sconfitta “ma con tanta poesia dentro“.

E siccome lo sport, in particolar modo il calcio, porta sempre, prima o poi, a ridisegnare la propria geografia emotiva, Fino al Palazzo è un libro che serve a non perdersi e a non dimenticare quell’intreccio di emozioni che ha portato tante persone a sentirsi un unico popolo.

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