Dai tetti neri del Lussemburgo è sbucata una delle avversarie del Milan nell’Europa League. Una formazione che è stata inaspettatamente protagonista dell’eliminazione dei rossoneri, il Dudelange, diventata la prima squadra di calcio nella storia del Granducato a raggiungere una competizione europea.
La vittoria con i rumeni del Cluj ha regalato ai lussemburghesi la possibilità di misurarsi con squadre ben più blasonate di quelle che normalmente incontra nel suo campionato, la Division Nationale, cioè il massimo livello calcistico del Paese, tra le quali figura l`Hamn Benfica, una sorta di copia del ben più noto Benfica che milita nel massimo campionato portoghese, ma di questo ne parleremo dopo.
All’andata il Dudelange ha sconfitto per 2 a 0, in casa, il Cluj. In Italia questa partita, come poi è accaduto anche per il ritorno, è passata totalmente inosservata. Premessa: mentre il Dudelange stava giocando la gara della vita, cioè il ritorno contro la squadra rumena, io mi trovavo proprio in Lussemburgo. Non ero mai stato all’estero. Il Lussemburgo è stata la prima meta fuori dall’Italia, la scelta mia e di mio fratello, con il quale ho condiviso l’esperienza, è ricaduta sulla terra stretta tra Francia e Germania per ragioni economiche, in quanto il costo del biglietto aereo e dell’appartamento era abbordabile per due studenti.
Abbiamo effettuato alcune ricerche e dopo aver appurato che in Lussemburgo ci sono diversi luoghi di interesse e spinti dalla suggestione di poter visitare una nazione per molti sconosciuta, abbiamo deciso di prenotare.
Tornando alla partita, il ricordo che io ho della sfida di ritorno è indelebile, infatti mentre in Romania si faceva la storia, io mi trovavo a mangiare un kebab nella capitale, che poi si chiama come lo Stato nel quale si trova: Lussemburgo.
Sulla televisione scorrevano le immagini della gara, era da poco iniziato il secondo tempo e il locale era semivuoto. Dopo essermi tolto la giacca a vento che indossavo a causa del fresco clima estivo che caratterizza le serate del Granducato, ho iniziato a seguire la partita. Dapprima in maniera distratta, ma dopo aver visto il sinistro con il quale Danel Sinani ha sbloccato la gara e ha portato in vantaggio la misteriosa squadra, ho incominciato a osservare la partita con più attenzione. In meno di mezzora dal primo gol segnato è arrivato prima il raddoppio firmato ancora da Sinani,e poi il 3 a 0 del bomber Turpel, considerato come uno dei giocatori più talentuosi della squadra e autore del momentaneo vantaggio del Dudelange sul Milan nella fase a gironi.
Dopo aver visto che il Cluj, una squadra che spesso compariva nei gironi della Champions League o dell’Europa League, si trovava sotto di tre gol contro una emerita sconosciuta, ho fatto una ricerca su Google e ho scoperto dove si trova la città di Dudelange, proprio nello stato in cui ero un quel momento, infatti avevo notato che il kebabbaro spesso gettava lo sguardo in alto, nella direzione del televisore che trasmetteva la partita, un segnale di discreto interesse all’evento sportivo. A nulla è servito l’ingresso in campo tra le fila della formazione rumena di Julio Baptista, ex Roma e Real Madrid, apparso decisamente fuori forma, e la reazione d’orgoglio della squadra di casa che ha infilato due gol prima del triplice fischio con succesiva festa finale dei lussemburghesi.
Nonostante in quella location, oltre a me, mio fratello e al proprietario del luogo di ristoro, non ci fosse nessuno, sentivo le vibrazioni di gioia di un Paese che sembra non esistere.
Infatti, la sua collocazione geografica, tra Germania, Francia e Belgio, unita alla sua piccola dimensione, lo rendono quasi invisibile, ma il Lussemburgo non rifiuta la sua identità nazionale, per questa ragione sebbene ci si trovi davanti ad uno stato in cui si parlano sia il francese sia il tedesco, non manca anche l’utilizzo della lingua lussemburghese, tanto che la sua conoscenza è un requisito fondamentale per diventare cittadini del Granducato.
Il plurilinguismo l’ho respirato nelle vie della capitale, sentendo discorsi in tedesco, in francese, in lussemburghese, in inglese, in portoghese e ogni tanto pure in italiano. Una ragione di questo fenomeno è da attribuire al fatto che, sebbene la città in cui ho soggiornato supera di poco i 100 mila abitanti, è comunque una capitale europea, ed il turismo porta inevitabilmente a creare un clima di plurilinguismo. Ma nella città di Lussemburgo è diverso, infatti puoi entrare in un negozio e sentire il negoziante che ti saluta con un bonjour, oppure puoi comprare un giornale nell’edicola a fianco e sentirti accogliere in tedesco.
La sensazione è quella di trovarsi nella situazione narrata nella bibbia, quando si racconta l’episodio della torre di Babele e ognuno parla una lingua diversa dall’altro, con la differenza che in Lussemburgo riuscivano a comunicare tra loro: è un popolo poliglotta. Questa pluralità di lingue si riscontra nella struttura di uno dei quotidiani principali del Granducato, il Luxemburger Wort, che ho comprato quando la commessa dell’edicola mi ha salutato in tedesco. Infatti il giornale è scritto prevalentemente in questa lingua, ma non solo, alcune notizie sono in francese e altre in lussemburghese. Andando a vedere sulla pagina web del giornale, trovano spazio un’edizione in francese, una in inglese ed una in portoghese.
