Per descrivere chi è Hamed Junior Traorè bisogna andare al 70′ circa di Empoli-Napoli, 3 aprile 2019
C’è un momento in cui gli ospiti cercano di impostare l’azione a centrocampo, Koulibaly appoggia di testa non benissimo a Mertens, che prova a darla a Fabian Ruiz. In mezzo al belga e allo spagnolo, entrati da pochi minuti, troviamo Traorè, che fino a quel momento ha corso per tre ma ha ancora la lucidità per intuire l’azione.
Il giovane dell’Empoli si mette sulla linea di passaggio di Mertens, allunga la gamba e intercetta, togliendo palla dalla disponibilità di Ruiz.
Traorè, nonostante sia in allungo, si rialza subito e si ritrova al centro esatto del campo, in una situazione di possibile contropiede 3 vs 4. Non ci pensa nemmeno un secondo, prende in controtempo la difesa del Napoli e la serve in verticale con un filtrante precisissimo sulla corsa a Farias. Il brasiliano si presenta davanti a Meret ma il portiere nega il gol (che sarebbe arrivato da un assist sontuoso).
Si dirà che il Napoli a Empoli è andato in gita perché già con la testa all’Arsenal (e probabilmente è vero ), ma la prestazione di Traorè contro una delle squadre più forti della Serie A, certifica il talento e il potenziale dell’ivoriano.
Ci sono ancora dei dettagli da limare, ma non dimentichiamoci che stiamo parlando di un calciatore nato il 16 febbraio del 2000 e titolare da subito in Toscana.
Ha avuto alti e bassi in questa stagione, la prima in A e la seconda tra i professionisti, ma col Napoli ha dimostrato di essere uno dei giocatori più interessanti in Italia e probabilmente in Europa.
L’azione del passaggio a Farias è intelligenza e velocità d’esecuzione, due caratteristiche imprescindibili per un centrocampista moderno.
Traorè rischia di diventare un calciatore che l’Italia non si merita. Siamo talmente abituati ai luoghi comuni sui centrocampisti – figuriamoci su quelli africani – che potremmo lasciarci sfuggire l’occasione di goderci finalmente una mezzala di alto livello.
Traorè invece abbina un discreto fisico a una tecnica importante, oltre a una visione di gioco da registra o da trequartista. E qui nasce il primo interrogativo: qual è il suo ruolo?
Ha iniziato in Primavera da ala destra segnando diversi gol, poi ha esordito in Serie B col dubbio se fosse un esterno o un trequartista. È stato provato da seconda punta e in un ruolo ‘alla Sneijder‘ dietro Caputo e Donnarumma, poi si è trasferito definitivamente a centrocampo.
La risposta? Una mezzala, per adesso.
Le caratteristiche per fare bene in tutti i ruoli sulla linea mediana non gli mancano di certo, ha l’attitudine giusta per essere plasmato in diverse posizioni. Parafrasando una celebre pubblicità, Traorè è buono qui, è buono qui.
È buono in interdizione, è buono in impostazione. Fateci caso: è uno dei giocatori dell’Empoli che conta più contrasti a fine partita. Da quando è tornato Andreazzoli l’Empoli è di nuovo la ‘piccola che vuole imporre il proprio gioco‘, come è consueto ormai sentir dire. Non di rado totalizza più possesso palla degli avversari, ma con la pecca dell’impreparazione dopo la perdita del pallone.
Traorè in questo senso aiuta con la sua già matura lettura delle fasi di gioco e senso della posizione utile nelle fasi di intercetto (vedi azione contro il Napoli).
Il ragazzo non disdegna il tackle. Il suo atletismo gli permette di recuperare la sfera in scivolata anche quando sembra in ritardo, i tempi di intervento paiono da difensore, non da ex ala. Tiene botta e rimane in piedi, facendo leva su un fisico non statuario ma granitico, sul quale si può comunque lavorare.
Nelle interviste e mentre cammina per Empoli col cappuccio della felpa calato sulla testa è un timidone, ma in campo si trasforma.
Per quanto concerne la costruzione del gioco, Traorè è uno dei centrocampisti più ‘europei‘ della Serie A. Innanzitutto è ambidestro e può tirare ogni tipo di calcio piazzato.
L’Empoli di Andreazzoli, squadra di stampo offensivo, gli permette di ricevere molti palloni nel mezzo del campo, grazie al fraseggio coi colleghi Krunic e Bennacer (due sottovalutati eccellenti). Una dinamica che è quanto di più naturale possibile per le trame azzurre.
Traorè non è un dribblatore seriale, sebbene talvolta si lasci andare alla finta da campetto o al tocco con la suola. Se salta l’uomo lo fa perché sa spostare bene il corpo in relazione all’andamento dell’azione. Sotto questo punto di vista, è un calciatore intelligente.
