“He ain’t no ordinary rookie” sono le parole pronunciate da un commentatore dei Dallas Mavericks durante la partita contro gli Houston Rockets; mai frase fu più adatta per sintetizzare perfettamente questa prima parte di esperienza NBA di Luka Dončić.
Normalmente i rookies non possono vantare di aver stoppato LeBron James, di aver fatto volare Kyrie Irving con una finta per poi punirlo con una tripla, di aver battuto James Harden a suon di step backs, di liberarsi di Paul George con un ankle breaker.
I rookies no, ma Luka Dončić sì; perchè Wonder Boy (come è stato soprannominato in questi anni dai media spagnoli) è un rookie solo in NBA, ma in realtà nonostante la sua giovanissima età è un veterano del gioco.
La terza scelta al draft 2018 non ha deluso le aspettative di chi credeva nel suo talento fin da quando giocava da questa parte dell’Oceano, facendo ricredere non pochi scettici che non lo ritenevano adatto per il grande salto.
A quasi metà stagione il fenomeno sloveno viaggia a 20.2 punti, 6.7 rimbalzi, 5.0 assists, 1.1 rubate con il 43.5% dal campo, il 37.3% da 3 e 73% ai tiri liberi in una media di 32 minuti sul parquet a serata;
numeri notevoli per un esordiente, che stanno facendo iniziare anche a far proferire le parole “All-Star Game” sia da tifosi che da compagni di spogliatoio come il tedescone Dirk Nowitzki.
In queste partite Luka Dončić ha regalato una serie di giocate (ma anche momenti esilaranti, fonti di svariati meme) memorabili, forse anche fin troppe da elencare; in ordine sparso proponiamo flash del meglio del Wonder Boy.
PERCULARE IL DIFENSORE DELL’ANNO IN CARICA
In quest’azione Dončić cattura rimbalzo, fissa il piede perno e gira fino a tornare sotto canestro per poi fare una finta di passaggio proprio davanti al naso di Rudy Gobert, attuale Defensive Player of the Year, che ci casca in pieno lasciandogli lo spazio necessario per portarsi a casa due punti facili facili.
WHO SAYS I CAN’T JUMP?
Il numero 77 sta portando palla oltre la metà campo quando si accorge che a Houston c’è un problema in difesa e un’autostrada davanti lui, così ingrana la quinta e va a canestro a schiacciare ad una mano mentre Harden cerca inutilmente di coprire su di lui.
PRIMA LA VEDI, POI NON LA VEDI PIU’
Il ball handling dello sloveno non è perfetto, ci sono ancora momenti in cui per abuso del palleggio rischia o addirittura perde il pallone.
Non in quest’azione; qui mostra un eccellente controllo della palla con un passaggio dietro la schiena per evitare che i suoi difensori, Thompson e Jerebko, possano rubarla e continua a canestro, dove c’è Green ad aspettarlo. Allora il giovane rookie alza la palla per Powell che non deve fare altro che schiacciarla nel canestro e ringraziare per l’assist.
SE SPARI, SII SICURO DI COLPIRE
Oubre Jr pensa di poter intimidire il rookie sbattendo le mani sul parquet, mossa tipica di taunting, e di poterlo contenere a dovere, ma Dončić non è dello stesso avviso.
Dopo aver velocemente giocato insieme a Finney-Smith, attacca verso il ferro inseguito da Oubre Jr, ma di colpo si ferma e, in una mossa alla Nowitzki, fa partire un floater ad una mano in precario equilibrio, il cui risultato era prevedibile ancora prima dell’inizio di tutta la sequenza: solo nylon.
SCUSATE, HO LA MACCHINA PARCHEGGIATA IN DOPPIA FILA
Con 4 secondi sul cronometro Usain Bolt, dalla sua metà campo, potrebbe tranquillamente arrivare a canestro; Dončić con 4 secondi arriva al logo degli Houston Rockets, tra due difensori, si ferma e spara una tripla che viene accolta dalla retina senza neanche l’aiuto del ferro.
Per lo sloveno questi tiri non sono una novità (basti pensare al tiro a tutto campo contro il Barcellona) ma pare che farlo a Houston lo diverta di più.
TIMING IS EVERYTHING
Già in Europa Dončić aveva dimostrato ottime abilità nel trovare sempre l’uomo libero e nel fargli arrivare la palla nel momento più propizio; in NBA sta affinando sempre di più questa capacità.
In questa azione lo sloveno sfrutta il blocco di Jordan per arrivare alla lunetta, vede che Kleber è lontano dal suo difensore e sta iniziando il taglio, salta, sembra buttare la palla per aria ma invece la fa arrivare all’altezza perfetta affinché il suo compagno possa schiacciarla dentro il canestro.
