Non importa quanto i suoi pensieri siano condivisibili o meno. Il fatto è che quando Zlatan Ibrahimovic apre bocca, non è mai per esternare banalità.
Vittima del personaggio a tratti anche noioso e ripetitivo, ma allo stesso tempo unico, iconico e forse tra i più coerenti nel mondo del calcio degli ultimi 10-15 anni (talmente coerente da rimanere fedele anche agli insuccessi in Champions League, unica falla nel sistema dello svedese).
“Volevate Zlatan, vi ho dato Zlatan. Prego. La storia continua…Ora tornate pure a guardare il baseball”.
Zlatan Ibrahimovic nell’annuncio di addio ai LA Galaxy
Non esente da dubbi e critiche nel lungo percorso della sua carriera, ci siamo soffermati all’interno de “Il Divano di Crampi” proprio su questo dubbio amletico: Ibra ci ha concedato con la sua solita spacconata o la MLS sarà destinata davvero al declino mediatico dopo il suo addio?
“Se resto, è un bene per questo movimento. Se vado via, nessuno ricorderà cos’è la MLS”
Sempre lui, il divino Zlatan
Ecco le rispsote della community.
“Credo che Ibrahimovic sia stata la coperta di linus con cui la Mls abbia voluto mascherare per anni falle non in quanto a organizzazione e a possibilità di pushare il prodotto, ma vere e proprie falle qualitative sul prodotto offerto. il soccer continua a offrire un prodotto di scarso spessore e appeal per qualsiasi appassionato del globo.
Pur nella solita megalomania, Ibra sottolinea magari involontariamente il punto focale che separa il calcio americano dal corrispettivo europeo: il far la differenza di un calciatore di 38 anni, sinceramente immarcabile (53 gol in 55 partite)”.
Sebastiano Bucci

“Lo sport negli USA ha bisogno di personaggi quanto di persone. Kawhi Leonard sta cercando disperatamente di monetizzare sul suo essere uno che fondamentalmente gioca a pallacanestro e si fa gli affari suoi; Tim Duncan è uno dei più grandi di sempre e non è conosciuto da nessuno che non segua la pallacanestro perché non gli è mai interessata la fama o il contorno dello sport professionistico (l’opposto di Shaq, che infatti ha un nickname più noto del suo cognome ed è conosciuto anche da chi non ha mai visto una partita di basket in vita sua).
Ibrahimovic in MLS svolgeva questo ruolo alla perfezione. Avrà anche vinto quanto me (ha anche 38 anni, cosa di cui tendiamo a dimenticarci), ma ha dato ai giornali europei motivi per scrivere di MLS anche quando non ce n’era mezzo (da un punto di vista tecnico, praticamente sempre). Senza di lui nella MLS restano giocatori anche decenti, ma nessun personaggio”.
Paolo Vargiu
“Ormai, come tutti i giocatori di Raiola, è un marchio che si vende alle società sportive che vogliono usarlo come tale. Non è un caso che sia accostato al Napoli visti i propositi di De Laurentis.
La MLS sta migliorando come livello, il problema a mio parere è che si sta creando una forbice tra alcune franchigie (Atlanta, Seattle, Toronto, le due di LA e le due di NY) ed il resto della Lega, cosa che non esiste nelle altre leghe americane, per questo motivo stanno cercando di buttare dentro altre città come Miami in modo da avere più contenders. Ibra in MLS ha fatto tanti goal, ma i Galaxy hanno perso appeal anche all’interno di Los Angeles visto che sono stati surclassati da il LAFC, per cui il progetto Ibra Galaxy temo sia fallito”.
Nicola Lozupone

“Ma chi continua con la storia del “è uno spaccone che in realtà non ha conquistato nulla” veramente non ha ancora capito il personaggio? Ibra è diventato, negli anni, un personaggio mediatico importante, ad un livello probabilmente superiore a quello che ha raggiunto come sportivo.
È una macchina da soldi, sostanzialmente si sta assicurando un futuro più che roseo anche una volta appesi gli scarpini. Fa tutto parte della strategia, si sta pagando la pensione insomma.
Tutto questo ovviamente senza intaccare il grande calciatore che è, di cui sono discretamente innamorato”.
Mattia Soddu
“Lo amo ma ormai é veramente la caricatura di sé stesso”.
Tommaso Emiliani
“Esprimo un concetto molto basico concetto che sicuramente è già stato espresso tante volte: gli USA hanno un bacino talmente vasto che è normale che gli imprenditori stiano tentando di fare breccia nei cuori degli americani ( soprattutto di origine ispanica europea africana e asiatica nonché araba ) e stanno tentando una strada. Strada che diventa più facile con calciatori di forte richiamo allettati da guadagni alti .
Se questo contribuisce alla crescita del movimento ben venga. E molto più difficile in un paese dove hanno almeno 4 discipline che fanno piazza pulita di appassionati . Sportivamente parlando e un bene per noi europei. Se un paese così grande e con le risorse economiche sviluppate eccellesse nel calcio , saremmo a secco di trofei per tanti tanti anni”.
Stefano Speranza
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Lo sport raccontato dal divano, Zidane e Rodman a cena dal Professor Heidegger.