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Le più grandi Mosconate della storia - Crampi Sportivi

Le più grandi Mosconate della storia

Ci risiamo. Gianni El Loco Moscon torna a far parlare di sé per degli eventi non propriamente sportivi. Succede spesso, purtroppo: nella sua pur breve carriera (26 anni da compiere ad aprile, soltanto quattro, ma parecchio movimentate, stagioni da pro) ha collezionato già diverse figuracce, diventando di gran lunga il corridore più chiacchierato del peloton. Da sempre in seno ad uno dei Team più attenti alla questione etica (il britannico INEOS, già famigerato Team Sky), sembra aver messo alla prova anche la pazienza dei suoi, dai quali ci si aspetta un gesto esemplare nei prossimi giorni.

Da un lato sia sui social che all’interno del gruppo ci si interroga se sia il caso di decidere per una lunga, esemplare squalifica (c’è chi ha parlato addirittura di radiazione), e dall’altro c’è chi lo difende per il suo ‘grande talento’ (se pure il talento potesse giustificare dei comportamenti così tanto fuori dalle righe, ad onor del vero dobbiamo dire che di fatto, oltretutto, Moscon non ha vinto un granché – per non dire quasi niente – in carriera, non mantenendo nemmeno metà delle promesse che gli appassionati avevano creduto di aver scorto in lui), chi dice che al di fuori delle gare è un ragazzo buono ed educato, timido e gentile (dove le ho già sentite queste? ai telegiornali quando i vicini di casa parlano dei serial killer?), chi chiede di dargli una seconda (terza? quarta? dai Gianni, continua!) possibilità.

Volendo parlare di ciclismo, l’avventura di Moscon nel World Tour è molto facile da riassumere: ottime promesse da under23, culminate con un piccolo Lombardia, e poi subito un contratto con la Sky, per la quale ha corso una Vuelta e due ottimi Tour da gregario, che gli sono valsi il soprannome de ‘Il trattore’ (uno dei quali però, come vedremo, non è finito proprio bene), un quinto posto centrato alla Parigi-Roubaix 2017 ed un terzo al Lombardia 2017.
Con la nazionale è finito due volte ai piedi del podio mondiale (quinto nel 2018, quarto nel 2019).
Quattro buoni piazzamenti, nessuna vittoria sconvolgente. Aggiungiamo pure due campionati italiani a cronometro, che pure fanno curriculum. Ma la sua vera specialità è un’altra, ed è su questa che vogliamo, e possiamo dilungarci.
Signore e signori, ecco a voi la lista delle mosconate, in rigoroso ordine cronologico!


Mosconata numero 1: il razzismo conclamato. Gli insulti a Kévin Reza.

29 aprile 2017: al Tour de Romandie, Moscon è fuori classifica e fuori forma, qu indici giorni dopoquello che sembra essere il primo di tanti futuri grandi risultati, soltanto l’inizio di una folgorante carriera: quel quinto posto alla Parigi-Roubaix che però si sarà rivelato essere ad oggi, come abbiamo visto, uno dei punti più alti della sua carriera.
La madre di tutte le mosconate, quella sulla quale non c’è proprio nulla da ridere, quella che dà ragione a tutti i nemici dichiarati di Gianni Moscon, nel peloton e fuori, è un assurdo insulto razzista, un obsoleto, anacronistico n***o di m***a urlato in faccia ad un avversario di colore, Kévin Reza, durante una discussione a fine tappa che tutto il gruppo ha visto e sentito. E’ Sebastian Reichenbach, compagno di squadra di Reza, a denunciare esterrefatto l’accaduto su twitter: “Sono scioccato di sentire ancora degli imbecilli utilizzare degli insulti razziali nel gruppo. Sei la vergogna del nostro sport”, dice con un eufemismo lo svizzero.
Moscon candidamente ammetterà la propria colpa, si dichiarerà dispiaciuto dell’accaduto: in fondo è un bravo ragazzo e molto giovane, ha l’attenuante di non conoscere bene l’inglese (corre soltanto da due anni per un team britannico, ed in fondo anche con l’italiano ha qualche problema) e la cosa gli viene perdonata, anche dallo stesso Reza che con una superiorità devastante accetta pubblicamente, peace&love, le scuse del razzista.
Il Team Sky, imbarazzato oltremodo, sospende il corridore per sei settimane, sperando di avergli dato una bella lezione.
“Gianni sa che non ci sono scuse per quello che ha fatto, e che una ripetizione della cosa porterà sicuramente alla fine del suo contratto”.
Insomma: che non si ripeta più!


