Wrestle-Italy: un viaggio nel wrestling italiano

In un periodo storico così particolare, il mondo dello sport ha fronteggiato un periodo di riflessione, di rilancio, di auto-analisi. Ci sono discipline che ne sono usciti indenni, attività che hanno rimodulato il proprio calendario per farsi strada tra bolle e stop forzati. Ci sono poi movimenti che invece da questa pandemia stanno provando a prendere slancio per mettersi finalmente in luce. In questa fase si trova il wrestling italiano.

Cosa ne è stato del wrestling dopo Eddie Guerrero e Chris Benoit

La popolarità del wrestling in Italia si divide in due tronconi: c’è chi ricorda il catch commentato da Tony Fusaro con Antonio Inoki e lo associa a Naoto Date, l’Uomo Tigre (a proposito, sappiate che esiste davvero e siamo al sesto erede della maschera) e la WCW di Sting e Hulk Hogan. Chi invece si è avvicinato al quadrato grazie alla FU di John Cena, alla 619 di Rey Mysterio, al Viva La Raza di Eddie Guerrero (preparate i fazzoletti per cliccare sul link!) e alla Crippler Crossface di Chris Benoit. Questi ultimi due sono stati i nomi più chiacchierati della generazione ’00: entrambi non ci sono più, per circostanze differenti e questo non è il luogo per entrarne nel merito.

L’inizio di mattinate, pomeriggi e serate su Italia 1 per gli appassionati di wrestling: correva l’anno 2003

Con un colpo di spugna, il wrestling in Italia è relegato alle pay tv e perde pian piano peso in palinsesto. Timidi tentativi si registreranno in orari particolari su alcuni canali in chiaro prima di arrivare alla situazione attuale: la WWE in chiaro e la AEW su pay tv. Nel frattempo sono cambiate tante, troppe cose: Rey Mysterio è inveccchiato (oggi combatte al fianco del figlio Dominik, lo stesso che si ‘contendeva’ con Eddie Guerrero), John Cena è tornato da poco dopo oltre un anno nei programmi WWE e The Undertaker si è ritirato.

Ci siamo dunque concentrati sulla scena più in voga al mondo, quella americana: sappiate, però, che esiste una scena italiana pronta ad esplodere. Dove? Online.

Kickin’ pandemy’s ass

In principio c’era la Italian Championship Wrestling, la federazione guidata da Mr. Excellent Emilio Bernocchi che da poco ha soffiato le venti candeline. Oggi l’Italia è costellata di tante realtà: la Rising Sun, il Bologna Wrestling Team, la Total Combat Wrestling, la Italian Wrestling Association, la neonata Crossover Wrestling, la Milan Wrestling Federation, la Mayhem Wrestling, la Scuola Italiana Wrestling. Realtà di cui parleremo pian piano, nel corso di questo viaggio, cercando di assicurare a tutte la visibilità e lo spazio che merita un progetto. (Ringraziamo per la segnalazione Thierry “Tsunami” Gerbore).

Almeno fino al marzo del 2020, il movimento italiano era fatto di show in svariate parti d’Italia. Ci sono show allestiti con wrestler internazionali e una cornice invidiabile (come War of The Worlds III in cui ha lottato anche il wrestler di NXT UK Joseph Conners e la wrestler Jennacide della National Wrestling Alliance), show con wrestler blasonati (come quelli allestiti in questi anni da Wrestling Megastars con Rob Van Dam, Chris Masters, Ultimo Dragon e Tajiri sfidati dall’italiano Red Scorpion) e altri show che invece pur essendo one-shot hanno l’ambizione di voler diffondere in Italia la cultura di una disciplina e il desiderio di non essere più etichettati come ‘improvvisati’ o ‘quelli che imitano quelli veri’. Una volta tagliata fuori la possibilità di poter fare show dal vivo, tanti appassionati hanno iniziato a migrare su altre attività.

