Tutto ha una fine? Il baseball sì

Nei sempre più rari momenti in cui con gli amici ci vediamo dal vivo o in streaming proviamo un nuovo gioco che ha una sola regola, chi parla del coronavirus paga da bere, anche da remoto.

Con questo articolo provo a ripetere il medesimo stratagemma, con la consapevolezza che qualche birretta volerà e che non ci sarà niente di male.

La stagione di Major League 2020 come tutte le altre competizioni sportive (scacchi compreso) ha subito una prima botta d’arresto e poi una rimodulazione del calendario causa pandemia.

Anche qua si è preferito giocare nella ormai nota bolla, facendo riferimento al termine utilizzato nella NBA per perimetrare gli stadi sicuri dove si è svolta l intera stagione per quanto riguarda l’intrattenimento nazionale americano, oltre che una sorta di luogo sicuro dove tenere i giocatori per la loro salute.

Tra gli stadi prescelti, il Globe Life Field nella texana Arlington, che ha ospitato le World Series tra Los Angeles Dodgers e Tampa Bay Ray, dando, come spesso sta succedendo di questi tempi una sorta di neutralità dovuta alla geografia e alla quasi completa assenza di tifoseria negli spalti.

Congelato per tutta la seppur breve stagione (60 partite a fronte delle 162 di una stagione regolare) l’effetto “HOME/AWAY”, minimizzati gli spostamenti per la sicurezza dei giocatori e dello staff (ogni squadra ha giocato contro nove squadre, invece delle solite 19 o 20) la lega per dare più pepe alla competizione ha deciso di attribuire più wild card per ottemperare cosi al basso numero di partite giocate, rendendo gli appassionati di baseball come il sottoscritto piacevolmente contenti delle sorprese che questa strana annata ha prodotto.

Se pensate che una stagione di baseball si valuta molto sulla tenuta fisica dei lanciatori e dei forti battitori la cui usura tra fine marzo e fine ottobre è spesso il metro di misura per capire chi porterà a casa l’anello, quest’anno la “mezza stagione” dovuta dalle particolari circostanze ha prodotto un quanto mai sempre valido: “il gioco è bello ANCHE quando dura poco”, che per uno sport da maratone come il baseball, ha creato un ossimoro interessante.

Alcune squadre anche blasonate (vedi i Red Sox di Boston) di fronte ad una stagione amputata hanno sventolato bandiera bianca, simbolicamente, lasciando il mercato e facendo partire diversi nomi blasonati del proprio rooster, convinti di rigiocarsi tutto una volta ristabilità la normalità nella stagione prossima.

Gli Yankees che di certo non hanno bisogno di rinforzi, anche loro dopo l’acquisto di Cole dagli Astros, hanno altalenando prestazioni positive ad altre meno fortunate, ristabilendo che li nel Bronx il problema non sono i giocatori ma chi detiene il bastone del comando, dalla cattedrale alla cattedra come direbbe il rapper Nigma.

Questo è il pezzo completo di Nigma

Gli Yankees dopo aver stracciato gli Indians nelle due gare di Wild Card, perdono 3 a 2 in semifinale di lega contro la vera rivelazione: Tampa Bay, tutto sommato un pareggio per il bilancio stagionale degli Yankees.

Gli Indians che frequentano spesso gli altolocati quartieri della post season, approfittano del loro girone di partenza non proprio invicibile per arrivare senza grosse aspettative alla wild card, perdendo contro New York, sottolineando tutti i dubbi che pervade la città intera di Cleveland da quando perserò la finale delle world serie nel 2016 contro i Cubs.

Gli Indians dalla chiara voce del loro presidente, non vogliono affrontare anni dispendiosi, cercheranno di usufruire dei loro buoni posti nei prossimi draft e poco altro, quest’anno è stato un anno interessante solo dal punto di vista delle nuove scommesse, alcune vinte e altre perse, ma per i grandi nomi, come Lindor, il futuro in squadra è legato al rinnovo del contratto…sempre più lontano dalla firma.

Altra stagione sotto aspettativa a Minnesota

I Twins carichi di buoni giocatori e con qualche veterano in battuta di indubbie qualità non vanno  oltre il primo turno di playoff arrendendosi piuttosto docilmente agli Houston Astros, finalisti del 2019 e squadra bersaglio di quest’anno dopo lo scandalo dei “segnali rubati” del 2017/18,

Altre squadre che hanno approfittato senza grandi meriti come gli Indians dell arrivo in post season ci sono sicuramente i Blue Jays, pochi ma buoni, squadra sicuramente da rinnovare per la metà dei suoi componenti per dare una continuità alle luci dell’unica franchigia canadese, che non regge l’urto della sorprendente Tampa che quest’anno si è arresa alla Enrico Toti solo contro i Dodgers in finale.

Altre squadre invece meno famose hanno approfittato di questa strana stagione andando a prendersi validi prospetti che ne hanno determinato fortune e glorie, vedi squadre come i Chicago White Sox che pur uscendo al primo turno di wild card contro gli Athletics per 2 gare a 1 hanno comunque dimostrato un futuro radioso di fronte a loro.

