La gente mi chiede cosa faccio a casa d’inverno, quando non si gioca a baseball.
Ti dico cosa faccio.
Sto a guardare dalla finestra aspettando che arrivi la primavera.
Rogers Hornsby Sr
Questa frase di Rogers Hornsby Sr, soprannominato The Rajah, è in buona sostanza l’idea dietro questa rubrica sul baseball americano che leggerete su Crampi Sportivi: difficile entrare in un mondo come quello del baseball di botto, meglio guardarlo dalla finestra per un po’, aspettare che il vento gelido dell’ inverno si trasformi a poco a poco in una brezza primaverile e solo a quel punto potete anche aprirla, quella finestra.
Magari vi capiterà di prendere un fuoricampo al volo!
Quando mi sono approcciato per la prima volta al baseball avevo sette anni, un illuminato dirigente del Coni decise di promuoverlo come “batti e corri”, forzando dentro due parole un gioco che conta quasi 5000 regole.
Non è un caso che il baseball, qua da noi in Italia, abbia inizialmente attecchito nei centri urbani dove sono sbarcati gli alleati americani, durante la seconda guerra mondiale (Anzio, Nettuno etc), dove tra sigarette, cioccolate e beni di prima necessità si videro spuntare le prime mazze di legno e i “guanti”.
Nonostante il costo dei materiali non proprio economico, il baseball si sviluppa anche in zone del mondo molto povere, Cuba è un esempio tra i tanti: è noto che l’isola caraibica, anche come sfida ideologica abbia tenuto testa per tanto tempo agli Stati Uniti in questo gioco.
Cuba ha dato il via allo sviluppo del Baseball in tutto il continente sudamericano.
Sono già diversi anni che in paesi come il Messico (dove gioca il nostro Alex Liddi), Venezuela, Santo Domingo e Colombia, si disputano campionati di eccellenza, tant’è che le leghe più anziane e affermate come la Major League o l’equivalente Giapponese e Sud Coreano, abbiano da tempo scommesso sui talenti provenienti da queste terre.
Per farvi capire l’influenza sudamericana, le partite di Major League sono commentate in doppia lingua, Inglese e Spagnolo.
L’anno scorso, strano a dirsi per il Baseball a stelle e strisce, la squadra che ha vinto di più durante la regular season è stata quella che poi ha portato a casa il titolo, i Boston Red Sox, tra le squadre di Major League più famose e titolate di tutti i tempi.
Quanti di voi hanno indossato magari inconsapevolmente il cappellino con la B “tuscan” simbolo proprio dei Calzini rossi di Boston?
Una poco incerta finale con i Dodgers di Los Angeles finita 4 a 1 ha chiuso di fatto la stagione 2018, una delle meno sorprendenti che ricordi.
L’incontro migliore dei playoff e probabilmente anche la sfida più accesa della scorsa stagione se la sono giocata i Brewers di Milwaukee contro i Dodgers di Los Angeles.
E’ stata talmente accesa la sfida tra queste due squadre che entrambe le compagini si sono dovute sudare il primo posto nella division, regalando ai tifosi la 134esima partita della stagione.
Milwaukee quest’anno ha scalzato i blasonatissimi Chicago Cubs (la squadra di Eddie Vedder per capirsi) dalla testa della Central Division nella National League, nonché la squadra che ha vinto il campionato nel 2016 dopo 102 anni dall’ultimo gagliardetto, a scapito dei miei Cleveland Indians, in una delle finali più belle e thriller degli ultimi anni (ho come il sospetto che qualche Pearl Jam ci scriverà sopra una ballata degna di nota, prima o poi).
Sempre nell’American League c’è stato un altro spareggio tra i Dodgers e la sorpresa Colorado Rockies, che grazie alla difesa e attacco di Trevor Story e Nolan Arenado (appena riconfermato in terza base per i prossimi 8 anni per soli 260 milioni di dollari) si sono ritrovati ad un passo dal sogno, poi però si sono dovuti scontrare con la dura realtà losangelina, fatta dal neo acquisto Danny Machado (mentre scrivo è stato ceduto ai San Diego Padres per la strabiliante cifra di 300 milioni di dollari per 10 anni), preso dai Baltimore Orioles (la squadra più PERDENTE di qualunque sport in America nel 2018).
Oltre al terza-base-fresco-milionario, Los Angeles ha potuto contare sul rookie Muncy, le certezze come Taylor, il cubano Yasiel Puig (mentre scrivo è in attesa di trasferimento) Cody Bellinger e last but not least, la star sul monte di lancio californiano: Clayton Kershaw.
Per quel che concerne invece la National League (La Major League divide gli Stati Uniti in 2 emisferi sportivi: l’American League e la National League, ma ci torneremo nelle prossime puntate non preoccupatevi), nella East Division si sono fatti valere i Boston Red Sox a scapito dei “rinforzatissimi” New York Yankee. Squadra che da qualche anno non raccoglie molto nel proprio emisfero sportivo.
La sfida proprio tra gli Yankee e Red Sox è senza dubbio tra le più accese di tutto il baseball americano, talmente tesa che spesso non si limitano alle mazze e ai guantoni, ma passano direttamente al pugilato.
