20 febbraio, ultima tappa del Tour du Haut-Var, salita Col de Saint Roch, 35 km al traguardo, due ciclisti con maglia Groupama-FDJ, gregari del francese padrone di casa Thibaut Pinot, hanno appena concluso il loro lavoro di scrematura del gruppo di testa. Alle loro spalle, la forma minuta di Nairo Quintana, con il suo sguardo di ghiaccio, lancia il suo attacco partendo dalla parte anteriore del gruppo. Nessuno riesce a tenere il ritmo del colombiano, l’unico che tenta una controffensiva è il francese Guillaume Martin, ma resiste per poco. Al traguardo, situato a Blausasc, il colombiano riuscirà a mettere un minuto e venti fra lui ed i suoi avversari, nonostante un inseguimento organizzato alle spalle.
Questi primi mesi della stagione si sono dimostrati molto redditizi per Nairo Quintana. Oltre alla vittoria a Blausasc, che gli è valsa la classifica generale al Tour du Haut-Var, il colombiano è riuscito a conquistare il Tour de la Provence e la tappa regina della Montagne de Lure.
Queste prestazioni, scorrendo i risultati degli ultimi anni, potrebbero apparire inusuali e sorprendenti, ma non dovrebbero essere considerati tali per un atleta che può vantare nel proprio palmares una Vuelta a España; un Giro d’Italia, primo colombiano e sudamericano a riuscirci; e ancora, un’edizione della Volta a Catalunya, del Giro dei Paesi Baschi, della Vuelta a Murcia, della Volta a la Comunitat Valenciana, del Giro di Romandia, del Tour de San Luis e del Tour de la Provence; due edizioni, della Route du Sud, della Tirreno-Adriatico, e della Vuelta a Burgos. In totale, fanno quarantatré successi in carriera.
La storia
Il ciclismo, però, non è una scienza esatta, migliorarsi o anche solo ripetersi risulta sempre complicato, soprattutto su palcoscenici attesi per un anno intero, dove il risultato non conosce mezze misure.
Dietro ai risultati, a titoli di giornali e slogan pubblicitari, vi è sempre un uomo, con le proprie virtù e fragilità. Proprio per questo, per capire i motivi di tanto interesse per le recenti vittorie del colombiano, bisogna ripercorrere la storia del «condor» a partire dalla sua Colombia più precisamente da Concepción. Un piccolo comune facente parte della regione di Antioquia e situato a soli 75 km dal capoluogo Medellin.
Se la gioventù di Quintana dovesse descriversi con una parola sarebbe perseveranza. Uno spirito guerriero di fronte alle difficoltà che hanno cercato di ostacolarlo fin dal giorno della sua nascita.
Quintana nasce il 4 febbraio 1990, figlio di Luis Quintana, un commerciante di mercato della città di Vereda Salvial, e da sua moglie Eloisa Rojas. Eloisa partorisce a Tunja, per caso, perché nel villaggio di La Concepción del comune di Cómbita, a Boyacá, non c’è un ospedale nelle vicinanze.
A soli due anni rimane vittima del «tocco del defunto»: antica credenza secondo la quale i cadaveri emettono un’energia fredda che a contatto impregna i bambini non ancora nati. La malattia causa un’alta febbre perenne. Unica soluzione sono preghiere e trattamenti a base di erbe, fortunatamente funzionano e il piccolo guarisce.
Nairo trascorre la sua infanzia tra le faccende domestiche, la fattoria e gli studi nel centro educativo di Arcabuco. La sua prima bicicletta la ottiene a quindici anni, una vecchia mountain bike d’acciaio, per coprire i 16 km di tragitto tra scuola e casa. La passione per il ciclismo nasce nelle sfide quotidiane che affronta con chiunque incontri in quei 16 km di salita, che misura punte di pendenza fino al 8%.
In Europa Quintana è sempre stato descritto come un ciclista attendista dall’animo cupo, capace di non far trasparire nessun sentimento.