Altra sorpresa o quasi: San Diego

I Padres si sono portati a casa l’anno scorso il giocatore più antipatico della Lega, Danny Machado, un terzabase dotato di un braccio bionico ma dal caratterino non troppo facile, si sono messi in prima Base Eric Hosmer che già aveva fatto la fortuna di Kansas City nell’anno della vittoria del campionato.

Ma l’uomo sicuramente che ha inserito la marcia in più per San Diego è l’interbase Fernando Tatis Jr, che con la sua difesa plastica e la media di battuta vicina alla perfezione, ha condotto di fiero pugno la sua squadra fino alle semifinali di Lega contro la blasonatissima Los Angeles che non gli ha fatto sconti, ma che proprio durante la loro sfida, seppur persa con il punteggio di 3 gare a 0, ha evidenziato, se ce ne fosse stato bisogno, che a breve San Diego sarà la squadra da battere della National League.

Sono stati proprio loro a sconfiggere al primo turno in post season i veterani di finali dei Cardinals, che annoverava nei suoi titolari tanti campioni al viale del tramonto ma sempre dall’apporto in campo fondamentale come il catcher diverse volte Golden GLove, Yadier Molina.

Anche i Marlins con qualche innesto riesco a vedere solo le porte delle finali, arrendendosi ma non senza lottare agli Atlanta Braves di Ronald Acuna Junior, altro nome che sentirete spesso nominare nel futuro di questo sport. I Braves lottano fino alla morte in finale di Conference portando addirottura la serie sul 3 a 1 in loro vantaggio, prima che i Dodgers si ricordino delle ultime 3 finale perse negli ultimi 4 anni e riagguantando le WorId serie dopo una bellissima remuntada.

In finale sul ring salgono per l’angolo dell’American League i Tampa Bay Rays e per l’angolo della National League i Los Angeles Dodgers

Tampa è la 48 esima città in ordine di grandezza degli Stati Uniti, va da se che l’interesse intorno alla propria squadra di baseball non è proprio la stessa  che si respira a Los Angeles tra le migliaia di tifosi dei Dodgers.

Ciò nonostante Tampa con un budget alla Moneyball chiude la stagione tra le più vittoriose dell’intera lega (40/20) trascinato dal monte di lancio da Charlie Morton e Blake Snell, che in gara 6 a mio parere verrà sostituito troppo celermente dal general manager, e in battuta dal rookie cubano Randy Arozarena, che porta casa a fine stagione il record (10) di Home run in post season per un novizio…non male.

Potremmo volendo forzare un po’ le carte, paragonare Tampa al Leicester di Ranieri in Premier League,sorprendendo tutto e tutti e guardandoli nelle immagini anche i protagonisti stessi, tra cui non si può non citare Willy Adames giovane interbase, l’esterno centro  due volte Golden Glove, Kevin Kiermaier, JI-Man Choi prima base Koreano che  ricorda John Belushi nella fisicità e anche nelle capacità atletiche nonostante la massa, andatevelo a cercare su YouTube, non crederete a quali allunghi può fare quest’uomo.

Tampa ha vissuto una stagione memorabile, chiunque sia entrato anche una sola volta in battuta, ha dato tutto se stesso e quando è andata sul 2 a 2 in finale con Los Angeles dopo un finale di gara 4 che mio fratello (anche lui ex mediocre giocatore come il sottoscritto) ha definito in un vocale “sembrava che Los Angeles facesse i nostri errori da dilettanti” ho pensato che si stesse per compiere la magia, ma Los Angeles aveva perso troppe volte e troppe volte immeritatamente per non reagire.

Il loro general Manager ha cambiato alcune cose nel lineup (l’ordine con cui i giocatori vanno in battuta), messo in panchina chi non aveva abbastanza sangue freddo e scosso il resto della squadra a dovere, e i giocatori hanno giocato come se ci fosse in ballo la propria vita, attaccando ogni palla lanciata all’attacco e ogni palla battuta nel loro turno di difesa.

Corey Seager da diversi anni al top in Major League, l’interbase si è dimostrato l’uomo in più, l’uomo che quando conta c’è, ed è così che è diventato l MVP delle finali

Ma Los Angeles viene da diverse stagioni al top, nonostante ciò anche l’esterno Bellinger, ci ha messo un po’ a realizzare che questa volta ce l’avevano fatta.

Realizzato il sogno, la realtà in casa Dodgers è venuta bussare a festeggiamenti ormai già partiti quando si è scoperto che Justin Turner il terza base , sostituito all’ottavo inning di gara 6, non era infortunato ma risultato positivo al Covid, sebbene dopo lo si veda nelle foto di rito senza mascherina e baciando la moglie, una incoscienza che non vorrei commentare per non finire questo articolo nell ennesima sagra dell’ovvio, ma solo offrirvi una birra perché ho finito per parlare del virus.

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