“Per loro potrebbe essere una liberazione. C’è rivalità, odio sportivo, ma mi dispiace per i miei amici sampdoriani. La verità è che con un presidente come Ferrero neanche ti veniva da prenderli per il culo“. L’inizio è già una rivoluzione. Michele Bitossi, cantautore genovese e tifoso del Genoa, costretto a parlare subito di Samp. L’arresto con dimissioni di Massimo Ferrero è un’entrata in scivolata a gamba tesissima sulla vita calcistica cittadina. Specialmente nella settimana del Derby, che dopo 18 anni non vedrà più a Marassi un altro protagonista. “Oddio, non è che noi eravamo messi meglio con Preziosi“. Amen. Quelli come Bitossi infatti non badano troppo ai presidenti, agli allenatori o ai giocatori. Quelli come lui, sciarpa al collo e mani in tasca, aspettano solo un’altra stagione. Per cantare, sperare, soffrire.
Che è un po’ il riassunto del nuovo singolo, appunto “Un’altra stagione”.
L’abbiamo presentata prima della sfida di Genoa-Roma. La società ha sposato il progetto, è stata annunciata dallo speaker prima delle formazioni. Un’emozione incredibile.
Emozioni genovesi e genoane.
E’ nato tutto in maniera spontanea insieme a Jacopo Pagano. Il brano – prodotto da Ale Bavo per The Prisoner Records in distribuzione The Orchard – racconta dell’amore per il Genoa sbocciato nella maniera più semplice e naturale. Un padre che “inizia” il figlio al tifo rossoblù e alla passione per la leggendaria Gradinata nord. Molti tifosi del Genoa la stanno ascoltando, continuano a scaricarla e la stanno facendo sempre più loro. Ma l’attestato di stima vero e proprio è un altro.
Sì?
In molti ci stanno scrivendo. Tifosi di altre squadre che si ritrovano in quei sentimenti di passione e calcio che cantiamo in “Un’altra stagione“. Che poi era un po’ il nostro obbiettivo. Partire da un contesto partigiano cercando però di renderlo il più universale possibile grazie al calcio. E ci siamo riusciti anche con LORO!
Loro chi?
I sampdoriani! Compresi loro apprezzano la canzone.
Addirittura…
Alla fine le emozioni ‘genoane’ che raccontiamo sono quelle di tutti. L’amore per la squadra di calcio vuol dire tanto, è una fede che comprende la condivisione di valori e momenti importantissimi. Un mondo intero che si muove.
E quale era il mondo del Bitossi bambino?
Sicuramente le domeniche degli anni ottanta. Niente tornelli, tessere del tifoso e altre autorizzazioni. Quando si poteva decidere direttamente al mattino se andare o no a Marassi. Ricordo la salvezza dell’82: il Genoa giocava a Napoli, pareggiò e rimase in Serie A. Mio padre lanciò via la radiolina con cui stavamo seguendo la partita per la contentezza.
Che padre tifoso è invece Michele?
Ovviamente anche mio figlio tifa per il Genoa, però non ho mai imposto la mia passione rossoblù e non l’ho mai forzato. Ha avuto le sue stagioni da piccolo tifoso, un tira e molla con il Grifone. Quando guarda le partite impazzisce, come se fosse in trance. Invece nella quotidianità è un tifoso tranquillo, quasi distaccato.
E’ cambiato il rapporto dei giovani con il calcio?
Non voglio fare il boomer, ma prima vivevamo la passione calcistica in modo diverso. C’era più spontaneità o comunque tutto sembrava più naturale. E questo ti portava anche ad affezionarti a dei giocatori, come è successo a me. Oggi magari la tecnologia distrae i ragazzi, che però proprio con l’aiuto dei nuovi mezzi riescono anche a seguire in maniera differente il calcio.
Tempi che cambiano.
Non cambia però la voglia di andare allo stadio. Ad esempio da quest’anno, con le riaperture più intense post Covid, ho visto tantissimi ragazzi e ragazze sulle gradinate. Vuol dire che quella necessità di condividere la partita insieme c’è ancora.
Tutti sulla stessa barca.
Sempre, anche nei momenti più difficili. Se noi dovessimo misurare la nostra genoanità in base alle soddisfazioni sportive e in base a come è stata gestita la società negli ultimi anni avremmo dovuto tutti abbandonare la barca.
E ora il Derby…
…delle assenze. Via Preziosi, Ferrero, Ballardini e anche D’Aversa sulla graticola. Siamo però a due punti dalla salvezza, nonostante tutto. Servirà davvero una partita con un atteggiamento diverso rispetto alle ultime gare. Dovremo soffrire, ma questo lo sappiamo da sempre. Perché essere genoani è una fatica.

Folgorato sulla via della consocenza da un jumper al tabellone di Tim Duncan. Saints in NFL, Ducks in NHL, AJ Styles in WWE, Zoro in OnePiece. Scrivo, cancello, riscrivo e ricancello, possibilmente di sport, possibilmente di storie di sport, tenuto per mano da mamma creatività. Do fiato alle trombe su RMCSportNetwork.