La sua storia dei suoi primi passi nel professionismo ci descrivono invece un’altra persona, un lottatore puro caratterizzato da resistenza e tenacia. Lo stesso Quintana dichiarò a Rouleur nel 2017, «credo che dentro di me ci sia qualcosa di speciale: un predatore, un mostro». Nella stessa direzione le parole del suo tecnico Luis Fernando Saldarriaga, sempre a Rouleur nel 2017 «Può darsi che la mia timidezza sia una maschera».
Sono due gli episodi che meglio descrivono questa sfaccettatura del carattere di Nairo.
Il primo ci racconta di un ragazzo ostinato, che durante gli esordi come professionista in Colombia subisce un infortunio che lo costringe a cinque giorni di coma. Ripreso dalla malattia, senza farsi fermare dallo spavento, ritorna in sella alla bici guadagnando in poco tempo le attenzioni della Movistar.
Il secondo avviene durante Tour de l’Avenir del 2010, che lo vedrà poi trionfare.
Quintana durante una tappa con una spallata getta fuori strada un corridore avversario. Il motivo? Per tutta la durata del tour la nazionale colombiana era stata oggetto di schermaglie e danneggiamenti e il colombiano per porre fine alla situazione decide dunque di farsi giustizia da solo.
Grazie al suo carattere ostinato Quintana arriva in Europa e inizia a far parlare di sé nel 2012, grazie alla vittoria di tappa al Delfinato; ma l’anno in cui tutto il movimento ciclistico si accorge di lui è il 2013. Al Tour de France partecipa come esordiente e riesce a conquistare maglia del miglior scalatore, di miglior giovane e un secondo posto della classifica generale alle spalle di Froome. Nel descriverlo Greg LeMond lo identifica come «il talento più cristallino degli ultimi venticinque anni».
Il 2014 non è da meno, con l’esordio e la vittoria della classifica generale al Giro d’Italia.
Giro che verrà ricordato per la tanto discussa tappa con arrivo in Val Martello. Durante la discesa dallo Stelvio, nonostante la neutralizzazione, nella confusione più totale, Quintana attacca. All’arrivo Uran, maglia rosa alla partenza, accuserà più di quattro minuti.
Nel 2015 replica il secondo posto al Tour e l’anno seguente si aggiudica la Vuelta. Nairo veste per la prima volta la maglia roja alla fine di una delle tappe più spettacolari degli ultimi anni: la frazione di Armonia Formica. Tappa caratterizzata da una maxi-fuga, vinta da Brambilla e con il colombiano secondo in assoluto controllo della classifica generale.
A soli ventisei anni Nairo ha già collezionato tre podi al Tour, vinto sia Giro che Vuelta ed è indicato da tutti come il miglior ciclista sudamericano di sempre.
Le pressioni
Nel caso di Quintana, si sono impiegati pochi anni ad etichettarlo come predestinato e simbolo di un movimento ciclistico. Ma, in uno sport come il ciclismo, dove non esistono mezze misure per le prestazioni offerte sui palcoscenici più prestigiosi, il carico di aspettative si trasforma in fretta nella spiacevole sensazione di aver raccolto già i frutti migliori e si rischia di arrivare a meno di trent’anni nella fase calante della propria carriera.
Le ultime stagioni hanno raccontato di un Quintana inadeguato alle aspettative venutesi a creare intorno a sé , incapace di ripetersi o anche solo di avvicinarsi dalle prestazioni offerte nei primi anni in Europa. Simboliche sono le parole di Greg LeMond che, nonostante le dichiarazioni di qualche anno prima, l’anno scorso Ala rivista Cycling.today ha dichiarato che Quintana non avrebbe mai vinto il Tour de France.
Parallelamente le pressioni su Nairo si sono fatte sempre maggiori, fino a diventare una delle principali cause del calo psicofisico che lo ha caratterizzato dal 2016 in poi.
