Italiani popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e di trasmigratori; e se eroi e santi forse non lo siamo mai stati, possiamo probabilmente fregiarci di tutti gli altri titoli, meno uno che forse avevamo dimenticato. Un popolo di navigatori, dominatori per secoli del Mediterraneo, scopritori di terre e circumnavigatori del globo; in anni in cui l’Italia ha perso la sua centralità nello scacchiere internazionale prima e uno sport povero di successi per i nostri navigatori poi ci hanno fatto dimenticare la nostra radice marittima, che Luna Rossa ha prontamente risvegliato.
Perchè gli italiani oltre che un popoli di poeti, artisti ecc.ecc. sono anche un popolo di allenatori durante il Mondiale, virologi durante una pandemia e velisti navigati durante l’America’s Cup. Luna Rossa con quella che potremmo definire una piccola impresa ha risvegliato (in tutti i sensi visti gli orari) l’orgoglio sportivo di tutta l’Italia, ma andiamo con ordine.
QUALCHE CENNO STORICO
L’America’s Cup è una delle competizioni più affascinanti dell’intero panorama sportivo, innanzitutto per la sua longevità, la brocca d’argento è infatti il più antico trofeo sportivo per cui si compete oggi, ed è poi il massimo picco raggiungibile per un velista. Curioso come il nome della competizione non derivi inoltre dal Nuovo Continente ma bensì dall’America, veliero statunitense che per primo si aggiudicò la coppa nel 1851. Da allora ad una distanza di anni sempre diversa due yatch, un defender ed un challenger, si giocano fino all’ultima regata la coppa più ambita dei sette mari. Per oltre 132 anni di fila la Coppa restò saldamente in mani statunitensi, fino al 1983, quando un gruppo di australiani riuscì a portarla nella terra dei canguri; da lì continui cambi di mano videro la Coppa dalle 1000 ghinee fare il giro del mondo tornando in USA, partendo poi rotta Nuova Zelanda e arrivare addirittura fino alla Svizzera, paese tra l’altro senza sbocchi sul mare.

In questa storia gli italiani ci entrano in punta di piedi, prima con l’avvocato Agnelli e la sua Azzurra, fermandosi però a due passi dalla Finale di Coppa America. E’ poi il turno del Moro di Venezia, capitanato dal dirigente Raoul Gardini tristemente noto per la tangente Enimont, che in Coppa America ci arriva siglando anche il primo punto tricolore in uno storico 4-1 nelle acque di San Diego. Arriva poi il 2000, con le notti magiche di Luna Rossa contro New Zealand, sfida che si ripropone vent’anni dopo in questo 2021.
Una competizione affascinante anche perché ancorata con le unghie e con i denti alle sue tradizioni secolari, come ad esempio il fatto che le regole e la formula della competizione cambino di edizione in edizione in base alle scelte del defender; o la coppa, che può essere sollevata solo dai vincitori, tant’è che proprio un membro del team detentore della coppa viene designato per trasportare la brocca dal museo dov’è custodita al luogo della competizione.
LUNA ROSSA CI HA FATTO SOGNARE
Un’imbarcazione italiana, con equipaggio, eccetto per l’asso Spithill, italiano e protagonista di una storia, nel bene e nel male, tutta italiana. Italiana perché, come nelle nostre migliori storie sportive Luna Rossa arriva nel golfo di Hauraki da sfavorita. Italiana perché la storia è costellata da sogni, da piccole imprese, ma anche da errori che l’imbarcazione italiana ha pagato a caro prezzo.

L’inizio è inaspettatamente equilibrato, Luna Rossa si dimostra all’altezza dei giganti kiwi, diventando la prima imbarcazione italiana ad andare in vantaggio in una finale di Coppa America; alla sesta regata il punteggio è di 3-3. Poi la quarta giornata di regate si trasforma in un film, a lieto fine per i neozelandesi ed horror per i nostri. La giornata si apre con una regata piuttosto ordinaria e vinta dagli oceanici, con i kiwi che scelgono la giusta raffica di vento e vanno spediti verso il 4-3. Ma è la regata 8, seconda di giornata, che riassume dentro di sé il pathos, il dramma e la crudeltà dello sport, e di questo in particolare.
Siamo al punto cruciale dell’America’s Cup; Luna Rossa parte bene e mette la sua prua davanti a quella di New Zealand, che però recupera rapidamente, ma proprio quando stanno per avventarsi su Luna Rossa i kiwi, finiti nel vento sporco (in gergo rifiuti) della barca italiana, cadono dai foil (le “ali” che toccano l’acqua e tengono sollevata la barca) cadendo in acqua. I commentatori di Sky si lasciano andare a delle sommesse esultanze, il risultato della regata sembra scritto. Ma Eolo decide ancora una volta di capovolgere la situazione. Pochi minuti dopo un buco di vento gioca un tiro maldestro a Luna Rossa, che segue lo stesso destino dei rivali nel frattempo tornati a pieno regime. Nonostante il vantaggio di oltre 1500 metri l’imbarcazione tricolore ci mette troppo a tornare ad alzarsi; i neozelandesi ci sfilano davanti, con i nostri inermi a tentar di sollevare lo yatch. E’ 5-3 e il gioco ora si fa veramente duro.
La quinta giornata si svolge all’insegna di un vento ballerino. La regata è sicuramente la più bella ed equilibrata della Coppa, con Luna Rossa davanti fino all’ultima bolina (giro d’andata del campo di regata), quando i neozelandesi finiti ancora una volta nei “rifiuti” italiani decidono di defilarsi, prendendo una raffica di vento che li porta dritti al match point.
Match point che a causa proprio del vento instabile viene posticipato al giorno dopo, e che per Team New Zealand è dominato con l’atteggiamento del defender sicuro di sè; e che si porta così a casa la quarta Coppa America della sua storia.
GRAZIE LUNA ROSSA
Grazie Luna Rossa, nonostante tutto. Sì perché, a dispetto di quanto sta trasparendo in queste ore in Italia, Luna Rossa non ha perso per sfortuna, o almeno non solo. Certo, il fato non era sicuramente girato verso il Bel Paese nella baia di Auckland, ma l’avventura di Luna Rossa è stata anche costellata da errori e ingenuità. Come noi profani della vela abbiamo imparato in questi giorni, questo sport è una gara a chi fa meno sbagli. Una partita a scacchi sul filo dell’acqua e del rasoio.
Ma se a New Zealand va la coppa e la storia, a Luna Rossa vanno senza dubbio gli applausi, per aver rivaleggiato colpo su colpo un gigante con una barca, diciamolo, inferiore.
Grazie Luna Rossa per le gioie, i dolori, grazie per aver appassionato tanti italiani, fra cui il sottoscritto, ad uno sport come la vela. Grazie per le levatacce, che come hanno ricordato Meda e i suoi nella notte della finale, ci hanno riportato ai tempi d’oro di Schumacher e Valentino.
Grazie per aver risvegliato un orgoglio sportivo che, dopo il mancato Mondiale 2018, era sceso ai minimi storici.
E dopo questo finale che più melenso e retorico non si può, ci ridiamo appuntamento alla prossima Coppa America, in cui speriamo di narrare un finale in cui non ci restino solo gli applausi.
Articolo a cura di Michele Larosa

Lo sport raccontato dal divano, Zidane e Rodman a cena dal Professor Heidegger.