Mosconata numero 2: la figuraccia in mondovisione. La squalifica ai Campionati del Mondo

24 settembre 2017: in Norvegia si disputa la gara più importante e attesa dell’anno, il Mondiale.
Moscon è al servizio di Matteo Trentin, capitano della squadra italiana diretta da Davide Cassani; al penultimo giro viene coinvolto in una caduta, venendo di fatto tagliato fuori dalla gara, e decide (Cassani è d’accordo? ahiahiahi!) di rientrare in gruppo attaccandosi all’ammiraglia. E’ una mosconata veniale, intendiamoci, niente di che: una cosa che è capitata a parecchi corridori.
Dopo il traguardo, la giuria lo squalifica in maniera retroattiva, cancellando il suo risultato finale; di fatto è solo un’azione dimostrativa, visto che Moscon ha portato tranquillamente a termine la gara tornando ad aiutare il proprio capitano negli ultimi chilometri, ma una cosa del genere non fa mai piacere all’interno del gruppo. Gli haters aumentano.


Mosconata numero 3: la vendicativa. La (più che supposta) spinta a Reichenbach

3 ottobre 2017: si corre la Tre Valli Varesine, una delle semi-classiche d’autunno di preparazione al Lombardia. Sono passati soltanto dieci giorni dall’ultima mosconata, ma la numero due è stata troppo leggera, un po’ loffia, e quindi c’è bisogno di farla forte stavolta. Moscon è tra i favoriti (concluderà la gara al settimo posto), così come il suo vecchio amico Reichenbach, che durante una delle ultime discese cade rovinosamente al suolo, fratturandosi gomito e anca. Lo svizzero andrà a denunciare Moscon sia all’UCI che alla polizia italiana, asserendo che questi gli si è “deliberatamente scagliato contro”, causando un incidente che avrebbe potuto essere ancora più grave. Se così fosse, l’UCI è pronta a intervenire in maniera esemplare: altro che pentito, altro che “non si ripeta più”, qui si parlerebbe di una arroganza ed ignoranza tali da far sì che ci si senta vittime anche quando si è carnefici, soltanto perché qualcuno ha osato raccontarlo in giro.
La FDJ, squadra di Reichenbach, convince l’UCI ad aprire un’inchiesta; l’accusa di comportamento violento in gara potrebbe scaturire in una sospensione fino a sei mesi da tutte le gare. L’inchiesta porterà ad un lunghissimo processo in cui vengono ascoltate tutte le parti in causa, e ad un interrogatorio di 11 ore del trentino il giorno dopo la Parigi-Roubaix 2018. Si concluderà soltanto nel giugno successivo con l’assoluzione di Moscon per “mancanza di prove”, nonostante le diverse testimonianze in merito; non esistono video della caduta di Reichenbach e quindi l’evidenza della colpa di Moscon non può essere ufficializzata. Una mosconata a metà, sì, ma con quei bei risvolti penali che non sono mai da sottovalutare.


Mosconata numero 4: la boxe su due ruote. Disqualifié al Tour de France

22 luglio 2018: tappa numero 15 del Tour, al quale Gianni sta facendo da gregario per Froome e Thomas. La tappa è appena iniziata, il gruppo è compatto; non siamo in una fase concitata né di stress particolare, ma l’impavido Moscon riesce ad essere nondimeno già stressato: passando
davanti a Elie Gesbert – reo probabilmente (vogliamo sperare!) di avergli detto qualche parolina, o almeno (dai Elie, dai!) di avergli tagliato un tantino la strada – decide di mollargli un bel cartone sul volto. Dal replay non capiamo bene quanto sia forte l’impatto, né se il colpo vada effettivamente a segno (nel qual caso, chapeau a Gesbert che non dà alcun segno di cedimento), ma l’arbitro al VAR è giustamente inclemente: cartellino rosso ed espulsione dal Tour.