In portoghese, e per quale ragione?
La motivazione di questa scelta si fonda sul fatto che l’etnia presente in numero maggiore nel territorio è quella portoghese, circa un abitante su sei del Granducato proviene da questa terra. Questo aspetto della società lussemburghese si concretizza nella grande quantità di ristoranti con cucina lusitana e, incrociando questo dato con il mondo del calcio, nella vendita nei negozi specializzati delle maglie del Porto, dello Sporting Lisbona e del Benfica. Proprio sulle orme di quest’ultima, nel quartiere di Hamn, nella capitale, è nato l’Hamn Benfica, al quale precedentemente avevo fatto riferimento.
Prima di prendere l’aereo avevo già in mente di andare a vedere una partita del campionato locale di calcio, mi ero informato e nella capitale si sarebbe dovuta giocare una partita tra i padroni di casa dell’Hamn Benfica e il Progrès, nella città di Niedercorn, che si trova nella zona sud-ovest del Paese, ad una manciata di chilometri da Francia e Belgio.
La sfida di Division Nationale si gioca il giorno dopo il miracolo del Dudelange, che sicuramente ha alimentato in me il desiderio di vedere all’opera due compagini lussemburghesi. Mi informo sullo stadio che avrebbe dovuto ospitare la partita, e dopo aver impostato il navigatore di Google Maps, io e mio fratello ci incamminiamo nella direzione del campo da gioco.
La strada che ci si è presentata davanti è fatta da tornanti in salita, come se stessimo cercando di raggiungere la cima di una montagna invece che l’olimpo del calcio lussemburghese.
L’accostamento tra il monte degli dei e il campionato del Paese stride sempre di più man mano che ci siamo avvicinati al campo da gioco.
Siamo arrivati circa un’ora prima del fischio di inizio e ci siamo recati in biglietteria, con 10 euro a testa abbiamo acquistato i biglietti per la partita. Abbiamo capito che ci trovavamo di fronte ad un livello dilettantistico quando i dirigenti o comunque le persone che gravitano attorno alla società di casa, capendo che non eravamo del posto in quanto abbiamo interagito con loro in inglese, ci hanno guardato con uno stupore mischiato ad ilarità e hanno commentato tra di loro in tedesco o in lussemburghese qualcosa come: “Ma questi due cosa ci fanno qua?”.
La stessa situazione che si verificherebbe se un turista venisse a vedere una partita in una delle città di provincia dell’Italia, la differenza è che in quel momento ci trovavamo nello stadio di una delle capitali europee.
I posti per gli spettatori sono limitati, non ci sono seggiolini ma semplicemente una tribuna in cemento su uno dei due lati lunghi del campo. Io e mio fratello ci siamo accomodati in linea con il cerchio del centrocampo, ma dopo poco abbiamo cambiato posto, invitati dagli ultras della squadra di casa che in francese ci hanno comunicato cortesemente che avrebbero fatto molto rumore, e che quindi ci suggerivano di spostarci di qualche metro, non che il suono del tamburo ci turbasse particolarmente, ma leggendo tra le righe che quello era il posto che occupavano ogni giornata di campionato decidiamo di muoverci da lì.
Dopo l’arrivo dei tifosi della squadra in trasferta ed il riscaldamento dei giocatori in campo ha finalmente inizio la partita.
La sfida è stata da subito vivace e sebbene il Progres sembrasse avere maggiore talento, a passare in vantaggio sono stati i padroni di casa, nel secondo tempo la qualità degli avversari si è fatta sentire prima attraverso il pareggio, e poi con il ribaltamento del risultato.
La partita si è conclusa con il Benfica sconfitto per 1 a 2. È difficile fare un bilancio del valore delle due squadre, quello che posso dire è che probabilmente sono di un livello superiore rispetto alla cornice di pubblico che li ha accompagnati, circa 300 persone misurate ad occhio, ma comunque sono distanti dal calcio professionistico italiano.
Proprio nella tarda mattinata di quel giorno, prima di poter vedere una partita dal vivo di calcio, perché prima di allora non ero mai andato allo stadio e mai avrei pensato che la prima sfida di pallone l’avrei vista in uno stato di cui fino a pochi giorni prima conoscevo solo il nome, si erano tenuti i sorteggi di Europa League.
Il Dudelange era finito nel girone del Milan e si parlava già della squadra lussemburghese come della vittima sacrificale. I fatti non hanno del tutto confermato l’aspettativa, infatti la squadra allenata da Dino Toppmöller ha messo in difficoltà entrambe le volte i rossoneri, nonostante le sconfitte, e poi ha conquistato un ottimo pareggio contro il Betis Siviglia.
Tu Te Reconnaîtras, Ti riconoscerai, per citare il titolo della canzone che ha portato in trionfo il Lussemburgo all’Eurovision Song Contest 1973, nella normalità di una formazione composta da calciatori, che in alcuni casi hanno anche un altro lavoro, che però è riuscita a raggiungere un risultato straordinario, partendo da un piccolo paese di una nazione minuscola.

Nasce nel 2001 a Manerbio (Brescia) e frequenta il liceo scientifico, è un amante dello sport, in particolare del basket, e di tutte le storie che gravitano attorno a questo mondo.