Settantuno anni fa. Passano governi, mondiali, vite. Chi scrive – e sicuramente più di qualcuno che legge – settantuno anni fa non era nemmeno un progetto. Però da settant’anni a questa parte, a Torino il quattro di maggio il sole non basta più. Il quattro di maggio non vorrà mai dire caldo, estate vicina, campionato agli sgoccioli: a Torino invece questa data vuol dire Superga.
Io a Torino non ci sono mai stato, se non con i racconti di tanti cronisti e di qualche collega: di una in particolare sono rimasto colpito, senza toglierlo dalla testa. Perché? Parlava di Superga come se fosse accaduto ieri. Ha snocciolato nomi, numeri, date, e quel velo sugli occhi come chi vive ancora quella tragedia come se fosse ieri.
Furono in 31 a morire in quello schianto. Giornalisti, staff e giocatori. Tra loro il leggendario capitano Valentino Mazzola, che quest’anno avrebbe compiuto 101 anni. A omaggiare il capitano sembra averci pensato il destino, che ha messo la sua zampa per fermare la corsa del Grande Torino sulla terra per accompagnarli all’Olimpo dello sport.
L’anno scorso il derby di ritorno tra il Toro e la Juventus si sarebbe dovuto giocare proprio il 4 maggio. I ricordi non ammettono distrazioni, e la partita è stata spostata. Forse si potrà obiettare che tanti verdetti sono già scritti per questa stagione, e la risposta sarebbe immediata: “Il derby è derby”. In realtà, per chi vuol vedere del romantico in una palla che rotola, è più bello pensare che il destino voglia omaggiare, nell’anno del centenario di una leggenda, proprio il Capitano, facendo giocare nella città che ha reso grande – seppur facendogli vestire una maglia differente – una stella come Cristiano Ronaldo. Il calcio che omaggia il Calcio: bello no?
Non è un caso che a Superga, da sempre, ci sia un pellegrinaggio continuo, che sia in forma pubblica, instagrammabile o privata: ciò che conta è non dimenticare. E far rimanere vivo il ricordo di una squadra così grande, come quel Torino. E pazienza per quei cori che ogni tanto spuntano: di questi tempi è più facile sputare offese che ammirare la storia.

Giornalista professionista. Curioso e mancino. Scrivo e scatto, senza pose che è più divertente. Con un buon caffè e una bella storia hai tutta la mia attenzione.