Una Sky ancora una volta piuttosto imbarazzata annuncerà per bocca di Dave Brailsford di “accettare e sostenere” la decisione dei giudici, e che a fine Tour deciderà se intraprendere ulteriori azioni contro un Moscon “disperatamente rattristato dal proprio comportamento”, ma poi non verrà presa nessuna decisione drastica nei confronti del corridore italiano. L’UCI però lo sospende per Moscon verrà costretto a pubblicare un video di scuse (ma va?), in cui recita (in inglese, brrrr!) una bella poesia natalizia come da migliori tradizioni.


Mosconata numero 5 (quella odierna): il tiro della bici al bersaglio
La bicicletta scagliata in faccia al collega (feat. Il dorsale rinnegato&strappato, bonus track)

1 marzo 2020: la Kuurne-Bruxelles-Kuurne è una delle prime classiche della stagione, e Moscon non è riuscito a far parlare di sé da più di un anno: nessuna mosconata, stranamente, quasi come se avesse messo la testa a posto o fosse diventato uno sportivo qualsiasi. Addirittura, a fine settembre si era fatto notare con un mirabolante quarto posto ai Mondiali, che aveva destato dei tristi sospetti, tra i suoi ammiratori, circa la fine delle mosconate. Sulla strada verso Kuurne, però, il nostro riceve la tanto attesa illuminazione: dopo una serie di tentativi di fuga non riusciti il gruppo è allungato e sottoposto a scossoni, come sempre quando sta per arrivare la fase decisiva della gara. In una fase concitata ai 65 chilometri dal traguardo, lungo una strettoia c’è una caduta.
A terra vanno una quindicina di corridori, tra cui Moscon, che nel rialzarsi trova una bici a coprire la propria. La porge cortesemente al collega, come normalmente si fa in situazioni di sfortuna condivisa? Troppa umanità! Cerca di essere gentile con l’avversario che ha subito il suo stesso incidente? No, super Moscon getta la bici con arroganza e violenza addosso al suo proprietario, Jens Debusschere, perché ovviamente la sua caduta è più grave di quella degli altri. Io sono Moscon, e tu, tu sei soltanto uno che corre per la B&B Hotels – Vital Concept!

“Sono caduto in un canale, e mentre mi stavo rialzando mi è arrivata una bici – non era nemmeno la mia! – verso la faccia”, dice Debusschere. “Mi sono dovuto proteggere il volto con la mano, e la bici mi ha colpito con la catena”, aggiunge il ciclista belga, che ha mantenuto un onorevole sangue freddo e non ha reagito, nonostante il taglio alla mano ed al polso. “Non è un unico incidente, è una serie di incidenti, e sempre con la stessa persona. Se vai a chiedere in giro nel peloton come sia il rapporto con lui, il novanta per cento dei ragazzi risponderà in maniera negativa”.
La giuria, rivedendo l’accaduto al VAR, ancora una volta ci casca: squalifica! Ma il buon Gianni non è del tutto soddisfatto, deve concludere in bellezza la sua giornata d’oro, vuole recuperare da un anno intero senza mosconate: eccolo che prova una combo micidiale! Quando riceve la notizia della ingiustissima squalifica il nostro idolo protesta, sbuffa, si indigna, e in maniera plateale si toglie i numeri dal dorsale, prima uno poi l’altro, strappando il secondo e andando a prendere in premio anche una bella multa di 500 franchi. Mosconata doppia!


Chiediamo scusa, forse lo abbiamo sottovvalutato, paragonandolo a Balotelli. Qui siamo di fronte ad un ragazzo di venticinque anni che sta facendo di tutto per superare, anno dopo anno, i propri limiti; uno che potenzialmente può stracciare i suoi idoli e regalarci ancora tanti, tanti anni di numeri sempre più articolati. Razzismo, violenza, irriverenza, furbizia oltre ogni limite, Gianni non si fa mancare niente.

C’è già un hype incredibile tra gli appassionati: quale sarà la prossima mosconata? Speriamo gliene venga data la possibilità, per piacere non fermateci Gianni!

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