C’è chi ci ha creduto e ha provato – con risultati alterni – a potare l’emozione di uno show dal vivo su Internet. Sfruttando piattaforme come YouTube o Twitch, utilizzando strumenti di prim’ordine o meno blasonati, con un obiettivo comune: mostrare che il wrestling made in Italy esiste. Di esempi ne citeremo due in particolare: il progetto “Support Italian Wrestling” di Nico Inverardi e la nascita del primo Training Center dedicato al pro wrestling e aperto a tutti gli atleti italiani e internazionali creato e gestito da Alex Flash, l’head coach italiano della Scuola Italiana Wrestling.

Da wrestler ‘migranti’ a talenti coltivati e mostrati in casa: Italia officina di talenti

Prepararsi fisicamente e mentalmente ad una disciplina così totalizzante ed eclettica come il wrestling non è semplice. Lo studio è continuo, coinvolge molti aspetti ed è in continuo mutamento. Chi decide di far wrestling, a tutte le latitudini, si ritrova a dover cambiare le proprie abitudini alimentari, di allenamento e abitudini sociali. Di fatto aprendo gli occhi e osservando con ancor più attenzione ciò che accade. Questo perché il wrestling di oggi si nutre di storie reali elevandole al massimo: il buono, il cattivo, l’angheria, il riscatto e così via. Negli anni in cui il wrestling italiano zoppicava non sono pochi i talenti che hanno scommesso su loro stessi per crearsi un futuro nel business. Tra i vari esempi che ci fornisce il panorama citiamo ad esempio il romano Karim Brigante (sulla sua avventura nel wrestling ne è stato fatto un film che vi consigliamo, “Wrestlove” distribuito anche su Amazon Prime), tra gli allievi della leggenda WWE Harley Race, ma la lista è davvero lunga.

Dagli Stati Uniti al Giappone: a portare in alto la bandiera italiana è Francesco “Akira” Begnini, vincitore (e primo europeo nell’aver centrato questo traguardo) dell’AJPW Junior Heavyweight Championship. Senza contare gli stint in Gran Bretagna, USA e in Germania di Laura Di Matteo, Luca De’ Pazzi, Aivil, Nico Inverardi e Mirko Mori (di questi due spaccaossa parleremo tra poco). O ancora le tante incursioni all’estero di Fabio Ferrari, Red Scorpion (da poco campione italiano per la sesta volta, stavolta in WIVA Wrestling), VP Dozer, Lyon, Miss Monica, “Sangre Latino” Rafael Flores, Queen Maya, Flavio Augusto… Per non parlare dei “nuovi” nomi della disciplina come “Il Leone di Roma” Adriano, “The Evil Genius” Ivan Blake, Max Peach, Matt Disaster, Vertigo, Emily Ramirez, “L’Anima Libera” Pan... Insomma, il wrestling italiano di talenti ne distribuisce a destra e manca. E in Italia?

Ad aver risposto a questa domanda puntando sulla preparazione e sull’importanza della cura dei talenti made in Italy è stato “Rombo di Tuono” Tempesta, con i fatti: dopo aver portato il wrestling anche nel Centro Italia affiancato dal “Vegan Warrior” Stryke Hellwig, ha creato una mentalità facendo germogliare altri talenti.

Scuola Italiana Wrestling: la visione fatta realtà di “The Coach” Alex Flash

Ad aver alzato il livello, però, è stato proprio uno degli allievi di Tempesta: è l’attuale Campione Italiano della SIW, “The Coach” Alex Flash. Classe 1990, metà dei suoi anni passati su un ring: mentre apprende, Flash trasmette. Non insegna, fa da coach. Non solo lezioni o seminari, ma rispondendo a uno dei bisogni del wrestling con i fatti: la mancanza di un luogo ad hoc per praticare. Così è nato il Training Center SIW di Cascina, tra un mondo che gira più lento causa pandemia e un numero sempre crescente di lottatori intenzionati a prendere parte a uno dei due show proposti dalla federazione.

Già, show: Tuesday Night System e Occhio del Coach. Non più show nati e finiti in una sera, ma serialità: insomma, il fatto cambia e non poco. La piattaforma scelta per il progetto è Twitch, la grande T viola che ha accompagnato la quarantena di tanti, magari anche la tua.