Il pressing alto dell’Empoli con Andreazzoli fa sì che l’ivoriano recuperi palla nei pressi del cerchio di centrocampo e crei superiorità numerica. Al momento del passaggio, specialmente se si tratta di una verticalizzazione, Traorè sbaglia pochissime volte. Sa pure prendersi i suoi tempi, una delle sue skills è la famosa pausa da centrocampista spagnolo o sudamericano: alza la testa, aspetta gli inserimenti dei compagni e via. Ne sa qualcosa un altro empolese che meriterebbe un pezzo a parte, Giovanni Di Lorenzo.
Non è tutto oro quello che luccica nel gioco dell’ivoriano, ed è auspicabile, visto che parliamo di un 19enne.
Le statistiche parlano per lui: più di trenta gare tra i professionisti e zero gol. Non solo la casella delle reti è vuota, ma a parte un clamoroso errore con la Pro Vercelli in B, i tifosi empolesi non ricordano una sua azione pericolosa in avanti. Tira poco e mai dall’interno dell’area, una zona di campo in cui deve iniziare a farsi valere di più con maggiore presenza.
Non spazza mai, ragiona sempre, ma capita di esagerare nel numero di tocchi del pallone.
In certi casi non è neppure preciso nei passaggi semplici, come se per lui fossero addirittura troppo facili. Per assurdo sventaglia alla perfezione a trenta-quaranta metri, ma fallisce l’appoggio al compagno a due passi.
A onor del vero va detto che ne è passata di acqua sotto i ponti da quell’Empoli-Avellino, quando un suo errore ingenuo portò i campani a pareggiare al 95′, la sua giovane età gli permetterà di maturare e migliorare ancora molto.
La Fiorentina per anni ha comprato a destra e a manca senza accorgersi del bacino empolese da cui attingere a quaranta km di distanza. La Viola ha rimediato poi, nel gennaio 2019, chiudendo per Traorè. L’ivoriano è stato pagato circa 12 milioni e andrà a Firenze a partire dal 2019-20. Se la Viola avrà la pazienza di aspettarlo e l’allenatore di turno saprà farlo giocare nella posizione adatta, allora a Firenze potranno cominciare ad amarlo.
Non che a Empoli non sia successo, sia chiaro, ma è stato tutto così fulmineo. È entrato in prima squadra con Vivarini, con Andreazzoli è stato spostato mezzala, sempre con l’ex Roma ha iniziato a giocare titolare in A appena maggiorenne. Tutto in nemmeno due anni.
Al contrario, con Iachini ha avuto qualche problema, forse dovuto a un gioco non frizzantissimo, invero, che poco si abbinava alle sue caratteristiche e a quelle dell’Empoli in generale. Forse, come dice il presidente Corsi, era solo stanchezza. Poco male, il calcio moderno va nella direzione dei Traorè, non in quella degli Iachini.
E pensare che l’Empoli lo ha scoperto per caso, grazie a Giovanni Galli.
Traorè è arrivato in Italia nella prima decade del Duemila, si è stabilito in Emilia e ha iniziato a giocare nel Boca Barco, poi nel Parma e in seguito è stato a un passo da Lucchese e Bologna.
Proprio Galli, ha raccontato la leggenda.
Doveva portarlo a Lucca ma umilmente chiamò l’Empoli dicendo “Per noi è troppo forte, prendetelo a Empoli“. In azzurro ha giocato quattro anni, dei quali due nelle giovanili e due coi grandi. Da quando è arrivato, il suo nome è stato sulla bocca di tutti: the next big thing.
Il 2018-19 è iniziato benissimo, poi Traorè verso la fine dell’inverno si è un po’ perso, complici alcune inutili voci di mercato e un Empoli spaesato. Il ritorno di un insegnante di calcio (e di calma) come Andreazzoli sta giovando e gioverà.
Siamo di fronte a un diamante grezzo, a un giovanissimo che quest’anno si è trovato a mettere in riga nientedimeno che Freuler, Nzonzi e Allan.
Ripetiamolo, ha solamente 19 anni e molto ancora da dimostrare. Non bisogna caricarlo di pressioni o di aspettative, giusto così. Però godiamocelo, per favore.

Nato e cresciuto in Toscana, con un pizzico d’Umbria. Amante dei centrocampisti completi, della letteratura italiana e sudamericana, dei primi di pesce, delle verticalizzazioni e dei piani sequenza. All’attivo collaborazioni con numerosi blog e testate calcistiche, attualmente scrive per gonews.it. Solitamente non parla di sé in terza persona.