Giro 2022: il meglio deve ancora venire

Nonostante con l’arrivo sul Blockhaus la Corsa Rosa sia giunta al giro di boa dell’Edizione 105 e seppure i corridori abbiano già affrontato tappe del calibro della salita del Monte Etna e del Blockhaus, le giornate di gara più interessanti, e decisive per la vittoria finale, devono ancora essere affrontate.

E dato che “il meglio deve ancora venire”, il giorno di riposo per il gruppo ci offre la possibilità di speculare su quali piloti hanno la reale possibilità di vincere la classifica generale e quali saranno le tappe decisive.

I FAVORITI

Fin dal giorno zero del Giro n.105 si sapeva che senza Tadej Pogačar , Primož Roglič o Egan Bernal nella lista di partenza la battaglia sarebbe stata apertissima. Non si vedeva un Grand Tour cosi incerto dall’edizione 2020 del Giro, giustappunto ultimo Grand Tour non vinto da uno dei tre “fenomeni “sopracitati,  conclusosi con il trionfo Tao Geoghegan Hart  di poco su Jai Hindley.

Alla luce del ritiro di Miguel Ángel López e delle prove, fin ad oggi, non in linea con le aspettative di Tom Dumoulin, Yates e Giulio Ciccone ad oggi per la vittoria la maglia rosa, con ancora oltre dieci tappe da correre, sono in corsa una decina di corridori; senza nulla togliere a Juan Pedro Lopez Perez, Jai Hindley e Guillaume Martin, i principali indiziati per la vittoria finale sono Carapaz, Bardet, Aleida e Landa.

Carapaz (Ineos Grenadiers)

Presentatosi con i favori del pronostico e con un team a supporto nettamente più forte della concorrenza, che può far affidamento, fra gli altri, su Richie Porte, ex podio al Tour, e Pavel Sivakov, top 10 da Grand Tour, la locomotiva del Carchi al momento non sta mostrando segno di cedimento. Le possibilità di ripetere il colpo del 2019, anche alla luce dei risultati raccolti tra inverno e primavera, stanno aumentando giorno dopo giorno.

Sicuramente non è da sottovalutare la pressione sulle sue spalle e sulla squadra stessa, chiamata a difendere il titolo conquistato da Bernal un anno fa, ma per un corridore capace di salire almeno una volta sul podio in un Grand Tour in ciascuna delle ultime tre stagioni sembra tutto pronto per il bis del nativo di Tulcan.  

Se la carenza di passi di montagna d’alta quota nel percorso del Giro di quest’anno non offre a Carapaz, originario di oltre 3.000 m di altitudine, un grande vantaggio sui suoi rivali, dall’altro canto i pochi chilometri a cronometro, specialità da sempre sofferta, fanno ben sperare i tifosi dell’equadoregno.

Landa – (Bilbao) (Bahrain Victorious)

Per il basco della Bahrain, a 33 anni compiuti, questa è forse l’ultima occasione della carriera per affermarsi in un grande giro. Il roster del team Bahrain, che vanta fra le proprie file Poels, Tratnik, Pello Bilbao e Buitrago, è probabilmente secondo solo al teamIneos e il percorso di questa edizione del giro, disegnato per scalatori puri, si lega bene alle caratteristiche dello spagnolo. Le incognite principali riguardano sia la sfortuna, che ha caratterizzato le ultime partecipazioni conclusosi con due ritiri, sia le gerarchie nel team;  infatti  non è chiaro quale sia il suo ruolo nel piano di gioco di Bahrain Victorious, se avrà un ruolo libero e se verrà chiesto di lavorare per Pello Bilbao. Quest’ultimo infatti ha trascorso anni come gregario per i compagni di squadra Mikel Landa, Jack Haig e Damiano Caruso ma ora, avendo ricevuto il numero di gara del leader della squadra, a differenza del Tour de France dell’anno scorso, dove ha recuperato il nono posto assoluto dopo aver inizialmente supportato il compagno di squadra Jack Haig prima che cadesse, sembra che Bilbao possa davvero avere la possibilità di giocarsi le sue carte da capitano.

João Almeida (UAE Emirates)

Nelle sue prime apparizioni al Giro ha portato a casa un 4° e un 6° posto, a soli 23 anni ha trascorso più tempo in maglia rosa della maggior parte dei corridori in gara, per cui quest’anno il suo obbiettivo sarà il podio. Partito un gradino sotto rispetto a Yates e Carapaz, non potendo vantare doti da scalatore puro, potrà puntare però su un’abilità superiore dei suoi rivali nella prova contro il tempo e una tenacia dimostrata anche durante l’ascesa del Blockhaus di domenica.

Vedremo se il fresco passaggio all’UAE Emirates, team al suo completo servizio in questo giro, e i gradi di unico capitano gli daranno l’iniezione di fiducia per puntare a qualcosa di più di un terzo posto.

Romain Bardet (DSM)

Il francese, ad orami 31anni compiuti, dopo le stagioni migliori nelle quali conquistò due podi al Tour de France, sta ora vivendo una seconda giovinezza alla DSM.

Di recente ha vinto la classifica generale al Tour of the Alps, dal 2013 non vinceva una corsa a tappe, e anche nell’ascesa di domenica ha dimostrato un’ottima condizione.

