Un uomo si risveglia in un mondo che non riconosce più, in cui tutto quello che conosce è ormai estinto. Perso nei ricordi di una vita che ha smesso di esistere, vive i primi momenti nella nostalgia dei giorni in cui tutto era come doveva essere; giorni che, ormai, sono perduti. Con questo incipit (e con questo titolo) si avvia la trama di una delle serie televisive più note di sempre, ovvero The Walking Dead. A questo punto verrà spontaneo chiedersi quale sia il nesso tra Rick Grimes, il vicesceriffo protagonista della storia, e Roger Federer, ovvero il centro tematico di questo articolo. La risposta, come accennato nell’esordio, è la nostalgia, insidiosa tanto nello sport quanto in ogni altro aspetto della vita.
Uno stallo eterno
Quella che da ormai da due anni i fan del tennista elvetico stanno vivendo è una situazione di stallo, in cui si vive nel costante ricordo dei successi straordinari di Federer e nella speranza del suo ritorno, per regalare a tutti gli amanti del tennis un giusto finale, una conclusione degna delle migliori serie tv (per rimanere in tema). In un misto di casualità e destino, alla sparizione dello svizzero dal palcoscenico dei grandi tornei è corrisposta la dura pandemia che ha influito in maniera pesante su tutte le nostre vite. Questa circostanza unica ha portato, se possibile, ad un accrescimento di questa nostalgia, legata a doppio filo a quella per tutto ciò che c’era prima del Covid 19, tra cui, ovviamente, lo stesso Federer. Per chi avesse perso la memoria, infatti, è giusto ricordare come la sua stagione 2019 fosse stata ancora su livelli eccezionali: lo svizzero chiuse l’anno da numero 3 del mondo, sfiorando il Sunshine Double in marzo e andando letteralmente ad un punto dalla vittoria del suo 21esimo Slam, in quella che, forse, sarà ricordata come la sconfitta più drammatica della carriera di Federer, una vera e propria Caporetto per i suoi tifosi. Dopo una fugace apparizione nella prima parte del 2020, però, comunque su ottimi livelli, il 20 volte campione Slam decise di sottoporsi ad un primo intervento al ginocchio, aprendo così un periodo che prosegue tutt’ora, letteralmente un calvario che non sembra avere una fine, visto che ad oggi sono stati molti più i mesi passati fuori dal campo che dentro. Il resto, come si suol dire, è storia.

Un ricordo sbiadito
Quello che affascina chi scrive questo articolo, dunque, è proprio il concetto che ha ispirato titolo e apertura, ovvero quanto della percezione sportiva comune è dettata dalla nostalgia. L’evoluzione, in ogni aspetto della vita, è naturale: la parabola di un tennista, anche di quelli più longevi, è caratterizzata da un momento di declino, talvolta breve, altre inutilmente prolungato, altre ancora furbamente troncato da un ultimo grande successo (qualcuno ha detto Sampras?). La situazione di Federer, apparentemente assimilabile al lungo e inesorabile tramonto, è in realtà piuttosto unica, visto che, di fatto, lo svizzero ha sempre mantenuto un livello medio piuttosto alto, persino nelle sporadiche apparizioni delle ultime due stagioni. Un’altra sua peculiarità è quella che fa ben sperare i suoi tifosi: il tennista elvetico non è infatti nuovo a ritorni miracolosi nel circuito, anzi. La sua strepitosa carriera ha subito almeno due battute d’arresto importanti, nel 2013 a causa di una pessima forma e nel 2016 (la motivazione allora fu la prima operazione al ginocchio). Come esplicita il suo palmares, però, i suoi “comeback” sono stati sempre eccelsi, in particolare quello del 2017, ricordato ancora oggi come uno dei migliori anni della sua storia infinita con il tennis. Forse dunque è proprio questo a spingere tutti coloro che aspettano il ritorno di Federer a viverlo con un misto di nostalgia lancinante e grande attesa. Roger, diciamocelo, ha viziato i suoi tifosi negli anni, facendo credere che tutto fosse possibile, forse quando nemmeno lui stesso ci credeva. Quest’ultima fase della sua carriera, come spiegato in un altro nostro articolo, lo ha riportato sulla terra, più vicino a noi, ma allo stesso anche più lontano. Il ricordo di Federer, ormai sbiadito dal tempo, si fa sempre più inafferrabile, sempre meno realistico, tanto da costringere a chiedersi, con un richiamo ad una recente pubblicazione di Emenuele Atturo, se Federer sia effettivamente esistito davvero.

Illusioni
“Talvolta crediamo di aver nostalgia di un luogo lontano, mentre a rigore abbiamo soltanto nostalgia del tempo vissuto in quel luogo quando eravamo più giovani e freschi. Così il tempo ci inganna sotto la maschera dello spazio. Se facciamo il viaggio e andiamo là, ci accorgiamo dell’inganno.”
Arthur Schopenhauer
La risposta a questa tema, seppur sembri scontata, non lo è mai quando si tratta di nostalgia, soprattutto quando sono argomenti che, inevitabilmente, suscitano l’entusiasmo di milioni di persone. Il pericolo infatti è di rimanere vittime di una trappola, di un inganno che stimola la memoria con qualcosa di diverso dalla realtà, un ricordo affezionato di un tempo passato, un rigetto del presente per il solo fatto che non sia identico a quello che è venuto prima. Probabilmente anche Federer, dovunque si trovi in questo momento, sta pensando ai “giorni perduti”, forse lui stesso vive della nostalgia del suo personaggio, convinto di poter scrivere un’ulteriore pagina del tennis, così come lo è chi lo aspetta. Può darsi che per dare una risposta definitiva a questa domanda bisogni aspettare il suo ennesimo ritorno, pretendendo che sia di successo, oppure studiare nei minimi dettagli la sua carriera, cercando di trarre delle conclusioni. Forse, invece, bisognerebbe solo riconoscere quello che è stato, probabilmente irripetibile nella storia del tennis e accettare quello che sarà, qualunque cosa sarà. Lo svizzero come un personaggio fuori dal tempo, il residuo di qualcosa che non c’è più, il personaggio più atteso di un’era tennistica successiva a lui, ma sicuramente non come un inganno, perché Roger Federer non è mai stato un inganno.
Seguo lo sport da prima che ne avessi memoria. Assiduo frequentatore di stadi di calcio, negli anni ho sviluppato una passione particolare per il tennis, lo sport di cui amo parlare più di tutti. Tifoso di Federer e di Milan. Su Crampi Sportivi provo a portare la mia visione del mondo sportivo.