KYRIE VOLA IN AUSTRALIA
Pochi cestisti possono vantare il ball handling di Kyrie Irving, mentre sono tantissimi i giocatori tratti in inganno dalle sue finte proprio dovute alle sue eccellenti capacità di controllo della palla. Questa volta però è Irving a volare su un tranello del giovane sloveno.
Dončić riceve palla da Harris sull’arco e viene subito pressato da Morris, che viene mandato in loop da una finta del 19enne, quindi la passa a DeAndre Jordan che gliela riconsegna a 4.4 secondi dallo scadere del cronometro sulla punta dell’arco, dove viene prontamente raggiunto da Irving. Dončić finta uno step back, Kyrie abbocca e Wonder Boy rilascia il buzzer beater.
NON MI INCHINO DAVANTI AL RE
Dončić è sempre stato un gran fan di LeBron James, tanto che dopo la prima partita giocata contro ha ricevuto in regalo da lui una maglia autografata.
Ma se la prima volta che si incontrano Luka è ancora un po’ in modalità “fan”, in quella successiva, ovvero quella mostrata nella clip, si passa all’essere avversari senza guardare in faccia a nessuno, neanche se ti chiami LeBron.
In quest’azione, dopo che Ingram non riesce ad arrivare a canestro e arretra, Wonder Boy si accorge del taglio del Re, lo insegue da dietro e lo stoppa; LeBron mantiene il possesso e Dončić lo stoppa di nuovo facendogli perdere il pallone.
LUKA (CURRY)
Questa non è un’azione singola, ma entra di diritto nella top 10 del meglio di Wonder Boy in quanto, con 7 triple messe a referto, entra nei libri di storia come il più giovane di sempre a segnare così tanti tiri da 3 in una partita; mostra qui gran parte del suo repertorio: step back, tripla da notevole distanza, dal palleggio, dall’angolo, libero, con la mano del difensore in faccia.
0,6…0,5…0,4…0,3…SPLASH!
Albert Einstein diceva “Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando”; quindi quanto valgono 0.6 secondi per Luka Dončić? Valgono un canestro pazzesco che pareggia una partita, valgono l’esultanza dei suoi compagni, lo sgomento degli avversari e lo shock di pubblico e commentatori.
A 0.6 secondi dalla fine della partita il suo compagno Brunson gli lancia un perfetto passaggio nell’angolo, Dončić si libera del marcatore, neanche il tempo di prendere il pallone che è di nuovo fuori dalle sue mani con una parabola altissima ma perfetta, che fa sì che la palla entri nel canestro.
MY NAME IS CLUTCH, LUKA CLUTCH
L’età anagrafica pare suggerire che in campo Luka Dončić dovrebbe essere trascinato dai veterani, ma per lo sloveno l’età è solo un numero;
quello che importa è il suo IQ, i suoi nervi d’acciaio e la straordinaria capacità di non mollare mai, neanche quando si è sotto di 8 punti e mancano 3:02 al suono della sirena finale.
Sono giocate come queste che fanno capire che Wonder Boy è un vincente, perché solo un vincente può, dopo una partita opaca, caricarsi sulle giovani ma forti spalle la sua intera squadra e portarla oltre il traguardo.
Punteggio sul 102 – 94; Barnes penetra, scarica la palla fuori a Matthews che la passa a Dončić per una comoda tripla dall’angolo.
Siamo sul 102 a 97;
Brunson rimette la palla per lo sloveno, Dončić sembra sfruttare il blocco di Jordan, ma in realtà questo serve solo a forzare il cambio difensivo per ritrovarsi Capela come marcatore: un paio di palleggi, palla tra le gambe e tripla in step back per il -2.
Il tabellone recita 102 – 100; la palla, insieme all’inerzia della partita, è in mano a Wonder Boy che prima sembra voler andare a destra poi decide di entrare in area portandosi dietro il suo difensore, che però non ha la stessa velocità nel decelerare di Dončić, e boom: canestro che porta le due squadre alla parità.
Siamo quindi sul 102 pari; palla in mano a Barnes che in qualche modo riesce a consegnarla a Dončić, stessa situazione di due possessi fa con cambio di marcatura con Capela che finisce sullo sloveno. Finta di penetrazione, step back e il resto è più scontato del finale di una fiaba: Dallas vince sulle ali del 19enne.
In circa 40 partite il fenomeno sloveno ha accumulato una discreta quantità e qualità di highlights che non possono fare a meno di farci pregustare cosa potremo vedere quando di partite non saranno 40, ma 400, 4000 e così via, fino alla fine della carriera.
E’ proprio grazie a queste giocate che Wonder Boy ha raggiunto 2,220,077 voti per partecipare allo All-Star Game, numeri pazzeschi se si considera che in tutta la Western Conference è secondo solo a LeBron James e quarto nell’intera lega.
Welcome the future indeed.

Si dice che chi non sa fare insegna, io non so giocare a pallacanestro quindi ci scrivo su!