Sembra una frase forte da dire, ma chi conosce il Baseball, sa che le risse sono un fuorimenù che viene spesso ordinato durante le partite, non come l’Hockey, ma nemmeno come il Curling.
Nella Central Division della National League, gli Indians hanno passeggiato tutto l’anno in testa alla classifica, un po’ per merito dell’Interbase Lindor a.k.a Mister Smile e del terza base Josè Ramirez, vero demonio sia tra le basi che in battuta.
Ad onor del vero, negli ultimi anni la Central Division è la conference di livello più basso. L’unica squadra ad aver tentato di spodestare gli Indiani di Cleveland dal trono sono stati i Twins del Minnesota, ma senza troppo successo.
I Detroit Tiger di Miguel Cabrera e i Kansas City Royal del ricevitore Golden Glove* Salvador Perez (*i premi dati dalla Rawlings, nota azienda d’abbigliamento sportivo, ai migliori giocatori, ruolo per ruolo della difesa) sono in fase di riprogettazione almeno per quello che è stata la stagione passata. Bisogna dire che il loro roster non poteva impensierire squadre molto più attrezzate.
Stessa cosa per l’altra metà di Chicago, i White Sox che si stanno però muovendo molto sul mercato in questa pre season, quindi non credo che ci sarà più niente di scontato per Cleveland, dato che la tribù quest’anno ha fatto scommesse sui giovani, scelta opposta rispetto a pagare a peso d’oro campioni affermati. Vedremo.
Nella East division, i Phillies di Filadelfia continuano a rinforzarsi e lo fanno con poco clamore, come un elefante che entra in un negozio di Swarosky.
I Phillies hanno portato a casa lo smazzolatore di Las Vegas, Bryce Harper, strappandolo ai Washington Nationals per la ridicola cifra di 330 milioni di Dollari per 13 anni.
Alcuni romantici del Baseball sostengono che queste cifre funamboliche ricordano più un circo anzichè un campionato, ma non faccio io le regole, posso solo promettervi che ne parleremo più avanti, cercando anche di spiegarvi il concetto di Free Agent e lì poi, si salvi chi può!
Nel frattempo, alla Salute Bryce!

Nella West Division i campioni uscenti degli Houston Astros hanno agevolmente tenuto testa a tutti, soffrendo solo con gli Oakland Athletics (la squadra di Moneyball, se avete visto il film con Brad Pitt).
La squadra californiana è sempre una sorpresa e quest’anno è stata sospinta dai 48 (!) fuoricampi dell’esterno sinistro Khris Davis, fino ad arrivare a giocarsi la Wild Card per la postseason.
I Mariners di Seattle hanno replicato la zoppicante stagione del 2017, sfiorando anche nella scorsa stagione la Wild Card.
Menzione d’Onore per il veterano e leggenda vivente Ichiro Suzuky che vestirà (anche se solo per le due partite di debutto in terra Nipponica) il ruolo di esterno sinistro per i Mariners alla tenera età di 45 anni. Onore al Samurai.
Per la rubrica old but gold, è in attesa d’ingaggio anche il lanciatore veterano Bartolo Colon, 46 anni a breve, l’uomo dal phisique du role del commercialista più che dello sportivo, ma l’abito non fa il Bartolo.
Poco da dire per gli Angels di Los Angeles e i Texas Ranger, anche loro in ampia fase di rimaneggiamento.
Quest’anno ha chiuso la carriera una leggenda vivente dei Ranger Adrian Beltrè, iconico terza base proprio dei Ranger e figura tra le più divertenti di quest’ultimi anni di baseball americano.
Famosi i suoi siparietti con l’interbase Elvis Andrus altro mattacchione tra le basi.
Gli Angeles, per la stagione 2018, si erano assicurati Shoei Hotani, lanciatore giapponese capace di 22 fuoricampi, record assoluto per il ruolo, e cifra straordinaria se pensate che i lanciatori ad alto livello non hanno la consuetudine di presentarsi in battuta.
Hotani, quando non è impegnato sul monte di lancio, fa anche il battitore designato. Quindi il giocatore che batte al posto del lanciatore, giocando solo la fase di attacco.
Non è bastato ai californiani nemmeno il supporto di Andrelton “Kimba” Simmons (interbase) e l’esterno centro, ma ho come la sensazione che arriverà presto il loro turno, visto che quest’anno verrà allenata da Brad Ausmus, ex dirigente di Detroit dei tempi d’oro.
Ah, Mike Trout per l’esattezza è stato confermato a Los Angeles per i prossimi 12 anni per 400 milioni di dollari.
Il clima ci ha regalato in questi giorni un pantone d’estate, picchia già forte sulle teste protette dai cappellini un sole da All Star Game e ne hanno approfittato anche gli assi della Major per iniziare la preseason in maniche corte.
La stagione ufficialeè partita in Giappone il 20 e il 21 Marzo, Mariners vs Athetic’s.
Poi hanno debuttato tutte e trenta le franchige il 28 e 29 marzo, con un match già da aperitivo di Playoff tra i Diamondback e i Dodgers di Los Angeles, sconfitti in finale l’anno scorso dai Red Sox.
Un campionato di Major League non era mai cominciato così presto. Chi ama questo sport non può che ringraziare e iniziare a tifare.