La sua amata Colombia lo ha posto, fin dai primi anni di professionismo, sotto una pressione mediatica senza precedenti per uno sportivo colombiano. La speranza principale è sempre stata la vittoria al tour, che sarebbe stata la prima volta in assoluto per un colombiano. Impresa poi riuscita l’anno scorso a Bernal.
Significativo è un secondo il sondaggio effettuato dalla rivista El País, nel 2019, quando Bernal già aveva conquistato la maglia gialla. In base a El Pais Quintana era la personalità più conosciuta della Colombia, addirittura solamente il 0,8% degli intervistati aveva dichiarato di non conoscerlo. Più conosciuto di Falcao e James Rodríguez, due calciatori che militano fra le squadre più forti del globo.
Al fine di capire meglio questi risultati, che a prima vista potrebbero sembrare sorprendenti, bisogna ripercorrere la storia sportiva della Colombia, partendo da un piccolo aneddoto accaduto a Quintana durante una delle sue prime gare in Europa.
Durante una tappa del Giro dei Paesi Baschi un commentatore, Steve Schlanger di Universal Sports, descrive Quintana come un mostro che “usciva dal nulla”. Un commento inappropriato, sia perché riferito ad intimazioni infondate sul fatto che Quintana possa essere dopato, sia perché la Colombia ha una lunga e profonda connessione con il ciclismo.
Fin dal 1951 la Colombia organizza un proprio giro, Vuelta de Colombia che attraversa alcuni dei terreni più collinosi del mondo, passando da villaggi remoti che non avevano mai visto una volta auto. Inoltre, prima di Quintana in Europa si era già parlato di ciclisti colombiani. Lucho Herrera, capace di conquistare una Vuelta nel 1987, ma ricordato soprattutto per la tappa conquistata al Tour nonostante la caduta e la perdita di sangue nei primi chilometri della frazione.
Nonostante una cultura ciclistica invidiabile, soprattutto per un paese sudamericano, la storia sportiva colombiana è caratterizzata dalla mancanza di soldi per finanziare le squadre di ciclismo, causando una perdita di visibilità nel panorama Europeo.
I motivi si possono rinvenire nella lunga guerra civile tra il gruppo di guerriglieri di sinistra FARC (che è uno dei più grandi cartelli della droga del mondo) e il governo colombiano insieme alle forze paramilitari, causa di disordini civili e stagnazione economica. I problemi della Colombia hanno raggiunto l’apice alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Novanta, con l’ascesa del signore della droga Pablo Escobar.
I primi successi di Quintana in Europa hanno suscitato grande interesse fin da subito in patria, così tanto da valergli un invito a palazzo da parte del presidente colombiano, Juan Manuel Santos.
L’incontro avvenne in un momento luminoso per la Colombia. Santos aveva appena iniziato a negoziare un accordo di pace con le FARC e, a molti colombiani, Quintana sembrava un simbolo della nuova speranza.
Parlando della sua popolarità in patria Quintana ha dichiarato a El Espectador.«Il sacrificio più grande? Perdere la libertà. Significa non avere una vita privata o quasi; significa non poter camminare per la strada senza essere riconosciuto, accerchiato, talvolta assalito. Però tutto passa in secondo piano quando vedo gli occhi e il sorriso di un bambino al settimo cielo per avermi conosciuto».
Nairo ora guadagna almeno 1 milione di euro all’anno e risiede a Monaco. Tuttavia, vive in modo molto semplice. Non ha mai abitato nella lussuosa casa regalatagli dal Presidente Santos, optando invece per una serie di appartamenti Tunja. Gli amici affermano che la sua unica auto è un modello Toyota 4 x 4. Il padre di Quintana gli fa ancora mungere ancora le mucche quando torna a Combita. Nonostante la fama non pubblicizza alcun prodotto e ha sfruttato la sua celebrità una sola volta, nel 2013, quando ha espresso il suo sostegno agli agricoltori colombiani mentre facevano uno sciopero nazionale.
