Abbiamo stilato le pagelle del primo terzo di campionato di MotoGP
Non sono passati neanche 40 giorni dalla prima gara del campionato 2020 di MotoGP disputatasi sul circuito di Jerez, ma, a causa di un campionato abbreviato e compresso per il rinvio dovuto dalla pandemia di Covid-19, già più di un terzo delle gare totali (5 su 14) si è svolto.
In queste poche gare si sono visti eventi che di solito culminano in un intero campionato: duelli all’ultimo respiro, cadute spettacolari e pericolose, infortuni, due bandiere rosse (!).
L’assenza di Marc Marquez, causata dall’infortunio alla spalla che lo ha messo KO lo scorso 26 luglio sul circuito di casa e che lo terrà lontano dalle piste fino al 2021, ha contribuito a rendere il Motomondiale equilibratissimo, alla schiera di una Moto2 o Moto3. Alcuni dati: in sole 5 gare ci sono già stati 4 vincitori diversi (Quartararo, Binder, Dovizioso e Oliveira, col solo francese che è riuscito a bissare); in un fazzoletto di 27 punti sono racchiusi i primi 9 piloti della classifica generale; solo 3 piloti hanno concluso tutte le gare raccogliendo punti da ognuna di essa (Quartararo, Dovizioso e Takaaki Nakagami). Per entrare nel dettaglio di questo primo sprint di campionato, osserviamo i piloti principali (e non solo loro) uno ad uno, dando le pagelle all’estate delle due ruote.
Marc Marquez: s.v.
Doveroso partire dal campione del mondo, nonché dominatore della classe regina nell’ultimo lustro. Il 93 ha patito un infortunio alla spalla nella prima gara del Mondiale e, operatosi in tempi record, ha provato stoicamente a salire in sella solo cinque giorni dopo, con una protezione. Tuttavia, i dottori gli hanno impedito di correre finché la ferita non si calcificherà: altri due o tre mesi, nella sostanza campionato finito. Il cannibale della MotoGP si gode le gare da casa sua un po’ come faceva Niki Lauda da un letto d’ospedale nel 1976, ovviamente con tutte le differenze del caso, sia a livello sanitario che competitivo (l’austriaco tornò in pista 40 giorni dopo, Marquez ne avrà ancora per molto). All’anno prossimo, Marc. Apprezziamo il coraggio.
Fabio Quartararo: 8
Il leader del mondiale convince anche al di là della posizione in classifica generale: dopo un inizio bruciante, con bottino pieno nelle due gare di Jerez, nelle gare successive deve difendersi, vuoi per la pressione causata da questa prima posizione improvvisa, vuoi per le difficoltà oggettive della moto nei GP del Centro Europa. Nonostante ciò, riesce a racimolare qualche punto che in ottica titolo potrà pesare a novembre, difendendosi, almeno per il momento, dagli attacchi dei suoi rivali. È uno dei favoriti, ma ha bisogno del supporto di una Yamaha a dir poco claudicante nel mese di agosto.
Andrea Dovizioso: 7,5
La maledizione del titolo in classe regina sembra stagliarsi su di lui: dopo diversi anni da eterna promessa e un triennio in cui ha fatto il salto di qualità, sempre costretto però a inseguire il Cannibale, la sua assenza sembrava spianargli la strada per un mondiale da vincere in ciabatte. Invece un inizio altalenante, con due gare fuori dalla Top 5 nelle prime tre, l’ha subito costretto a risalire la china: i 36 punti overall conquistati in Austria, su un circuito veloce che ha favorito il motore della Rossa, gli hanno permesso di rifarsi sotto, a soli tre punti da una vetta che quest’anno sembra più vicina che mai. All’ultimo ballo in Ducati, da cui l’anno prossimo si separerà per divergenze economiche, l’imperativo è solo uno: adesso o mai più.
Takaaki Nakagami: 8
La vicenda del centauro giapponese è probabilmente la più bella dell’anno nel circus, di sicuro la più retrò. In un’epoca di talenti precoci, Nakagami, che ha esordito 13 anni fa in 125 e annovera come miglior risultato stagionale un 6° posto in Moto2 nel 2016, a 28 anni sta trovando la maturità e anche un pizzico di fortuna per ottenere dei risultati encomiabili: causa l’assenza di MM e le difficoltà di Alex nell’anno da rookie, con la moto clienti di Lucio Cecchinello è la miglior Honda in pista. Ecco, ricordate la statistica sui tre piloti sempre a punti finora? Lui è l’unico di quei tre, ergo l’unico del Motomondiale, ad essersi classificato sempre nei primi 10. L’unico. Peccato per quella bandiera rossa a metà gara qualche giorno fa, perché fino allo stop stava conducendo una gara perfetta, portandosi a casa una 2° piazza che sarebbe stata meritatissima. Era dai tempi di Hiroshi Aoyama (10° nel 2011) che non si vedeva un pilota nipponico così convincente nella classe regina.
