Maurizio si è reso conto che far parte del potere è un gioco pericoloso.
Quando è che ci si rende conto di essere stati sedotti? Subito dopo l’abbandono?
Forse Maurizio se lo sta chiedendo anche ora, in spiaggia, con la sigaretta accesa. Chissà quanto tempo ha impiegato per cestinare, tra le imprecazioni, quella polo a maniche lunghe da tenere anche d’estate, per un semplice vezzo della società dedita all’uniformità.
Tu l’hai accettata Maurizio, l’uniformità e l’uniforme, in nome della gloria, dei trofei. L’hai fatto come ogni uomo normale abbagliato dal luccichio che fanno le cose belle. Hai pensato che forse per rinnegare i propri valori, le proprie idee, sarebbe bastato il tempo di tapparsi il naso con le dita, come si fa con una medicina puzzolente da mandar giù.
Così non era, anzi.
Hai capito che forse il luccichio che si intravedeva al momento della seduzione non era abbastanza, hai capito che tu non eri abbastanza. D’altronde non lo saresti stato a prescindere, poco importa il risultato finale. Hai fatto la fine che fanno tutti, quelli belli e quelli brutti, che come te hanno pensato di essere quello giusto. Perché in fondo ci credevano tutti intorno a te e un po’ hai iniziato a crederci pure tu.
E sembrava davvero andare bene, proprio come sembra andar bene alla maggior parte dei sedotti poco prima dell’abbandono. Il raggiungimento degli obbiettivi, le rivincite prese contro le proprie ex, i coriandoli e le foto con quel trofeo scintillante. Quella sera dolcissima in cui eri quello giusto, libero di fumare, di bere, addirittura di ridere. Quella sera in cui qualche volta ti è scappato un “io” in conferenza, frutto di un innegabile bisogno di togliersi i sassolini dalle scarpe, tenuti per troppi mesi e quindi diventati insopportabili.
Dopo mesi a capire che forse non era solo luccichio quell’ambiente, dopo aver accettato l’abiura, dopo aver baciato quella superficie bellissima eppure gelida, tra le urla festanti e gli “io” orgogliosi.
Il giorno dopo finisce come finisce quasi sempre. I coriandoli non svolazzano più ma si sono appiccicati al suolo diventando lerciume, lo spumante del valore della tua casa inizia a puzzare alla stessa maniera dello spumante da discount. E poi tu, che eri al centro dell’attenzione, diventi qualcosa di cui liberarsi, niente di più e niente di meno di quel lerciume sul pavimento.
Difficile ripensare alla stagione appena conclusa come alla “storia di un grande amore”, pensi. Quello però lo si capisce solo dopo l’abbandono e anche tu Maurizio, improvvisamente sei diventato come quelli che deridevi qualche anno fa: sedotti dal luccichio e dalla vanità di essere quello giusto, abbandonati dopo aver capito che non è così.
Sei “il bombarolo” di Storia di un impiegato, sei la cheerleader nei film sui college americani. Sei semplicemente un uomo comune a cui piacciono i complimenti e le sfide che sembrano facili da vincere. Poi ti sei reso conto che le sfide facili non esistono, e quando pure ti sembra di averle vinte ti ritrovi in spiaggia a pensare a cosa sia andato storto.
La sigaretta l’hai quasi finita, la polo l’hai maledetta con varie blasfemie altre due o tre volte. Al tuo posto un altro che pensa di essere quello giusto e tu, di nuovo, rifletti sul come possa essere tanto stupido da accettare quella seduzione. Poi ti ricordi, lo sei stato anche tu, tanto stupido.
Non è colpa tua Maurizio, o forse sì dal momento in cui hai accettato.
“Non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell’amore
dopo l’amore così sicure a rifugiarsi nei “sempre”
nell’ipocrisia dei “mai”
non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai”.

Per sempre grato al serve and volley, al piano sequenza e al doppio passo.