I pochissimi chilometri a cronometro, suo tallone d’Achille fin dalla giovinezza, e la presenza di numerose discese, specialista assoluto degli attacchi in picchiata, lasciano sperare per il meglio. I principali dubbi riguardano una tenuta che dovrà durare fino all’ultimo giorno, non a caso Bardet spesso è stato etichettato come “contennende” e raramente come “vincitore”, ed un team, fatta ad eccezione per la futura rivelazione Thymen Arensman, meno preparato rispetto a quello dei rivali. Sicuramente i chilometri di salita e discesa per giocare le sue carte non maccheranno in queste ultime tappe, caratterizzate per lo più da grandi salite.

LE TAPPE

L’edizione 105 del Giro, per la gioia degli scalatori puri non avvezzi alle prove contro il tempo, assomiglia molto al sopracitato Giro del 2020, con soli 26 km complessivi di cronometro nell’arco delle tre settimane, ma numerosi arrivi in salita.

Pur superando rare volte quota 2000m, l’ultima settimana è caratterizzata da salite insidiose, prime fra tutte: Mortirolo, Passo di Santa Cristina e Passo Fedaia.

Sabato 21 Maggio – 14a Tappa: Santena-Torino
Lunghezza: 147 km; Dislivello: 3000 metri

Tappa breve ma intensa, non dovrebbe stravolgere la classifica ma se sarà affrontata all’attacco da parte del gruppo potrà far saltare qualche nome fra i big. Già difficile nella sua prima parte, la tappa si giocherà soprattutto nel circuito finale intorno a Torino, che i corridori percorreranno due volte, con le salite di Superga a e del Colle della Maddalena.

Se la salita di Superga è una salita conosciuta nei minimi dettagli, essendo spesso il terreno decisivo della Milano – Torino, lo stesso non si può dire dell’“inesplorato” Colle della Maddalena è un vero e proprio muro, i suoi 3,5km all’8,1% ufficiali nascondono in verità 2 km all’11,6%, con un passaggio al 20%.

Martedì 24 Maggio – 16a Tappa: Salò-Aprica

Lunghezza: 202 km; Dislivello: 5250 metri

I leader dovranno recuperare bene dall’ultimo giorno di riposo. Perché il programma per questa ripresa è terribile, sotto tutti i punti di vista.

Già il nome del Mortirolo, 12,6km al 7,6%, dovrebbe bastare a far segnare a corridori e appassionati questa tappa con la matita rossa, una delle più dure salite al mondo, ma non sarà l’unica difficolta di giornata anzi molto probabilmente il vero campo di battaglia per chi aspira a vincere il giro sarà il Passo di Santa Cristina, con i suoi 13,5 km all’8%, ma soprattutto 6,5 km a più del 10%. La tappa si conclude con una difficile discesa fino al traguardo di Aprica. In vista della crono finale,

gli scalatori puri che aspirano a vincere questo giro dovranno iniziare a mettere secondi fra sé e gli altri fin da oggi.

Mercoledì 25 Maggio – 17a Tappa: Ponte Di Legno-Lavarone

Lunghezza: 168 km; Dislivello: 3730 metri

Tappa che, seppur con minore dislivello inferiore rispetto alla sedicesima e la ventesima tappa, potrebbe diventare il vero spartiacque di questa edizione del Giro. L’inizio è subito in salita, ideale per una fuga da lontano, negli ultimi 30 km sono previste due salite di prima categoria, il Passo del Vetriolo, 11,8 km al 7,7%, e il Monterovere una salita di 7,9 km al 9,9%, senza tregua, via via sempre più difficile con passaggi al 15%.

Considerando che i corridori inizieranno questa diciassettesima tappa con ancora nelle gambe lo sforzo degli oltre 5000 m di dislivello del giorno precedente ma con la possibilità di recuperare le fatiche nella 18 tappa, riservata ai velocisti, la 17 tappa è l’occasione ideale per i corridori che devono recuperare qualche secondo e che entreranno nel picco della condizione nella terza settimana.

Sabato 28 Maggio – 20a Tappa: Belluno-Marmolada Passo Fedaia

Lunghezza: 168 km; Dislivello: 4490 metri

La tappa regina da quasi 4.500 m di dislivello, con un trio di classiche salite dolomitiche, il Passo San Pelelgrino,18,5 km al 6,2%, il Passo Pordoi, 11,8 km al 6,8%, Cima coppi con 2239m, e infine il Passo Fedaia, 14 km al 7,6%.

Nonostante non sia la Cima Coppi, il Passo Fedaia, è sicuramente una tra le più, se non la più ostica salita di questo Giro. La pendenza media degli ultimi 6 km è di circa il 12%, con la salita che raggiunge il 18% nei tratti più ripidi. Arrivando alla fine di una tappa che comprende quasi 4.500 m di dislivello, potrebbe essere qui che il Giro si deciderà.

In breve, questa è l’ultima occasione per gli scalatori, in vista della cronometro del giorno successivo.

Domenica 29 Maggio – 21a Tappa: Verona-Verona

Lunghezza: 17,4 km; Dislivello: 280 metri

Seppur di chilometraggio ridotto, la cronometro finale prevede una piccola salita, circa 4km al 5%, che creerà non poche difficoltà ai corridori, soprattutto agli specialisti della disciplina.

Se da un lato sarebbe sorprendente se i big perdessero più di un minuto, visti i soli 17 km, dall’altro canto le cronometro finali ci hanno abituato a colpi di scena dovuti anche alla fatica accumulata nelle tre settimane, soprattutto se le differenze la sera della 20 tappa, non saranno troppo grandi.

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