La parola “Sistema” non sembra essere casuale: l’idea è quella di costruire una realtà che non sia più un dispenser di talenti, ma un punto di riferimento per il panorama europeo, in cui una grande federazione italiana manca, e da troppo tempo se ne sente il bisogno. Il secondo invece è un talent sul wrestling: debuttanti delle academy SIW e di altre realtà si sfidano sotto gli occhi del Coach proprio per farsi conoscere da addetti ai lavori e dalla community. La stessa community che sta vivendo tante ‘prime volte’: proprio in queste settimane ha visto la luce il primo cinematic match della storia del wrestling italiano, quello disputato tra The Big Bluenony” Nick Wave e Killer Mask.

Venti minuti di cinematic: armatevi di cuffie!

I numeri per ora sorridono al progetto e le restrizioni per il ritorno del pubblico sono più elastiche. Alcune federazioni hanno già ricominciato a riprendere il proprio posto sul ring e nei vari eventi estivi, Per ora, però, non si può dire altro. Quella sarà la terza fase del rilancio del wrestling italiano.

Support Italian Wrestling: dare un viso e un nome al wrestling made in Italy

Immaginate di aver percorso chilometri, preso aerei, aver passato ore in viaggio. Arrivate carichi con la vostra voglia di dare il massimo, con la concentrazione a mille e chissà quanti pensieri per la testa. Siete convocati ad un evento: il vostro avversario ha però saputo che siete italiani e decide di dare forfait con un infortunio dell’ultimo minuto. Non è una fandom e non è nemmeno una forzatura letteraria: è quel che è successo a Nico Inverardi, un wrestler italiano più che promettente di Brescia. Nico non si è abbattuto, si è adattato alla situazione ed è salito sul ring. Ha preso lo show tra le mani per la gioia del promoter e fatto il suo lavoro. Il giorno dopo il suo ‘avversario’ – che logicamente non era infortunato – si è addirittura complimentato nel backstage. Quella vissuta da Nico non è antipatia: è classismo applicato al wrestling.

Sono italiani, cosa vuoi che sappiano fare?

Questo è l’episodio che Nico ha indicato come l’inizio del progetto “Support Italian Wrestling“, nel quale è supportato al 100% da Mirko Mori, con il quale da decenni condivide ring, esperienze e da qualche settimana anche un titolo di campioni di coppia in SIW. Mori con la sua esperienza in Progress (federazione inglese con un forte legame con la WWE) ha riscontrato un clima simile: quasi di stupore, come se gli italiani fossero qualcosa di raro nel movimento. Pensare che proprio un italiano viene spesso ricordato come un capostipite del wrestling: parlo di Bruno Sammartino. Da quel giorno, Inverardi & Mori – i Brixia Bone Breakers – hanno lanciato un brand: Support Italian Wrestling. L’idea non è mai stata quella di capitalizzare su uno slogan, ma quello di unire fan, wrestler e addetti ai lavori sotto un’unica idea. Quale? Supportare il wrestling italiano indossandolo nella vita di tutti i giorni, magari quando a suon di suplex vorremmo farci strada nel traffico.

La nascita di Support Italian Wrestling raccontata dai BBB a One Shot, uno dei talk show a tema wrestling su Twitch

Il materiale è a pagamento, ovviamente non si sostiene da solo: tuttavia per supportare una causa, è un prezzo che si paga volentieri. I due, inoltre, con un canale YouTube hanno iniziato a raccontare il wrestling italiano parlando proprio con tanti dei wrestler che abbiamo già citato.

Il wrestling made in Italy si racconta, si indossa, si studia, si vive. Una rivoluzione che passa da queste storie e che può diventare un capitolo nuovo da scrivere. Basta solo farlo nella maniera più giusta e professionale possibile. Da quel divano da cui in tanti hanno osservato le evoluzioni di Eddie Guerrero oggi ci si può alzare e provare a vivere un sogno… tutto italiano.

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