Il clima venutosi a creare ne team Movistar negli ultimi anni, non è stato di certo oggetto certo di minor pressione per Quintana. Troppo spesso il team spagnolo è risultato inappropriato sia in dichiarazioni ambiziose poi non dimostrare sulla strada sia in un’organizzazione di roster, che ha creato più problemi che soddisfazioni. In merito all’organizzazione il team si è distinto per la presenza di tre capitani in rosa: Quintana, Landa e Valverde. Una situazione non semplice per il colombiano che ha dovuto prima imporsi sui suoi compagni e poi suoi ciclisti del gruppo.
Lo stesso spiegava Quintana a Cyclingnews. “L’idea dei tre capitani non mi piace.Però il boss è Unzué ed è lui che decide: è fermamente convinto che sia la miglior soluzione».
Un nuovo inizio
Nel 2019 Quinata è passato al team Arkéa-Samsic, il trasferimento è stato etichettato da molti come una scelta errata per tornare alla vittoria o meglio, la giusta collocazione per un ciclista di seconda categoria.
In effetti gli acquisti nel 2018 del team francese avevano deluso le aspettative ma successivamente alla firma del colombiano gli investimenti non sono mancati e i risultati non si sono fatti attendere.
L’inizio della stagione 2020, aveva fatto pensare ad una rinascita del colombiano, sia sotto il punto dei risultati, incredibilmente identici a quelli raggiunti in questo inzio 2022, riuscendo a trionfare sia al Tour de la Provance che al Tour du Haut-Var, sia a livello di relazioni col team, «È molto più di un team. È come se avessi trovato una seconda famiglia Spero che questa vittoria sia l’inizio di un’era d’oro all’Arkea Samsic »; queste le dichiarazioni rilasciate proprio sul podio del Tour de la Provance 2020.
Entusiasmo condiviso dallo stesso team francese. «Vediamo una nuova Quintana. Non lo vedo guidare così forte da anni “, ha detto Mauduit a Le Télégramme . «Penso che abbia avuto alcuni anni difficili a Movistar, ma ora ha riacquistato la sua motivazione e libertà.» Inoltre il direttore sportivo Yvon Ledanois, non ha nascosto al Wielerflits di voler puntare al Tour de France qualora Quintana riuscisse a mantenere la condizione mostrata in questi mesi. «L’enfasi è ora sul Tour e ovviamente puntiamo alla vittoria generale».
In questi ultimi due anni, le previsioni di Maudit non si sono tramutate in realtà, il colombiano infatti nelle ultime due edizioni della corsa transalpina non è andato oltre al diciassettesimo posto, ma il disgraziato l’avvento del covid e i continui dolori al ginocchio sono stati due ostacoli troppo grandi per non giustificare, almeno in parte, le non eccelse prestazioni in quest’ultimo biennio.
Se dovessimo confrontare le prestazioni di questo inizio 2022 con le performance passate, nel 2014 all’età di 23 anni Quintana ha vinto la classifica generale a San Luis, poi ha conquistato il secondo posto e la maglia bianca alla Tirreno-Adriatico, prima di raggiungere la topfive in Catalunya. Poi? Ha vinto il Giro d’Italia.
Tutto ciò fa ronzare nelle menti degli appassionati una domanda, in parte spinta dalla notizia che Arkéa Samsic ha rifiutato l’invito automatico al Giro d’Italia, mossa dalla volotà di Nairo di puntare al Tour de France e alla Vuelta: con due maglie gialle francesi già conquistate nel 2022 (almeno in senso figurato, la maglia della Provenza è nera) il colombiano potrà finalmente vincere a luglio il Tour per la prima volta?
Vedremo se Quintana coglierà questa seconda opportunità e se il condor ritornerà finalmente a volare.

Un’infanzia trascorsa con i capelli rasati in onore di Ronaldo e Pantani. Predilige raccontare dei vinti rispetto ai vincenti, purché la sconfitta sia elegante. Habitat preferiti: le lunghe salite delle montagne sopra i 2.000 metri e gli scontri ad eliminazione diretta. Sogna uno scrittore come ministro della cultura e la nascita di un nuovo Sócrates.