Valentino Rossi: 7
L’eterno Rossi sta regalando una lectio magistralis sul ruolo di pilota anche quest’anno. Un ruolo molto meno spregiudicato del passato, più misurato, attento ad approfittare degli errori degli avversari ed inserirsi in quei pertugi. Condizionato anche lui dalle difficoltà della Yamaha, ma con una gran voglia di trovare nuovi obiettivi e record: con quello raccolto in Spagna si trova a 199 podi, uno solo dalla cifra tonda. Dopo aver rischiato grossissimo in Austria, quando la moto di Morbidelli gli è passata a pochissimi centimetri (ci ha messo una mano il 58, ha detto qualcuno), Rossi non si fa spaventare: a più di 11 anni dalla vittoria numero 100 ad Assen, un altro modo per mettere il timbro unico sulla storia di questo sport. I prossimi due GP sono quelli di Misano: festeggiare a casa questo traguardo sarebbe la ciliegina sulla torta.
Maverick Viñales: 6,5
Al momento è lui il peggior pilota di Yamaha per rendimento, non foss’altro perché è lui, sulla carta, l’elemento di punta del team. Inoltre, non ha, o non dovrebbe avere, la ruggine del 41enne Valentino o l’inesperienza del 21enne Quartararo. Quello di quest’anno sembra essere l’ennesimo “vorrei ma non posso” dell’atleta catalano, esploso prestissimo ma oppresso dal peso delle enormi aspettative poste su di lui. Un enorme applauso, invece, per la prontezza con cui ha saputo togliersi d’impaccio da una situazione a dir poco insidiosa come quella di domenica, quando i freni l’hanno abbandonato e la sua moto si è schiantata dritta contro i cuscinetti protettivi. Coraggioso e lesto.
Brad Binder: 7,5
Pochi dubbi su chi sarà il Rookie of the Year a fine stagione: in sella alla KTM, che lo ha preso dal 2015 in Moto3 e da lì non l’ha più lasciato, alla prima annata coi grandi sta facendo un ottimo lavoro. Se riuscisse a migliorare sul giro secco, il suo evidente tallone d’Achille (solo 7 pole position in carriera, di cui 6 concentrate nel 2016, anno dell’alloro mondiale in Moto3), potrebbe essere ancor più competitivo sin dallo start, evitando rimonte difficili che stressino gomme e motore.
Yamaha: 5
Incredibile dover dare un voto così basso ad una moto in cima alla classifica costruttori, ma le vicende dell’inizio campionato costringono a farlo. Ad eccezione di Quartararo, gli altri 3 piloti hanno avuto un serio problema tecnico: Rossi e Morbidelli hanno rotto un motore cadauno, mentre Viñales si è ritrovato alla mercé dei freni, distruggendo la moto. Se queste sono le premesse, sarà un Mondiale lunghissimo: gli ottimi risultati racimolati finora sono da imputare principalmente alle qualità dei piloti.
KTM: 8
Non ce ne vogliano altre squadre, ma il salto di qualità degli austriaci è notevole: dall’anonimato di metà classifica degli scorsi anni alla vittoria di due gare e la conquista di una pole position, il passo non è affatto breve. Convincono anche i piloti: già detto di Binder, Oliveira nel team clienti è il nuovo che avanza, già ufficializzato in sella al Team Factory per il 2021. La solita programmazione firmata Red Bull, che nel mondo delle corse un paio di cose le ha fatte e dimostra che la programmazione vale più di una vagonata di milioni. Per carità, non si parla di centesimi in ogni caso, ma c’è modo e modo di fare corporativismo.
Lo Spettacolo: 9
Quanto equilibrio. Se già negli anni scorsi la MotoGP si è segnalata per una varietà di vincitori di gare singole, un po’ inaspettata rispetto a quanto dicesse l’albo d’oro (con Marquez sempre campione), quest’anno l’assenza del Re ha dato un boost in più a tutti per tentare l’assalto al titolo. La domanda sorge spontanea: sarà l’incoronazione della giovane stella transalpina adesso in testa? Oppure sarà il premio per tanti anni di fatica di Dovizioso, la cui parabola ricorderebbe, per fare due paragoni importanti, quella di Christian in WWE o di Nico Rosberg in Formula 1? Potrebbe portarsi a casa il titolo un carneade discontinuo ma talentuoso come Miller? Infine, il 46 si può considerare già fuori dai giochi oppure troverà energie che non pensava di poter avere per compiere il miracolo? Chissà. Un voto in meno per i pericoli di queste prime gare: è stupendo vedere gare imprevedibili, ma seppur con un pizzico di brivido, andrebbe fatto in totale sicurezza.

Classe 2001 appassionato di tanti sport. Alimento la mia vena pragmatica studiando economia e quella poetica scrivendo. Un giorno una delle due prevarrà sull’altra, ma se stai leggendo queste righe, quel giorno non è ancora arrivato.